Ai confini della vita nuova: il contro editoriale di novembre
È qui che si pone l’altreconomia
Coloro che nel lavoro agricolo o nell’artigianato, nel lavoro industriale o nei servizi, nella cooperazione internazionale o nell’impegno sindacale e politico si battono per uscire da questa gigantesca trappola per topi che è il capitalismo globale stanno aprendo il varco verso una vita buona comune.
Vita, perché non si tratta più solo di sopravvivenza, buona, perché non si fonda più sulla violenza, comune, perché include l’umanità intera e la natura. E la fioritura, nella costellazione delle attività tipiche dell’altra economia, dei movimenti per la tutela dei beni comuni, a partire dal movimento contro la privatizzazione dell’acqua, è l’espressione della responsabilità implicata dalla vita buona comune, che è il primo e il più universale di tutti questi beni. Non disperdere le energie, facendo convergere ogni iniziativa nell’esercizio di tale specifica responsabilità, richiede tre cose: lucidità, opposizione, creatività.
La lucidità è la percezione precisa della situazione attuale ed è la visione della direzione migliore da seguire.
È una mappa che ci indica dove siamo e qual è il posto migliore verso cui dirigersi. Una mappa simile è offerta da Thomas Pogge nel libro Povertà mondiale e diritti umani (Laterza, 2010). Dinanzi al quadro di una società in cui un terzo della mortalità mondiale è causato dall’iniquità del sistema economico, egli dimostra che possiamo fare scelte politiche capaci di sradicare la fame e la povertà. Pogge inoltre smonta tutte le tesi secondo cui tali scelte sarebbero impossibili. E finalmente si vede che non c’è una ragione al mondo per accettare questo stato di cose e per non costruire un’altra politica.
L’opposizione, in Italia, è ancora in uno stato di dispersione che però può trovare consistenza, coesione ed efficacia. Ma che cos’è l’opposizione? Non si tratta solo dello schieramento dei partiti in minoranza. Anzi, preso così indistintamente, tale schieramento non coincide con l’opposizione. Per esempio un partito come l’Udc, divenuto l’“oggetto del desiderio” del Partito Democratico in vista dell’alleanza contro lo schieramento berlusconiano, non ha nulla a che vedere con l’opposizione. Questa scelta del Partito Democratico è il segno di quanto esso si dibatta invano nell’oscurità dovuta alla mancanza di un pensiero alternativo alla logica del capitalismo globale. In realtà l’opposizione ha la sua radice nel modo di vivere. Infatti c’è opposizione se ci sono persone, comunità, gruppi, associazioni, istituzioni (Comuni, scuole, ospedali ecc.) che non danno il primato al denaro e al mercato, ma attuano il valore dei diritti umani, delle relazioni interpersonali, della natura, della giustizia. Il dire “no” tipico di chi si oppone scaturisce dall’aver detto “sì” alla vita buona comune. E c’è opposizione se questo stile di esistenza si traduce nel lavoro, nella produzione, nella distribuzione, nel consumo, nella gestione del denaro. Per Kant l’etica implica di trattare sempre l’uomo come fine e mai come un mezzo; oggi dobbiamo anche ricordarci di trattare sempre il denaro come un mezzo e mai come un fine. Realizzare questo nell’economia significa generare una cultura nuova, schiudere una visione della società, dando corpo a un nucleo decisivo dell’opposizione. Perciò l’altra economia è il confine della vita nuova comune. Solo grazie a queste radici vitali può poi darsi l’effettiva opposizione da parte delle forze politiche.
La creatività come energia del cambiamento politico sembra a noi la cosa più ardua. L’intimidazione prodotta dal Grande Ricatto che ci fa il sistema -obbedisci o vai in rovina-, la rappresentazione televisiva della realtà, la destrutturazione della scuola, dell’università e in generale delle condizioni fisiologiche delle relazioni interpersonali inibiscono la lucidità e strozzano lo sviluppo dell’opposizione nel delicato passaggio dal modo di vivere quotidiano all’economia e alla politica istituzionale. Bisogna allora alimentare la crescita della lucidità e dell’opposizione affinché la forza nonviolenta e trasformatrice della creatività possa sprigionarsi e dare vita, tra l’altro, anche all’opposizione in Parlamento. I molti soggetti già attivi nell’altra economia non devono arrendersi o accontentarsi.
Devono svolgere fino in fondo un passaggio nuovo lasciandosi guidare dalla consapevolezza del fatto che la vera altra economia coincide con la giustizia: allora la creatività politica non tarderà.