Ambiente
Dove finiscono gli pneumatici?
Ottocento campi da calcio. Sei milioni di metri quadrati di pneumatici usati che si accumulano da anni su tutto il territorio italiano e ci sono costati negli ultimi cinque anni più di 2 miliardi di euro. Il traffico dei PFU…
Ottocento campi da calcio. Sei milioni di metri quadrati di pneumatici usati che si accumulano da anni su tutto il territorio italiano e ci sono costati negli ultimi cinque anni più di 2 miliardi di euro. Il traffico dei PFU (Pneumatici Fuori Uso) in Italia è uno dei più redditizi nell’ambito del commercio illegale dei rifiuti.
Secondo il rapporto elaborato da Legambiente “Copertone Selvaggio”, ogni anno in Italia oltre 100 mila tonnellate di PFU spariscono nel nulla, o, meglio, prendono la via del commercio illegale. Dei 33 milioni di pneumatici che vengono venduti ogni anno, 350 mila diventano “vecchi” e prendono la perigliosa via dello smaltimento. Circa la metà di questi è destinata al "recupero energetico" (direttamente in Italia o inviati all’estero): vengono bruciati, al posto di combustibili fossili come carbone e coke, nei cementifici e negli impianti che producono calce.
Un quarto viene recuperato: frantumati finiscono nelle barriere insonorizzanti, nelle pavimentazioni stradali, nelle piste di atletica o nei pendii da stabilizzare. Ed infine di un ultimo altro quarto di tutti i pneumatici fuori uso non si conosce la destinazione. Questi PFU finiscono nelle oltre mille discariche illegali sparse su tutto il territorio italiano, pronti per essere incendiati o, peggio, rimessi in commercio, dopo essere stati rivenduti “in nero” ai commercianti. Secondo il D.lgs 152/2006 sono i produttori che si dovrebbero occupare della raccolta e delle smaltimento di questo tipo di rifiuti, che, secondo una direttiva europea, non possono più essere accumulati in discariche.
Per questo scopo è nata nel 2009 Ecopneus, una società consortile che raggruppa tutti i principali produttori di pneumatici (fra cui Bridgestone, Goodyear Dunlop, Michelin e Pirelli). Ecopneus si occuperà di raccogliere e smaltire a norma di legge i PFU, non appena sarà formulato il decreto ministeriale che darà avvio al sistema di gestione a livello nazionale. In attesa del decreto, però, sembra che in Italia ad occuparsi dei rifiuti siano principalmente le organizzazioni criminali. Il business illegale dei PFU poggia su una fitta rete di discariche illegali, la maggior parte concentrate al sud, fra Campania, Calabria, Sicilia e Puglia. Ma nemmeno il nord (ad esclusione della pulita Valle d’Aosta) è immune dal traffico di pneumatici: in Piemonte si concentrano oltre il 3,5% delle discariche illegali (37 in tutto), e guardando dal satellite la Lombardia, vicino a Pavia, si possono contare 20 “colline” di pneumatici abbandonati.
Nella zona fra Caserta e Napoli (una zona chiamata non a caso “la terra dei fuochi”), a gestire il traffico è principalmente la camorra, che si avvale della collaborazione di gruppi di rom, che, per 50-100 euro al carico, raccolgono ed incendiano i PFU ai bordi delle strade, nelle cave o nei campi.
Fino ad oggi le forze dell’ordine hanno portato a termine 19 inchieste che hanno coinvolto 122 aziende.