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Energia: chi controlla il mercato europeo?

Il 60% del mercato elettrico europeo è controllato da dieci grandi imprese, ogni anno responsabili di immettere nell’atmosfera 740 milioni di tonnellate di CO2 e di produrre 2.300 tonnellate di residui altamente radioattivi (il 90% del totale prodotto nell’Unione dei 25).
Secondo un rapporto sul mercato elettrico europeo – recentemente pubblicato da Greenpeace International Edf (Francia), E.on (Germania), RWE (Germania), Enel (Italia), Vattenfall (Germania), Electrabel (Belgio, ma di proprietà del gruppo francese Suez), EnBW (Germania), Endesa (Spagna), Iberdrola (Spagna) e British Energy (Regno Unito) stanno provocando danni che in pochi anni potrebbero divenire irreparabili.
di Luca Martinelli

“Ogni giorno danneggiamo il clima utilizzando combustibili fossili (petrolio, carbone e gas) per ricavare energia e alimentare i mezzi di trasporto. Il cambiamento nel clima colpisce direttamente le nostre vite […]. Necessario ridurre in modo significativo le emissioni di gas inquinanti, che contribuiscono ad acuire l’effetto serra, per ragioni economiche ma anche ambientali.
I gas legati all’effetto serra che abbiamo già immesso nell’atmosfera condurranno inevitabilmente ad un aumento delle temperature mondiali di 1,2 o 1,3° C, anche se detenessimo tutte le emissioni a partire da questo momento. L’obiettivo politico relativo al cambiamento climatico deve essere quello di non oltrepassare un aumento della temperatura media di 2° C rispetto ai livelli precedenti l’era industriale. Sopra ai 2° C, aumenteranno in modo drastico i danni agli ecosistemi e i cambiamenti nel sistema climatico. Ciò significa che abbiamo poco tempo, non più che uno o due decenni, per poter cambiare il nostro modello energetico e raggiungere questi obiettivi”.
Oggi il 32% dell’energia elettrica venduta in Europa è di origine nucleare, il 21% deriva dal carbone, il 16% da gas. L’energia idroelettrica è solo il 13% del totale, e le energie rinnovabili l’1,2%. 
Le centrali termiche e nucleari attualmente in uso nel continente stanno invecchiando, più della metà funzionano da più di vent’anni, e durante i prossimi dieci anni le 10 sorelle dovranno decidere che tipo di centrali costruire, se puntare in modo deciso sulle energie rinnovabili oppure continuare a sfrutta le risorse fossili ed il nucleare.
Qualora la scelta cadesse su queste ultime, l’Unione Europea sarebbe anche sempre più dipendente dall’esterno per il proprio fabbisogno energetico: solo lo 0,6% delle riserve di petrolio mondiali, il 2% di quelle di gas e il 7,3% di quelle di petrolio appartengono ai 25.
Edf, Enel, Endesa e sorelle non sembrano però interessate alle denunce ed alle minacce del clima: unite, si battono per frenare l’eliminazione dell’energia nucleare in Germania, Belgio, Spagna, Slovacchia (dove Enel ha recentemente acquistato il primo operatore del Paese, Slovenske Elektrarne) e Svezia, mentre in tutta Europa aumenta l’utilizzo dei gas per la produzione di elettricità. 
Il rapporto completo può essere scaricato, in inglese e spagnolo, qui.
 

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