Opinioni
Donne al vertice grazie alla crisi
Durante le fasi più turbolente, quando il fallimento è più probabile, tocca al genere femminile guidare le organizzazioni. L’esempio dell’Italia, con Fornero, Camusso e Marcegaglia _ _ _
Alle donne italiane fa piacevole sapere che sedute al tavolo delle trattative relative al mercato del lavoro siedano tre donne preparate e capaci. Il tavolo più importante per il futuro dell’Italia è in mano al gentil sesso: Elsa Fornero (sotto), il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali con delega alle Pari opportunità, Susanna Camusso, Segretario generale della Cgil ed Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria. Governo, lavoratori e imprenditori s’incontrano per pensare al futuro dell’Italia, al tipo di società e di protezione sociale, ai nuovi rapporti di lavoro e alle possibilità per i giovani.
Allo stesso tempo, questa situazione desta un po’ di preoccupazione: e se dovessero fallire? Il fallimento sarebbe loro o del genere femminile? La situazione attuale fa venire in mente il concetto di “Class Cliff”, precipizio di cristallo.
Un termine coniato da Michelle Ryan, professore di Psicologia organizzativa e sociale alla Università di Exeter. In analogia con il più noto fenomeno del “soffitto di cristallo”, che metaforicamente rappresenta ciò che impedisce alle donne di arrivare alle posizioni apicali, la studiosa indicò con il termine precipizio di cristallo il fatto che le donne sono sovrarappresentate in posizioni apicali precarie e rischiose.
L’evidenza, cioè, dimostra che in periodi di crisi per le donne è più facile superare il soffitto di cristallo, ma rischiano di scivolare nel precipizio.
In un articolo del 2005, scritto in collaborazione con il collega Alexander Haslam, Ryan dimostrò che la probabilità di eleggere una donna leader di una organizzazione era molto più elevata nel caso in cui l’organizzazione fosse in grave crisi. Le donne, in pratica, hanno più probabilità di raggiungere posizioni apicali quando a queste posizioni sono associati maggiori possibilità di critica e maggiori rischi di fallimento. Inizialmente l’analisi si concentrò su aziende private, in particolare le aziende quotate in Borsa in Inghilterra. In periodi di crisi generale, le imprese che hanno ottenuto cattive performance nei 5 mesi precedenti alla selezione dei leader sono molto più propense a selezionare donne nei loro consigli di amministrazione rispetto a quelle che hanno performance migliori. Gli studi si estesero poi anche a organizzazioni politiche, e negli anni le analisi hanno prodotto risultati che confermano la teoria della sovra rappresentazione delle donne in posizioni apicali rischiose.
Questo fenomeno sembra evidente anche in relazione alla crisi economica che stiamo vivendo: le donne stanno raggiungendo posizioni che forse non avrebbero mai ottenuto, ma in momenti particolarmente difficili e rischiosi. Pensiamo a Erin Callan, diventata nel dicembre 2007 direttore finanziario della Lehman Brothers, una potente banca di investimento che fallì clamorosamente nel settembre dell’anno dopo. Abbiamo già scritto di Sheila Bair alla guida della Federal Deposit Insurance Corporation, di Mary Shapiro, presidente dell’organo di controllo della Borsa di New York, e di Elisabeth Warren, al timone dell’organizzazione preposta al salvataggio delle corporation in crisi. Ma l’elenco è lungo: Jóhanna Sigurðardóttir, è la prima Primo ministro donna dell’Islanda, eletta nel 2009 dopo settimane di violente proteste relative alla gestione della crisi finanziaria del governo precedente. Anche la donna più potente del mondo è stata selezionata in piena crisi: Christine Lagarde, ex ministro delle Finanze francese, presiede il Fondo monetario internazionale (Fmi) da giugno del 2011. Prima e unica donna, è arrivata all’apice nel momento di maggiore crisi del Fmi da quando esiste.
Molti sono i tentativi di spiegare questo comportamento: alcuni sostengono che le donne siano viste come l’ultima possibilità, una scommessa meno rischiosa; altri che in momenti di crisi gli uomini sono anche disposti a lasciare passare le donne. Ci sono studi, poi, che dimostrano che si tende a preferire le donne in particolare quando le organizzazioni hanno bisogno di un capro espiatorio. Altre ricerche evidenziano che la società in generale è più tranquilla se a fallire o a sbagliare è una donna invece di un uomo.
Questi atteggiamenti rappresentano una possibilità per le donne ma sollevano notevoli problematiche: avendo raggiunto posizioni apicali in momenti di crisi senza precedenti, di norma le loro posizioni non durano a lungo e le donne si trovano a dovere gestire momenti di emergenza e situazioni particolarmente difficili.
Non è un caso, dunque, che ci siano tre donne a “sbrogliare la matassa” del mercato del lavoro in Italia. Non è un caso che siano proprio loro a dovere gestire questo momento di profonda emergenza, di tensione e di preoccupazione generale. A noi non resta che assistere a quello che succede. —
* Elena Sisti, ECONOMISTA, AUTRICE DEL LIBRO “LE DONNE REGGONO IL MONDO” (ALTRECONOMIA, 2010). Potete scriverle all’indirizzo elena@altreconomia.it