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La cancellazione del debito a cinque anni dal Giubileo

Tempo di bilanci in tema di debito estero. Cinque anni fa, in occasione del Giubileo, una vasta campagna internazionale, Jubilee2000 (in Italia più nota come Sdebitarsi), era riuscita a focalizzare l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale sul grave problema del debito estero dei paesi più poveri.
Un debito estero che in alcuni casi è un vero e proprio macigno che grava sulle economie di paesi africani, asiatici e latinoamericani precludendo qualsiasi ipotesi realistica di sviluppo. In Italia, inoltre, la Chiesa cattolica aveva lanciato una “Campagna per la riduzione del debito estero dei paesi più poveri”, con l'obiettivo specifico di permettere la cancellazione del debito che Zambia e Guinea avevano nei confronti del nostro Paese.
A distanza di cinque anni, che cosa è rimasto di quella vasta mobilitazione?

Recentemente è stato presentato il Rapporto sul debito estero 2000-2005. Impegni di giustizia, realizzato dalla Fondazione Giustizia e Solidarietà.
Dal Rapporto emerge che poco o nulla è stato offerto dalle istituzioni internazionali ai cosiddetti paesi a medio reddito pro-capite, come l’area latinoamericana o quella del Sud Est asiatico, e nulla si è fatto per i paesi a basso reddito che secondo la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale hanno un debito sostenibile.
L’azione internazionale si è invece concentrata su una quarantina di Paesi a basso reddito, circa la metà del totale, localizzati soprattutto in Africa, che hanno un debito che i parametri usati dalla Banca e dal Fondo giudicano insostenibile. Per questi Paesi è stata avviata l'iniziativa internazionale HIPC (Heavily Indebted Poor Countries).
Il principio di fondo è che oggi i governi dei Paesi indebitati, per poter accedere a riduzioni del debito e a nuovi finanziamenti, devono elaborare un “programma strategico di riduzione della povertà” (PRSP) che contenga per il triennio successivo la propria programmazione economica e sociale e l’indicazione di quanto ci si avvicinerà agli “obbiettivi del millennio” introdotti dalle Nazioni Unite nel 2000. 
Il PRSP per essere accettato deve comportare un aumento della spesa sociale e, soprattutto, mostrare di essere frutto di un percorso partecipato dalle diverse realtà della società civile locale.
Secondo gli estensori del rapporto, si tratta di un passo in avanti importante. Nel passato, infatti, le istituzioni internazionali imponevano invece i Piani di aggiustamento strutturali, che mirano solo a sanare i bilanci statali senza tener conto dei costi sociali conseguenti.
Il passaggio dagli aggiustamenti strutturali al PRSP rappresenta, dunque, un cambiamento molto importante. Questo nuovo approccio è frutto anche della campagna internazionale durante l'anno giubilare.
 
Questo invece l'esito della Campagna promossa dalla Chiesa italiana. Il debito di Zambia (25 milioni di euro) e Guinea (15 milioni di euro) verso l'Italia è stato cancellato, grazie anche alla legge 209/2000, una delle più avanzate tra quelle dei paesi creditori, che cancella in modo totale il debito dovuto dai paesi debitori e accoglie il principio della conversione, cioè della cancellazione vincolata all’uso delle risorse così liberate per finanziare la lotta alla povertà, nel quadro dei PRSP.
In Guinea è stato, inoltre, creato il FOGUIRED, un fondo finanziato dal governo locale, che utilizza il denaro proveniente dalla cancellazione del debito, e dalla Fondazione Giustizia e Solidarietà (l’organismo promosso dalla Cei per dare continuità alla Campagna Ecclesiale) che alimenta il fondo con il ricavato dalla colletta effettuata in tutta Italia durante il Giubileo. Ad oggi sono stati spesi 2 milioni di euro, per un totale di 117 progetti di sviluppo.
Diversa è invece la situazione in Zambia. Dopo la cancellazione del debito, Italia e Zambia non hanno compiuto altri passi affinché le risorse così liberate potessero essere usate per progetti di sviluppo. Di fronte allo stallo diplomatico fra i due paesi, la Fondazione Giustizia e Solidarietà ha deciso, nel febbraio scorso, di dar vita ad un Fondo autonomo nel quale confluiranno parte dei soldi raccolti durante la Campagna Giubilare. Il Fondo sarà gestito insieme alla Chiesa zambiana e ad alcune ong locali e sarà indirizzato soprattutto verso progetti a favori di piccoli contadini.

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