Ambiente / Opinioni
Cercando la parola “suolo” nei programmi elettorali per le europee
Una Direttiva europea a tutela della componente ecologica più strategica per l’ambiente e il clima continuamente aggredita dall’urbanistica e dall’agricoltura è tanto fondamentale quanto urgente. Lo hanno compreso le liste e i partiti che si candidano l’8 e 9 giugno al Parlamento europeo? Paolo Pileri ne ha studiato i programmi. Ecco che cosa è emerso
Ho cercato la parola “suolo” nei dieci programmi dei principali schieramenti politici italiani che si presentano alle elezioni europee di giugno 2024 (Alleanza verdi sinistra – Avs, Azione, Forza Italia/Noi moderati, Fratelli d’Italia, Lega, Libertà, Movimento 5 stelle – M5s, Pace Terra dignità, Partito democratico – Pd e Stati Uniti d’Europa). Rispetto al passato c’è qualche attenzione in più ma onestamente parlando siamo ancora lontani. Il suolo e il suo consumo sono citati in tre soli programmi: Avs, M5s e Pd. Negli altri zero.
L’assenza o quasi della questione suolo nei programmi elettorali non è cosa irrilevante. Non si tratta solo della componente ecologica più strategica per l’ambiente e il clima, ma anche per la nostra quotidianità e quella di chi verrà dopo. Inoltre, lo ricordiamo, è forse la risorsa che se la passa peggio, continuamente aggredita dall’agricoltura e dall’urbanistica. Queste ultime, soprattutto la seconda, dipendono dall’esercizio del potere politico ovvero da coloro che eleggiamo. Siccome una svolta importante alla tutela del suolo potrebbe darla proprio una Direttiva europea in materia, diventa cruciale scegliere quali schieramenti politici mandare in Europa. Peraltro, dovete sapere che quando incontro sindaci e assessori, specie -ma non solo- quelli degli schieramenti che hanno dimenticato di inserire il tema nei loro programmi elettorali europei, e chiedo di usare il loro potere per fermare il consumo di suolo, più o meno tutti mi rispondono che hanno le mani legate proprio a causa della mancanza di norme europee in materia. Eppure non mi risulta che al momento qualcuno di loro si stia lamentando con i propri partiti “suolo-negazionisti”. È chiara la contraddizione? Non vengano più a dirci che è colpa dell’Europa, perché sono loro e il loro partito che hanno deciso di derubricare la questione dal loro impegno politico.
Passiamo ora a capire meglio come affrontano la questione quelli che citano il suolo nei loro programmi perché, a ben vedere, ci sono delle differenze tutt’altro che irrilevanti. Al momento i Verdi sono i più chiari. Senza giri di parole e inutili pre-compromessi vanno dritti al punto: “Fermare il consumo di suolo, con limiti severi e la promozione di uno sviluppo urbano sostenibile per proteggere biodiversità ed ecosistemi. Approvare la Direttiva sulla salute dei suoli per invertirne degrado a partire dal 2030”. Seguono il M5s, ma meno perentori: “Una Direttiva europea per limitare il consumo di suolo”. Purtroppo, usano ancora il verbo “limitare” al posto di fermare che è l’azione necessaria. Infine, abbiamo il Partito democratico. Leggiamo testuale “rafforzare la Direttiva europea sul monitoraggio del consumo di suolo e adottare una legge che ne contrasti il consumo in Italia”. Premesso che la Direttiva citata (che dovrebbe essere la COM(2023)416) non è ancora una Direttiva ma solo una proposta (e la differenza non è cosa da poco) e pure spogliata di molta forza dall’attuale Parlamento europeo (e qui c’è già una precisa responsabilità dei parlamentari europei di cui mai si dice nulla), occorrerebbe comunque arrivare prima ad approvarla.
Gli elettori devono sapere che manca questo importante passaggio e quindi al momento è come non avere in tasca nulla. Inoltre, per essere precisi, quella proposta di direttiva non ferma il consumo di suolo, ma mette in pista una serie di azioni, sicuramente importanti, per obbligare i Paesi membri a definire meglio la salute dei suoli (più della metà di quelli europei sono compromessi) e agire di conseguenza (ma sugli indicatori di monitoraggio i politici non sono riusciti ad arrivare a un accordo e neppure sul consumo di suolo). Nel suo programma il Pd non fa che assumere come impegni questioni che sono già incluse nella proposta di Direttiva del 2023 ma che sono ancora in fase di negoziazione. Infine, e di nuovo per precisare, suona strano che in un programma politico europeo un partito parli di impegnarsi per adottare una norma in Italia, visto che quest’ultima azione riguarda il nostro Parlamento e non quello europeo. Insomma c’è un po’ di confusione o imprecisione.
In generale dobbiamo comunque dire che nell’attuale clima di populismo e di resistenza all’implementazione delle politiche in difesa dell’ambiente ci saremmo dovuti aspettare sul suolo ben più di quel che abbiamo trovato, ancor più nei partiti per tradizione più sensibili alla difesa del suolo e della natura. Ma non è così, ancora.
Ricapitolando, ai partiti al governo il suolo non interessa per nulla e non ne parlano proprio (ricordiamocelo). Alle liste o ai partiti di Carlo Calenda, Matteo Renzi, Emma Bonino o Michele Santoro neppure. Il Pd se ne occupa, a suo modo e con un pizzico di confusione che potevano risparmiarci, regalandoci magari uno slancio più deciso e promettente e non delle promesse tremolanti e imprecise. I cinque stelle sono pronti a limitare il consumo anche se abbiamo proprio bisogno di arrestarlo. I Verdi sono i più chiari e gli unici a invocare lo stop alla strage di suoli.
Care elettrici e cari elettori che volete dare voce al suolo, spero che ora possiate scegliere meglio con quale intensità farlo parlare. È urgente stoppare il cemento, abbiamo diritto a suoli sani e a politici che se ne prendano cura per davvero e in modo non dilettantistico. E “davvero” e “dilettantismo” sono parole impegnative, le prime con le quali misurare l’impegno politico davanti alla sfida ecologica.
Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)
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