Ambiente / Approfondimento
Il lago Gabbana rischia di sparire per lasciare (forse) spazio a un parco
A Vimodrone, alle porte di Milano, un lago di cava, patrimonio di biodiversità, sarà interrato con rocce e terre di scavo. Il Comune ha dato il via libera ai privati che possiedono l’area. Per i comitati locali l’operazione non considera gli impatti sull’ambiente e sulla fauna: “Perdiamo un bene comune che appartiene al nostro territorio”
Interrare un lago e poi, forse, creare un parco. Succede nel Comune di Vimodrone, a Nord-Est di Milano, dove rischia di scomparire il lago Gabbana, uno dei sei specchi d’acqua del Parco Est delle cave, area protetta di interesse sovracomunale (Plis) istituita nel 2009 dalla Città Metropolitana di Milano per tutelare il paesaggio in un territorio caratterizzato da un elevato livello di urbanizzazione. Il lago di cava, formatosi per emersione della falda quando sono terminate le attività estrattive alla fine degli anni Settanta, è ora al centro di un progetto di interramento promosso dall’azienda proprietaria dell’area (Immobiliare Cascina Rodano) e autorizzato dal Comune.
Sull’iniziativa non c’è però un accordo unanime. Secondo il comitato locale “Salviamo il lago Gabbana”, che si oppone al progetto, non sono stati valutati in modo adeguato gli impatti che lo sversamento dei materiali, rocce e terre di scavo, causerebbero all’ambiente e in particolare alla fauna. Infatti nell’area in cui si trova il lago di falda -dove sorge anche la cascina Gabbana, un complesso architettonico del XVIII secolo oggi in stato di abbandono- negli anni la vegetazione e la fauna si sono sviluppate recuperando spazio e dando forma a un ecosistema che le operazioni di riempimento metterebbero a rischio. Per l’amministrazione comunale, invece, non si avranno effetti nocivi sull’area che, oggi non accessibile al pubblico, tornerebbe invece al Comune una volta concluse le operazioni di riempimento. Sui tempi, modalità e forme della riconsegna, l’amministrazione e i proprietari non hanno ancora definito i dettagli, sebbene intorno al lago siano già iniziati i lavori come la preparazione per la pesa dei camion che trasporteranno i materiali e il disboscamento di una parte del bordo della riva.
“Negli ultimi 20 anni il lago è stato abbandonato dai proprietari dell’area, dopo essere stato un lago di pesca sportiva. Si è trasformato in un’oasi ornitologica ed è diventato un esempio di un ecosistema rigenerato di rilevante importanza in un territorio colpito da una forte urbanizzazione e consumo di suolo. Un patrimonio di biodiversità non visibile all’esterno e per questo poco noto”, spiegano ad Altreconomia i componenti del comitato “Salviamo il lago Gabbana”. Risale al 2018 l’autorizzazione a riempire lo specchio d’acqua, concessa all’azienda dall’ufficio urbanistica del Comune attraverso il permesso di costruire, cioè l’autorizzazione amministrativa che permette l’attività di trasformazione edilizia e urbanistica del territorio. “È stato rilasciato senza consultare i comitati territoriali e il Consiglio comunale. Neanche gli altri Comuni del Plis sono stati presi in considerazione preventivamente”, sostengono dal comitato. Al momento della concessione del permesso non sarebbero state effettuate le valutazioni sull’impatto ambientale né le analisi geognostiche. A maggio 2019, quando sono stati avviati i primi lavori, secondo quanto ricostruito dal comitato non era ancora stata presentata la documentazione che chiarisse l’origine e la tipologia dei materiali trasportati né il piano di intervento sulle procedure di salvaguardia della fauna presente nell’area del lago. Una relazione è arrivata solo mesi più tardi, a ottobre 2019. “È un’area molto importante per gli uccelli sia come nidificazione sia come area per riposare durante le migrazioni”, ricorda il comitato.
