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Il Congo verso la via della pace

BUKAVU – La città è stranamente silenziosa e calma. La campagna elettorale è terminata ufficialmente a mezzanotte di ieri. Per strada non si sentono più i camion carichi di sostenitori dell’uno o dell’altro politico, non si vedono magliette e cappelli, non si odono più a tutto volume i canti e i balli. Persino tutti i cartelli e gli striscioni sono spariti nella notte dalle strade, staccati dai muri e dagli alberi da mani sconosciute. Domani, domenica 29 ottobre 2006, per la prima volta dopo oltre 40 anni, la Repubblica Democratica del Congo tornerà alle urne. A un governo democraticamente eletto. Le prime elezioni dopo una guerra durata sette anni che ha causato 4 milioni di vittime. di Pietro Raitano 

I 50mila seggi sparsi per il Paese apriranno alle sei del mattino. Ieri l’ultima giornata di campagna elettorale era stata funestata dalla notizia di nuove tensioni nella città di Gbadolite, nella provincia dell’Equateur, Nord-ovest del Paese. Qui Nzanga Mobutu (figlio dell’ex presidente Mobutu Sese Seko) e a sua volta giunto quarto (con il 4% dei consensi) al primo turno delle presidenziali, era stato trattenuto per un’intera notte nella sede di Radio Liberté, sostenitrice del candidato Jean Pierre Bemba, dove sarebbe dovuto essere intervistato. La presenza a Gbadolite (uno dei “feudi” di Bemba) di Mobutu, il quale settimane fa ha dichiarato che sosterrà Kabila al ballottaggio di domenica, aveva fatto sì che la sede della radio venisse circondata dai miliziani bembisti. Non è chiaro se l’azione sia avvenuta in conseguenza a una provocazione dell’una o dell’altra parte, fatto sta che nella sparatoria scatenatasi all’esterno della radio tra miliziani e guardie di Mobutu hanno perso la vita 4 persone, di cui 3 poliziotti intervenuti per risolvere la situazione, e un miliziano di Bemba. Solo la mattina successiva Mobutu è potuto uscire dalla sede della radio. In seguito è anche giunta anche la notizia dell’uccisione di tre detenuti della prigione di Kinshasa e della morte di un sostenitore di Bemba accoltellato da un kabilista a Lodja (nel Kassai orientale).

Nel Paese resiste tuttavia la tranquillità, anche se la Monuc, la missione Onu in Congo, ha da un paio di giorni innalzato il livello di allerta da 3 a 4 (su una scala da 1 a 5). In mattinata i cittadini di Bukavu hanno anche udito chiaramente il fragore di tre colpi di mortaio, con tutto probabilità esplosi nel confinante Rwanda nel tentativo di creare apprensione.

In mattinata il portavoce di Bemba aveva inoltre ha fatto sapere che il candidato non avrebbe tenuto il previsto comizio finale nello stadio di Kinshasa. “Sono preoccupato della sicurezza in città” ha dichiarato Bemba. “Non vorrei sangue durante il comizio e secondo informazioni che mi sono pervenute oggi ci sarebbero stati sabotaggi”. Già nella prima tornata elettorale di luglio uomini di Bemba si erano scontrati con la polizia e dato fuoco a numerosi edifici. La cancellazione del comizio finale (quando in realtà sono giorni che i due candidati, Bemba e Kabila, non si presentano in pubblico per motivi di sicurezza) è una sottile mossa politica dell’attuale vice presidente del governo transitorio sorto nel 2003. In vista del voto di domenica è il tentativo di supportare la sua immagine di mediatore al quale tuttavia non è permesso di fare una campagna elettorale sufficiente (Bemba ha anche denunciato recentemente la sparizione del direttore della sua campagna elettorale nel Sud Kivu, nell’Est del Paese, dove il dominio di Kabila è schiacciante). L’ex militare si ha sempre dichiarato che avrebbe accettato una sconfitta solo nel caso di elezioni democratiche e trasparenti. Nato nel 1962 nella provincia dell’Equateur, ha fondato il Movimento per la liberazione del Congo (Mlc) nel 1998: si tratta di un movimento ribelle durante la guerra del 1998/2002, sostenuto dall’Uganda. Nel corso del duello elettorale Bemba ha inserito la variabile etnica, insistendo molto sull’idea di “congolesità” o purezza nazionalistica come cuore della suo messaggio elettorale. Si riferisce soprattutto al rivale Joseph Kabila, 35enne attuale presidente del governo provvisorio, cresciuto in Tanzania mentre il padre Laurent pianificava la caduta del governo di Mobutu (avvenuta definitivamente nel 1997: Kabila verrà ucciso nel 2001).

Nel primo turno per le presidenziali del 30 luglio Bemba ha ottenuto il 20% dei consensi a livello nazionale. Meno della metà del rivale, il quale può contare sul sostegno pressoché unanime della parte orientale dello Stato. Se nel totale Kabila ha raggiunto il 45% dei voti, solo nella città di Bukavu ha raggiunto il 97% dei consensi. Non solo: hanno dichiarato di sostenere la candidatura di Kabila sia il lumumbista Antoine Gizenda (giunto terzo col 13%) che (come si diceva all’inizio) Mobutu (giunto quarto col 4%).

Tuttavia l’esito delle elezioni non è scontato, e il Paese è spaccato in due. Bemba è di gran lunga preferito a Ovest: nella capitale Kinshasa, strategica dal punto di vista elettorale, ha ottenuto il 51% dei consensi al primo turno, mentre Kabila solo il 17%. Inoltre la notevole influenza alle urne delle regioni orientali potrebbe non ripetersi: anche la pioggia potrebbe essere un fattore decisivo poiché ridurrebbe l’arrivo di elettori dalle campagne. Si tratta di un testa a testa di cui conosceremo gli esiti solo dopo domenica.

Anche per questo è fondamentale il lavoro degli osservatori internazionali giunti dall’estero per monitorare il corretto svolgimento delle elezioni. Tra di loro i volontari dell’associazione Beati i costruttori di pace, nota per le svariate missioni di interposizione pacifica e di pacificazione prima nei Balcani e poi proprio in Congo. Si tratta dell’unico gruppo di osservatori internazionali partito dall’Italia, e l’unico formato da volontari che hanno autofinanziato il loro viaggio. Sono 35 persone, di età compresa tra i 24 e i 63 anni, provenienti da ogni parte del Paese. Le loro destinazioni sono state scelte dall’Associazione in collaborazione con la Commissione elettorale indipendente (Cei, che gestisce l’intero processo elettorale) e con la Monuc. I luoghi delle osservazioni sono stati scelti poiché si tratta di territori dove si sono scatenati gli scontri durante la guerra, e dove tuttora persistono tensioni, oppure perché particolarmente significativi dal punto di vista sociale e politico. Sono anche destinazioni dove difficilmente si recheranno osservatoti di altre missioni internazionali.

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