In Sud America il mutuo aiuto fa l’acqua pubblica
La risposta “in pratica” alla privatizzazione dei servizi idrici (acquedotto e fognature) è un accordo di cooperazione tecnica come quello firmato dall’argentina Aguas Bonaerenses (Absa), l’azienda pubblica della provincia di Buenos Aires, e la peruviana Sedam -anche essa pubblica, della provincia di Huancayo-. Le due aziende hanno firmato una public-public partership: Absa, che esce da una privatizzazione fallita negli anni Novanta (il “privato” era Azurix, una controllata di Enron) e oggi è gestita da una cooperativa di lavoratori, la “5 de Septiembre”, mette il proprio know-how a disposizione della compagnia peruviana. Senza scopo di lucro.
di Luca Martinelli
Sedam serve circa 225 mila persone in 6 distretti della provincia di Huancayo. L’acquedotto copre il 62 per cento della popolazione. Le fognature il 57 per cento. Le perdite delle tubature arrivano al 50 per cento , perché quasi la metà delle reti hanno più di quarant’anni. Il servizio non è continuo -tra 6 e 18 ore al giorno- soprattutto a causa della mancanza delle infrastrutture necessarie a immagazzinare l’acqua.
L’impegno di Absa -spiega Luis Padron, manager della “5 de Septiembre”, intervistato da Abel Estaban del Corporate Europe Observatory (CEO)- è iniziato con una diagnosi della situazione, realizzato insieme alla controparte peruviana, per individuare i progetti prioritari, ed “è volto a favorire l’aumento della produzione [di acqua potabile], la capacità di stoccaggio e di trattamento dei fanghi. In cambio, Absa guadagnerà in esperienza che potrà essere utilizzata in interventi simili in Argentina, dove la compagnia è coinvolta in altre attività di cooperazione tecnica”.
L’obiettivo principale del progetto, però, è quello di bloccare il piano per la privatizzazione di Sedam, una lotta portata avanti da anni da cittadini e lavoratori della provincia di Huancayo. “È durante questo processo -continua Padron- che i lavoratori dell’acqua iscritti al sindacato locale Sutapah e alla federazione nazionale Fentap ha creato forti legami con Sosba, il sindacato dei lavoratori dell’acqua di Buenos Aires”, quello che ha dato vita alla cooperativa “5 de Septiembre”.
La public-public partnership, cioè, è stata l’evoluzione naturale di questo processo, una volta che Absa ha deciso, dopo aver raggiunto un adeguato livello del servizio nella provincia di Buenos Aires, di offrire assistenza tecnica ad altre aziende. La differenza fondamentale con l’altra partnership, quella tra pubblico e privato, sono i profitti: “Quando c’è di mezzo il capitale privato -spiega Padron- le risorse ‘fuggono’ dal servizio locale. I guadagni non verranno reinvestiti per migliorare la rete o migliorare la qualità del servizio…”.
Per dar gambe all’accordo, adesso diventa obbligatorio poter accedere ai finanziamenti, e questo si scontra -spesso- con le famose “condizionalità” imposte dalla Banca mondiale e dalle altre istituzioni finanziarie internazionale, come la banche regionali per lo sviluppo (ossia l’invito a privatizzare).
Luis Padron mostra fiducia nello sviluppo dell’iniziativa Water Operator Partnerships (Wop) delle Nazioni Unite, un fondo per fomentare accordi di cooperazione tra operatori pubblici chiesto anche dalla società civile. È stato lanciato a metà agosto, a Stoccolma, da Anna Tibaijuka, la direttrice di Un-Habitat (il programma delle Nazioni unite per le politiche abitative), in occasione della conferenza annuale sulle politiche dell’acqua (World Water Week, quest’anno sponsorizzata dalla Nestlé). È dotata di un fondo di 7 milioni di dollari in tre anni.
A metà luglio una novantina di realtà della società civile di tutto il mondo -tra cui le italiane Campagna per la riforma della Banca mondiale, Comitato italiano per un contratto mondiale per l’acqua e Mani Tese- hanno inviato una lettera aperta alla direttrice di Un-Habitat chiedendo, in particolare, che al programma Wop possano partecipare solo aziende pubbliche e che le azioni di cooperazione non devono avere finalità di lucro.
Intanto continua nel Cono Sud delle Americhe anche la lotta contro le privatizzazioni: a Cordoba, sempre in Argentina, il 2 settembre è in programma una consultazione popolare, indetta dall’amministrazione comunale, sulla gestione del servizio idrico, oggi affidato alla francese Suez. La Commissione popolare per il recupero dell’acqua ha lanciato una campagna, El Otro No, per invitare la popolazione a votare contro il prolungamento fino al 2027 della concessione del servizio idrico a Suez (attraverso la controllata Aguas Cordobenses).
Tra le accuse mosse nei confronti dell’azienda, anche quella di aver ricevuto un mega prestito di 40 milioni di euro da parte della Banca europea d’investimenti (Bei), mai utilizzati per modernizzare l’acquedotto. “El Otro No -scrive la Commissione in una lettera manifesto inviato alla cittadinanza- è un No anche all’intenzione di creare un’altra imprese mista tra Stato e privato per la gestione del servizio”.