I dettagli dell’accordo tra il Comune di Vimodrone e l’azienda sono chiariti nell’atto unilaterale d’obbligo, cioè l’atto con cui il costruttore assume specifici obblighi nei confronti del Comune, firmato a febbraio 2020. Secondo quanto si legge nel documento, i privati si occuperanno di “monitorare le operazioni di traslocazione della fauna ittica” ma, nel documento, non si fa riferimento alla destinazione delle altre specie animali presenti nell’area. L’atto stabilisce inoltre un “transito medio di autocarri non superiore a sei in un’ora nella fascia oraria 9-17” che trasporteranno rocce e terre di scavo e saranno monitorati dal Comune. “Non è stata realizzata un’analisi degli impatti ambientali generati dai volumi di materiali scaricati nel lago, dal traffico fino alle polveri sottili sollevati dai movimenti e dallo spostamento della terra”, aggiunge il comitato anche se l’azienda si obbliga a controllarle. “Il tempo di riempimento del lago Gabbana, profondo 30 metri, dipenderà dall’andamento del mercato, quindi da quanti materiali di scavo saranno reperiti”. Nel documento unilaterale, infatti, non è prevista una precisa scadenza delle attività di sversamento. “Dipenderà da quanto suolo sarà consumato altrove, lo stesso che verrà utilizzato per interrare il lago. Una situazione quasi paradossale”.
Per l’assessore all’ambiente del Comune di Vimodrone, Andrea Citterio, l’interramento non è da mettere in discussione perché “previsto dal Piano di governo del territorio”, come spiega ad Altreconomia. “L’amministrazione si impegna controllare il transito dei camion grazie a un impianto di videosorveglianza e ad effettuare le rivelazioni dell’acqua quattro volte l’anno”. Poche, secondo il Comitato. “I proprietari hanno inoltre versato una fideiussione da 100mila euro da investire nell’area e il loro lavoro sarà controllato dal Comune insieme al sostegno delle forze dell’ordine e dell’Arpa locale. Se ci saranno irregolarità, si provvederà ad affrontarle”.
Quanto al futuro dell’area, si legge sempre nell’atto tra Comune e azienda, quest’ultima si impegna a partecipare “attivamente” ai tavoli di lavoro che il Comune organizzerà per studiare “l’opzione di recupero preferibile” insieme a soggetti istituzionali e non, e si impegna a “realizzare, in corrispondenza dell’area di sedime dello specchio d’acqua, 20mila metri quadrati di bosco/parco e a sistemare la restante parte a prato, o, comunque, a realizzare altre opere di importo equivalente”. Ma nello stesso documento è specificato che l’area corrispondente al sedime “risultante dal riempimento dello specchio d’acqua” sarà ceduta a titolo gratuito dietro “l’approvazione del progetto attuativo relativo alla riqualificazione di Cascina Gabbana”.
“L’interramento snatura completamente l’iniziale volontà di tutela che aveva voluto inserire il lago all’interno del Parco Est delle cave per il suo valore come ecosistema”, lamenta il comitato. “Così il lago è ridotto a una sorta di merce di scambio”. Nel 2019 il comitato aveva formulato delle proposte alternative all’uso dell’area da proporre al Comune e ai privati tra cui la creazione di un osservatorio per la fauna, utilizzando l’opportunità di una sperimentazione di bilancio partecipativo per la quale il Comune aveva stanziato complessivamente 80mila euro. Il prossimo 9 novembre si terrà la fase conclusiva in cui saranno valutati tutti i progetti presentati che potranno poi passare a una fase successiva ma, spiega l’assessore Citterio, questa quota “non potrà essere usata su un’area privata”.
“Stiamo perdendo un patrimonio naturalistico attuale per avere forse un’area pubblica in futuro, se avverrà la piantumazione”, afferma il comitato. “Senza contare quello che lasceremo alle future generazioni: perdiamo un bene comune che appartiene alla storia del nostro territorio”.
Per Paolo Pileri, docente di pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano ed editorialista di Altreconomia, “le amministrazioni devono tutelare la biodiversità. Rendere accessibile un’area al pubblico non è una ragione sufficiente per non tenere in considerazione il valore di un ecosistema che si trova in piena area metropolitana e rischia di essere cancellato. E che rappresenta un patrimonio in via di estinzione di cui avranno bisogno le prossime generazioni”. “La pandemia ha mostrato gli esiti disastrosi dei nostri attuali modelli di società e di vita -continua Pileri-. Ora dobbiamo chiederci quali sono le nostre priorità e da questa risposta dipende il vero cambiamento che vogliamo ottenere. Se continueremo a decidere come abbiamo deciso in modo disastroso finora, il Covid-19 non ci avrà insegnato nulla”.
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