Opinioni
La curiosità è l’anima di Altreconomia
Chiedersi sempre “perché” è -per chi fa giornalismo- un gesto di responsabilità: nei confronti del lettore e di fronte a quel che accade nel mondo. Nella nuova veste grafica, continueremo a porci domande, anche per voi, come facciamo dal 1999
La curiosità è una delle anime di questa rivista. Chi la scrive e chi la legge ne è consapevole: la domanda “perché?” -nelle sue infinite varianti- è in un certo senso ben più importante dell’eventuale risposta. Quest’anno ricorrono i settanta anni dalla morte della scrittrice statunitense Gertrude Stein: la sua opera fu sempre dedicata alla strenua difesa della libertà e dei diritti (era dichiaratamente omosessuale e il suo capolavoro è sulla vita della compagna Alice Toklas). Si racconta che sul letto di morte abbia a un tratto sollevato la testa, chiedendo: “Qual è la risposta?”. Poiché nessuno parlava, pare abbia sorriso e aggiunto: “Diciamo allora: qual è la domanda?”. Il fatto stesso di pronunciare la parola “perché” dischiude numerose possibilità, libera da preconcetti e sollecita “infiniti, fruttuosi dubbi: ‘perché?’, come intuiscono i bambini, è una domanda che colloca implicitamente il nostro obiettivo al di là dell’orizzonte” , ha scritto Alberto Manguel (da giovane “lettore” per Borges, ormai cieco).
Non l’abbiamo fatto da soli: la nuova Altreconomia è frutto di un lungo percorso di confronto, che ha coinvolto redazione, consiglio di amministrazione, soci, lettori, i nostri venditori di strada e il gruppo di professionisti che ha compreso la nostra storia e l’ha tradotta in forma grafica. Da questo processo sono scaturite una serie di riflessioni, una sorta di nuovo “manifesto” del nostro giornale, che ha confermato il senso (il “perché”) del nostro lavoro: capire il mondo, il sistema economico, raccontare quel che non funziona, e le alternative. Nella convinzione che se si vogliono ottenere risultati duraturi, deve esserci coerenza tra metodi e obiettivi, esattamente come in democrazia si deve tenere conto anche di posizioni che consideriamo assurde, sbagliate o -paradossalmente- antidemocratiche. E ben sapendo che la capacità di immaginare le alternative è un prerequisito profondamente minato dalla mancanza di sicurezza del presente.
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