Opinioni
Istituzioni da rigenerare: un antidoto alla peste
Per proteggere l’umanità e dare impulso a un futuro comune, "l’Europa deve ripartire non dalla competitività e dalla ‘crescita’, che di fatto è solo l’arricchimento ulteriore degli oligarchi, ma dalla democrazia, rovesciando le priorità volute dal liberismo". Il commento di Roberto Mancini
“È appena credibile, ma pare proprio che sia la peste”. Così afferma un personaggio de La peste di Albert Camus. Di questo bisognerebbe accorgersi oggi. Il liberismo globale infatti si è diffuso e opera come il contagio narrato in quel romanzo. È il batterio di una logica che s’impadronisce di menti, corpi e istituzioni, imprigionando tutti nella coazione a competere per sopravvivere. Come nel mitico stato di natura originario. Come se l’intero corso della civiltà umana sulla terra fosse stato invano. Per effetto del contagio ognuno viene incapsulato nell’isolamento, separato dagli altri. I popoli sono ridotti a “popolazioni” senza soggettività storica. Oltre al ritorno della miseria di massa e alla precarizzazione che getta tutti, tranne pochi privilegiati, nell’angoscia, abbiamo perso la libertà di occuparci delle cose essenziali della vita. Trascuriamo persone e relazioni, conoscenza e saggezza, arte e bellezza, sentimenti e passioni, solidarietà e amicizia, gioia e amore, partecipazione alla vita comune e senso dell’esistenza. Riusciamo, giustamente, a fare la raccolta differenziata dei rifiuti, ma nessuno accoglie le nostre vite, molte delle quali sono vite alla deriva.
L’antidoto per poter guarire -e non possiamo che guarire insieme- sta nel rigenerare le istituzioni della società: da quelle prossime (famiglia, scuola, enti locali, comunità religiose, imprese e istituti di credito radicati nei territori) a quelle nazionali, continentali e mondiali. La rete delle istituzioni è la struttura sociale fondamentale che dovrebbe proteggere l’umanità e dare impulso al futuro comune. Ma oggi le istituzioni globali sono per lo più nocive (la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale, l’Organizzazione mondiale del commercio, la Nato e, purtroppo, questa Unione europea ridotta a zelante funzionaria dei mercati) oppure paralizzate (l’Onu).
I governi delle nazioni non pensano minimamente di impegnarsi a realizzare l’unico antidoto possibile: una conferenza mondiale dotata di effettiva esecutività per definire un quadro di regole che, riorientando il mercato e sconfiggendo le oligarchie finanziarie, sostituisca il capitalismo con i criteri della democrazia economica. A loro volta le grandi religioni del mondo dovrebbero sollevarsi a difesa della dignità umana e diffondere la rivolta culturale nonviolenta contro la Peste, il che già toglierebbe al contagio il suo terreno di coltura. Ma spesso restano silenti, se non complici. L’azione di papa Francesco è in questo senso una felice eccezione, ma da sola non basta.
Occorre, allora, operare per la rinascita di tutte le istituzioni comunitarie, sia di quelle locali, sia di quelle europee. In primo luogo dobbiamo creare spazi sociali extraterritoriali al capitalismo, spazi di attuazione quotidiana della dignità umana nelle comunità in cui viviamo. Bisogna provvedere alla rigenerazione delle istituzioni di prossimità, facendo in modo che ripudino la logica del liberismo e adottino la logica del solidarismo. Tale opera di per sé non è risolutiva, ma resta indispensabile e preziosa perché se il contagio viene spezzato in molti punti del tessuto sociale, il sistema non può funzionare. In secondo luogo si tratta di restituire vitalità democratica alle istituzioni comunitarie in senso continentale. L’Europa deve ripartire non dalla competitività e dalla “crescita”, che di fatto è solo l’arricchimento ulteriore degli oligarchi, ma dalla democrazia, rovesciando le priorità volute dal liberismo. Bisogna stabilizzare e tutelare il lavoro, rilocalizzare le imprese, rilanciare il modello sociale europeo dei servizi al cittadino, tagliare spese militari e privilegi, tassare rendite e finanza, rilanciare il credito bancario per l’economia reale, investire nella creazione di veri e stabili posti di lavoro, sviluppare un’economia di cura del mondo naturale, varare un grande piano per innalzare la qualità educativa della scuola nonché il valore civile e sociale della ricerca scientifica. Perciò tra le azioni per giungere alla guarigione dalla Peste, oltre a quelle più dirette, c’è l’attività di informarsi per scegliere con saggezza quale sia il progetto a cui intendiamo dare forza alle prossime elezioni per il Parlamento europeo.
La rigenerazione delle istituzioni comunitarie è realizzabile a condizione di smettere di assorbire la logica della Peste. Si tratta di uscire dall’isolamento associandosi per costruire una soluzione comune ai problemi comuni.
Solo per questa via potremo promuovere la transizione storica dalla disumana società di mercato alla società della dignità e della giustizia. —