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Ambiente, da oggi si svuota la dispensa

L’umanità inizierà l’autunno in debito con la Terra. Il 23 settembre è l’overshoot day: il giorno in cui “oltrepassiamo il limite”. In nove mesi abbiamo consumato tutte le risorse che la Terra è capace di produrre in un anno. Per arrivare fino a capodanno dovremo quindi attingere alla nostra “dispensa globale” e svuotarla.

L’ overshoot avviene, infatti, quando si eccede la capacità rigenerativa della biosfera e lo sfruttamento dell’ecosistema da parte dell’uomo esaurisce le risorse prodotte dal Globo; superata quella data si sconfina nel sovra consumo.

di Ilaria Liprandi

Global Footprint Network (www.footprintnetwork.org) ha calcolato che in media stiamo usando 1,4 volte la biocapacità della Terra.

L’ultimo anno in cui la domanda di risorse ha eguagliato l’offerta del pianeta è stato il 1986. Da allora la il giorno dell’overshoot ha percorso a ritroso il calendario: dopo dieci anni, nel 1995, si verificava già in novembre, dopo venti, aveva guadagnato un altro mese, spostandosi al 2 ottobre 2005. Il continuo arretrare della data è dovuto all’uso intensivo che l’uomo ha fatto della natura (in termini di risorse e servizi), che dal 1961 ad oggi si è moltiplicato per sette volte.

I dati in questione costituiscono una media, che bilancia i comportamenti scorretti di alcuni paesi con quelli virtuosi di altri. Se, infatti, tutti vivessimo con lo stesso tenore di consumi del popolo statunitense, sarebbero necessarie, per soddisfare la domanda di risorse, 5,4 Terre. Se il punto di rifornimento fosse l’Italia, ne servirebbero “solo” 2,2. L’India è a 0,4.

L’impronta ecologica è un’indicatore alternativo che misura quanta area produttiva è necessaria per creare ciò che una popolazione (un individuo, una città) consuma e per assorbire i rifiuti, tenendo conto delle tecnologie più diffuse. Le stime sono allarmanti: l’area media necessaria per soddisfare di consumi di ogni persona sulla Terra, secondo un’analisi del 2003, è 2,2 ettari, ma, in realtà, sono disponibili solo 1,8 ettari procapite.

La componente più significativa dell’impronta ecologica è costituita dal biossido di carbonio (CO2), le cui eccessive emissioni hanno causato i cambiamenti climatici ormai sotto gli occhi di tutti. Limitare le emissioni di anidride carbonica, aiuterebbe a ridurre circa il 50% della nostra ecological footprint.

L’overshoot non ha effetti solo sull’atmosfera: la percentuale dei luoghi colpiti da siccità è più che raddoppiata negli ultimi trent’anni, la deforestazione cresce con un ritmo 13 milioni di ettari l’anno ed il tasso di estinzione di piante e di specie animali arriverà ad essere 10.000 volte quello dei tempi “pre-umani” nel 2050. Proprio in quell’anno le proiezioni delle Nazioni Unite prevedono che il sovra consumo inizierà il primo luglio: allora la Terra avrà bisogno di due anni per rigenerare ciò che l’umanità usa in uno ed il deficit ecologico sarà prossimo alla soglia dell’insostenibilità.

In occasione della giornata del sovraconsumo, la Rete di Lilliput (www.retelilliput.o) ha organizzato un evento per promuovere la buone pratiche ecologiche. Tra queste, una è quelle di Concorrezzo (MI), dove è stata realizzata una filiera agricola corta che permette di contenere l’inquinamento dovuto al trasporto: le famiglie della Brianza si sono organizzate con agricoltori e panificatori locali per produrre, con il grano della cooperativa sociale cascina Nibai, pane biologico, che viene portato in un unico punto e prelevato dalle famiglie stesse. Il tutto avviene nel raggio di 25 km.

Nella Corte Nuova di Concorrezzo sono inoltre visibili un impianto per la differenziazione dei rifiuti, uno strumento di raccolta dell’acqua piovana e persino un prototipo di casa a basso impatto ambientale, ideata dall’ing. Roberto Brambilla.

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