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Il commercio equo in discussione al Parlamento Ue

Quote di mercato che superano abbondantemente le due cifre percentuali, arrivando a toccare il 47% del mercato delle banane in Svizzera od il 20% del mercato del caffè in Gran Bretagna. Livello di consapevolezza tra i cittadini in netto aumento, con punte del 74% in Francia che dichiara di conoscere il Fair Trade ed i suoi prodotti. E’ un Commercio equo in chiaro consolidamento, quello che si è presentato alla Commissione Sviluppo del Parlamento Europeo a Bruxelles dal 25 aprile scorso, grazie all’iniziativa congiunta del parlamentare verde Frithjof Schmidt e della parlamentare italiana Luisa Morgantini, presidente della Commissione Sviluppo del Parlamento Europeo, da anni attiva sulle tematiche Nord-Sud e dei diritti umani. Una presentazione che porterà in breve tempo ad una presa di posizione sul tema dell’intero Parlamento dell’Unione a Strasburgo.

“Il commercio equo oltre che una buona pratica risulta essere una nuova forma di protagonismo sociale dei cittadini europei, è quindi importante” secondo la presidente Morgantini, “costruire le condizioni perché i movimenti e le Ong legate al mondo dell’economia solidale siano parte attiva del processo. Per questo ho deciso di coinvolgere direttamente le reti italiane”. Il lavoro di stesura del documento presentato ha visto la convergenza tra i parlamentari della Commissione e le reti internazionali del Fair Trade, che ha permesso una forte interazione tra movimenti ed istituzioni.

“Il Commercio equo che si è presentato a Bruxelles” spiega Alberto Zoratti, vicepresidente di Agices, l’Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale, l’associazione di categoria maggiormente rappresentativa del Commercio equo italiano, intervenuto a Bruxelles insieme alle reti maggiormente rappresentative del fair trade in Europa “è una realtà consolidata ed in netta crescita. Ma la maturità di un movimento, che si poggia sulla capacità di essere soggetto economico e di saper interloquire con le istituzioni, risiede anche nell’essere soggetto attento alla sostenibilità e alle contraddizioni”. “La richiesta di un riconoscimento istituzionale, utile per un movimento di cittadini come il nostro” continua Zoratti, “non può non fare i conti con la politica commerciale della Commissione Europea, che vede gli Accordi di Partenariato Economico con l’Africa, la questione della liberalizzazione dei Servizi e dell’apertura dei mercati come elementi centrali. Perché il Commercio equo non diventi un utile paravento, è importante agire su più piani, primo fra i quali la denuncia di strategie commerciali che lungi dall’emancipare le periferie del mondo, rischiano di legarle a doppia mandata agli interessi dei grandi gruppi economici e finanziari”. Il Parlamento Europeo, dunque, continuerà a lavorare nei prossimi mesi sul tema del commercio equo e solidale e le organizzazioni hanno annunciato di continuare a seguire i lavori con grande attenzione, in attesa del primo parere che dovrebbe arrivare nelle prossime settimane.

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