Cultura e scienza / Intervista
Gli elementi della Tavola
Il sistema periodico elaborato nel 1869 da Mendeleev ha accolto a fine 2015 quattro nuovi elementi. Un fatto storico che si riflette sulla vita di ciascuno. Intervista a Sam Kean: “Sono convinto che la chimica possa dare un grande aiuto nella lotta al cambiamento climatico, in termini di prevenzione o riduzione delle emissioni di gas climalteranti”
Una manciata di ore prima della fine del 2015, lo IUPAC (International Union of Pure and Applied Chemistry), l’ente internazionale che regolamenta nomenclatura, terminologia e misure della chimica, ha ufficialmente aggiunto alla Tavola periodica elaborata da Dmitrij Mendeleev nel 1869 quattro nuovi elementi, che vanno a occupare le caselle 113, 115, 117 e 118. Hanno i nomi -temporanei- Ununtrio, Ununpentio, Ununseptio e Ununoctio.
Si completa così la settima riga della Tavola, e i libri di scuola vanno aggiornati: i nuovi elementi, isolati in Giappone, Russia e Stati Uniti, sono i primi a essere aggiunti dal 2011, quando erano stati ufficialmente riconosciuti e aggiunti alla Tavola gli elementi 114 (il flerovio, in onore del suo scopritore russo Georgij Flerov) e 116 (livermorio, in onore del Lawrence Livermore National Laboratory di Livermore, in California). Il valore di questa scoperta è una domanda che giriamo a Sam Kean: divulgatore scientifico, vive e lavora a Washington; nel 2010 ha pubblicato “Il cucchiaino scomparso e altre storie della tavola periodica degli elementi” (in Italia per Adelphi), ispirato dalla lettura de “Il sistema periodico” di Primo Levi. Si tratta di una raccolta di storie e aneddoti, ognuna delle quali sta dietro i simboli e i numeri atomici della Tavola. “La tavola periodica è una delle risorse più ricche della storia della scienza. Anche per questo i nuovi elementi scoperti sono una grande notizia. Ma al di là del completamento della settima riga, quel che è stato fatto può aiutare gli scienziati a una maggiore comprensione della struttura degli atomi e dei loro nuclei. Non solo: creare questi elementi comporta lo sviluppo e l’utilizzo di tecnologia che poi si trasferisce in altri campi, e questo ha portato infine effetti a tutta la società. Da ultimo -ma fino a un certo punto- gli scienziati sono così entusiasti del risultato perché ciò spinge un po’ più in là i confini della nostra capacità tecnologica e della nostra conoscenza del mondo, e questo è un istinto naturale della nostra specie”.
Questi elementi non esistono in natura ma sono stati sintetizzati: li possiamo considerare “utili”?
SK Superato l’elemento 92, l’uranio, nessuno degli altri ospiti della tavola esiste in natura. Sono quindi 26 quelli creati dagli scienziati. Sull’utilità, tutto dipende da che cosa si intende con ‘utile’. Il rilevatore di fumo sopra la vostra testa molto probabilmente contiene Americio, l’elemento numero 95, ottenuto bombardando il plutonio con neutroni. Ma più in generale la ricerca medica fa ampio uso di elementi che vengono chiamati “transuranici”.
La chimica è ovunque e coinvolge ogni aspetto della nostra vita. Quali ambiti oggi sono più significativi?
SK Sono convinto che la chimica possa dare un grande aiuto nella lotta al cambiamento climatico, in termini di prevenzione o riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Spero che in futuro riusciremo anche a utilizzare la chimica per sottrarre gas dall’atmosfera e stoccarli, in forma solida, da qualche parte. Penso anche che la chimica possa sostenere lo sviluppo di energie alternative: dai materiali per la cattura dei raggi solari a quelli per costruire batterie più capaci ed efficienti. Il petrolio finora -grazie alla sua straordinaria capacità energetica e agli investimenti di cui ha goduto- ha modellato lo scenario, ma le cose sono destinate a cambiare. Ma non confido molto sulla reale volontà della maggior parte degli esseri umani di cambiare i propri consumi e stili di vita. Tornando alla tavola periodica, ci sono molto elementi che hanno un ruolo importante nella produzione energetica: in particolare penso ai lantanoidi, i 15 elementi chimici che sulla tavola periodica si trovano fra il lantanio e il lutezio conosciuti anche come “terre rare”. Chi ne ha larga disponibilità (ad esempio la Cina) avrà anche ampi margini di guadagno.
Ci sono però risorse per le quali si scatenano guerre.
SK Nel libro racconto del tantalio (numero atomico 73): un metallo duro e duttile, lucido, molto resistente alla corrosione, soprattutto all’attacco degli acidi. Il fatto che sia un buon conduttore di calore ed elettricità lo ha reso ottimo in ambito medico, ma viene molto utilizzato nella costruzione di telefoni cellulari. Il problema è che è piuttosto raro, e per il suo accaparramento si combattono molti conflitti, come nella Repubblica Democratica del Congo.
Nel suo secondo libro (“The violinist’s thumb”, in Italia da maggio) si occupa di DNA.
SK Attraverso il racconto di storie, voglio far capire che il DNA non è solo medicina. La biologia e la genetica condizioneranno sempre più le nostre vite, e non solo nei prodotti che acquistiamo. Il caso degli Ogm è esemplare. Se da una parte è vero che non ci sono evidenze sul fatto che possano essere dannosi per la salute, dall’altra rimangono tutti i problemi di carattere economico e sociale: i geni brevettati, le sementi di proprietà di multinazionali.
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