Ambiente / Opinioni
Giornata della Terra. Ma quale?
Mai come quest’anno la ricorrenza del 22 aprile ha bisogno di tutti noi per alzare la voce e per inventarsi modi nuovi ed efficaci per parlare di suolo, di ecosistemi, di biodiversità, di ecologia, di clima, di predazioni, di disuguaglianze e quindi di Terra ogni ora, ogni giorno, tutto l’anno. L’analisi di Paolo Pileri
Tecnicamente il 22 aprile è la Giornata mondiale dedicata alla Terra. Ma quale Terra? Tra guerre, liberalizzazione all’uso di pesticidi, blocco di direttive per la rigenerazione della natura, accelerazione delle concessioni per realizzare le rinnovabili, zone logistiche semplificate, opere del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ponte sullo Stretto, Tyrrhenian link, consumo di suolo e tanto altro, siamo alla giornata di lutto per la Terra e i suoli.
Tra Ucraina e Palestina, gli eserciti aggressori stanno distruggendo migliaia di chilometri quadrati di terre agricole. Nonostante il Green Deal, le arroganti proteste di agricoltori (in massima parte allevatori) hanno fatto indietreggiare l’Europa sul divieto d’uso dei pesticidi sul 4% dei loro terreni, nonostante i pesticidi siano cancerogeni e devastino i suoli e la loro biodiversità. Il glifosato è ancora ammesso in agricoltura. Continua la rapina con scasso a suoli e paesaggi per invadere i territori di campi e parchi fotovoltaici ed eolici (che una volta realizzati eliminano i campi e pure i parchi). Rapine a danno di popolazioni locali, di pastori, di contadini e dei suoli di Sardegna, Sicilia, Puglia e Campania soprattutto. Sono uno dei consumi di suolo, natura e paesaggio più contraddittori e urticanti perché avvengono con spudoratezza e iniquità. Spudoratezza perché si gioca sul fatto che la gente non distingue tra ciò che è rinnovabile e ciò che è sostenibile. Furbamente, molti tendono a far coincidere i due termini, ma abbiamo spiegato in un articolo su Altreconomia che le due cose non si sovrappongono affatto. Iniquità perché si sta perpetrando una vera e propria colonizzazione energetica a danno delle comunità rurali più deboli e con la complicità di leggi ingiuste che consentono l’esproprio di terre private a favore di società private per generare energia privata da vendere su mercati privati senza dare in cambio nulla alle comunità locali e lasciando a loro paesaggi devastati.
Non dimentichiamo che un sardo, un siciliano, un pugliese che cedono terre per energia rinnovabile pagano l’energia elettrica allo stesso modo di un abitante di Bolzano o di Verona o di Torino che incassano energia rinnovabile senza aver ceduto un solo metro quadrato di suolo e paesaggio. Cittadini del Nord che andrebbero su tutte le furie se società del Sud Italia espropriassero le loro terre per produrre energia e rendite private non per loro. Magari le stesse genti del Nord che invocano l’autonomia differenziata. Inviterei allora le Regioni che cedono energia rinnovabile ad alzare la voce e a chiudere i rubinetti della corrente che vola verso quel Nord spaccone e fiero di proporre autonomia differenziata, che mostra i muscoli del suo Pil ma intanto strizza l’occhiolino a un progetto miliardario come il Tyrrhenian link (realizzato da società sulla carta private ma di fatto beneficiarie di finanziamenti pubblici), la grande cannuccia da 970 chilometri e 16 miliardi di euro che succhierà l’energia green di Sicilia e Sardegna per tenere attive le economie del Nord. Un tubo che chiamano sostenibile e innovativo, giusto per confondere un po’ le idee.
Giornata dell’ipocrisia, altro che della Terra. Il 2 aprile è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Dpcm 4 marzo 2024 numero 40 che non solo dà il via libera alle Zone logistiche semplificate, una sorta di mega-regione economica di 41mila ettari sparsa in tutta Italia, interamente dedicata ai capannoni logistici che beneficerà di sconti e agevolazioni fiscali (perfino un po’ di zone franche) e in cui si potranno costruire altri capannoni i quali saranno considerati opere di “pubblica utilità, indifferibili ed urgenti” (art. 12), così che qualunque privato che depositi una proposta di insediamento possa arrivare dritto all’autorizzazione in meno tempo e con meno valutazioni ambientali.
Addio suolo, addio paesaggi, addio equità: avanti tutta con i capannoni. Giornata della Terra per celebrare un governo, quello italiano, che si è opposto a fine marzo 2024 alla direttiva sulla rigenerazione della natura che, peraltro, era già stata di molto annacquata. Giornata della Terra con un bilancio di consumo di suolo da brividi: più 7.075 ettari cementificati nel solo 2022 (una crescita del 10,2%). Giornata della Terra con un governo che va a espropriare terre e case alle persone per poggiare i piloni di un assurdo ponte sullo Stretto che sarà la rovina di un Paese ambientalmente sempre più ferito e sul lastrico (speriamo non si faccia). Giornata della Terra a un anno dall’alluvione della Romagna, mesi in cui nessuno si è preso la briga di fare formazione ai sindaci su che cosa è il suolo, che cosa è il dissesto idrogeologico, che cosa è oggi il clima, che cosa non bisogna più fare da sindaci: di nuovo si ricostruiscono cose e case, ma non menti e non visioni politiche alternative.
Giornata della Terra in cui ricordiamo l’astensione dell’Italia, il novembre scorso, dalla votazione europea per sospendere il glifosato sulle colture tanto per dare sempre più carta bianca alle agricolture più energivore e inquinanti. Giornata della Terra con un governo che taglia i fondi alla ciclabilità (ma intanto lungo il Garda vuole fare la ciclabile più pericolosa e impattante d’Italia per ingrassare le tasche di un turismo predatorio e drogato) e licenzia un codice della strada che mette i bastoni tra le ruote di chi vuole giustamente limitare la velocità in città a 30 chilometri all’ora. Giornata della Terra di un’Italia che raggiungerà il prossimo overshootday il 19 maggio e non se ne vergogna neppure un po’, visto che nessuno al governo dice una sola parola sull’argomento.
Mai come quest’anno la Giornata della Terra è disperante e ha bisogno di tutti noi per alzare la voce e per inventarsi modi nuovi ed efficaci per parlare di suolo, di ecosistemi, di biodiversità, di ecologia, di clima, di predazioni, di disuguaglianze e quindi di Terra ogni ora, ogni giorno, tutto l’anno. Artisti di ogni arte date voce alla Terra e alla terra con l’ingegno della vostra creatività. Chissà che la vostra voce riesca a dare più fiato a ciò che continua a essere invisibile.
Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)
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