Istantanee dal Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre
Scelgo due avvenimenti tra le migliaia di incontri, seminari, convegni che si sono svolti a Porto Alegre, per tentare una breve lettura, poco più che uno scatto fotografico, del V Forum sociale mondiale che si è svolto nella città brasiliana (26-31 gennaio 2005).
Due occasioni, una enorme, l'altra minuscola.
di Miriam Giovanzana
La prima è stato il lancio della campagna internazionale contro la povertà che si è svolto nel palazzetto dello sport di Porto Alegre.
È uno dei tentativi di rilanciare gli “obiettivi del millennio” dell'Onu (http://www.millenniumcampaign.it): otto obiettivi che capi di Stato e di governo in ogni occasione importante s'impegnano a raggiungere (dimezzamento del numero di chi muore di fame entro il 2015, estensione dei diritti e della salute agli immiseriti della terra…) ma intanto iltempo passa e 840 milioni di persone continuano a patire la fame, più che cinque anni fa.
Qui a Porto Alegre si coglie che sarà uno dei temi dei movimenti che ci accompagnerà in questi mesi, bandiera e richiesta per il G8 di giugno, l'Assemblea generale dell'Onu in settembre, il vertice dell'Organizzazione mondiale del commercio in dicembre. Ultime occasioni per prendere sul serio la data del 2015. Cosí quello del Gigantinho, con 12 mila persone dentro, migliaia all'esterno, diventa probabilmente l'avvenimento più affollato e pretenzioso di questo forum se si esclude la marcia che l'ha aperto (200 mila persone, molte di più che in passato). Ma probabilmente non il più significativo.
Il Forum sociale infatti è fatto anche di centinaia di incontri minuscoli. Come quello che alcune organizzazioni non governative boliviane organizzano di lì a qualche giorno: semplicemente per chiedere giustizia su uno degli ultimi massacri dell'ex presidente Gonzalo Sánchez de Lozada, ora “rifugiato” negli Stati Uniti. (Per info: www.econoticiasbolivia.com oppure http://www.globalradio.it/article.php3?id_article=834 (in italiano).
Tra l'11 e il 12 ottobre 2003, 67 persone tra le quali molte donne e bambini, sono state massacrata dalla polizia nella città boliviana di El Alto. Manifestavano, insieme a migliaia di altre, contro il piano del governo per l'esportazione del gas naturale: l'accusa era, ancora una volta, di svendere agli StatiUniti e alle multinazionali straniere le ricchezze del Paese. Fu l'apice delle proteste e degli scontri. Gonzalo Sánchez fu costretto a fuggire all'estero e a lasciare il potere nelle mani del suo vice.
Ora a Porto Alegre, alcune ong boliviane chiedono il sostegno della comunità internazionale perchè sulmassacro sia fatta giustizia e non cali il silenzio.
In Bolivia si sta giocando anche il futuro del Paese su una nuova legge che potrebbe riguardare la ri-nazionalizzazione del petrolio e del gas naturale; con i proventi della lavorazione del gas e dalla sua vendita, si potrebbero migliorare le condizioni di vita di contadini, indigeni e delle fasce più povere della popolazione (che in Bolivia sono 5,3 milioni su 8 milioni di abitanti). Ma appunto, è in gioco anche che sia fatta giustizia su un massacro. Uno dei tanti.
Ma “i diritti di uno sono i diritti di tutti”, si ripete a Porto Alegre, alla ricerca di una prassi che renda le parole qualcosa piú degli slogan. Ed è questo che, almeno in parte, avviene.
Dentro il Giganthino il presidente del Brasile, Luiz Ignacio Lula da Silva, è nervoso, e così il suo partito, il Partito dei lavoratori. È al governo da due anni, primo governo di sinistrain un Paese che veniva da decenni di oligarchia economica e dittatura, ma non ha la maggioranza parlamentare e non è ancora riuscito a mettere mano alle riforme strutturali del Paese, in primis quella agraria. “Presente e attivo nelle politiche sociali, con il freno a mano tirato nelle politiche economiche” lo definiscono anche gli amici più stretti e fedeli.
Qui Lula, leader del Partito dei lavoratori (Pt), che definisce se stesso come “figlio del Forum”, gioca la sua partita più difficile: sostenere, questa volta dalla parte di chi governa, il confronto con i movimenti sociali brasiliani e mondiali e le loro richieste di giustizia, riforme, pace.
Decide di farlo su un terreno che indubbiamente gli è caro, quello appunto della lotta alla povertà che è, insieme a quello dei diritti, il filo rosso del Forum. E dopo poche ore lo fa anche a Davos, davanti al gotha delle mutinazionali riunito tradizionalmente in quel Forum economico mondiale per contrastare il quale è nato il Forum sociale di Porto Alegre: uno nel Nord del mondo, l'altro nel Sud, uno esclusivo l'altro quanto di più partecipato e vasto si possa immaginare.
Uno dove i protagonisti sono i ricchi e i potenti del mondo, l'altro “istruito” dai poveri e gli esclusi del mondo.Lula ha ripetuto le stesse cose a Davos e a Porto Alegre. Ma a Davos ha raccolto consensi unanimi, e a Porto Alegre anche qualche fischio.Così vanno le cose: il Forum sociale mette spettacolarmente al centro il tema della lotta alla povertà, e così i Bill Gates di Davos. Ma questa è la copertina: può scaldare il cuore in qualche caso, ma ormai è chiaro che ci si confronta sugli strumenti per risolvere il problema, sulle politiche, sulle priorità.
Miriam Giovanzana