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Ambiente / Approfondimento

Ad Abbiategrasso “vincono” nuovi centri commerciali e case. Ma i cittadini non si rassegnano

Una manifestazione del comitato "Abbiategrasso che vorrei" che si oppone alla realizzazione dei nuovi edifici commerciali © Abbiategrasso che vorrei - Fb

Il Tar della Lombardia non ha accolto il ricorso di 55 negozianti contro nuove strutture che sorgeranno in un’area agricola nel Parco del Ticino. Tra i promotori dei progetti in quota Gdo è entrato di recente anche Tigros. “Una sentenza a senso unico” commenta Brunella Agnelli di Confcommercio. In gioco la vocazione storica della città

“Siamo determinati ad andare avanti. La sentenza del Tar ci ha colpito ma non ci siamo arresi”, dice ad Altreconomia Brunella Agnelli della segreteria di Confcommercio di Abbiategrasso (MI). La sentenza è quella che il Tar della Lombardia ha emesso il 19 novembre 2021 respingendo il ricorso di 55 commercianti del territorio contro la costruzione di edifici commerciali in una zona agricola alle porte della cittadina situata nel Parco del Ticino. I ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali pari a 20mila euro. Una sentenza a “senso unico”, commenta Agnelli, che “ha respinto tutti i 20 punti del nostro ricorso che toccavano questioni urbanistiche, commerciali e ambientali. Proseguiremo rivolgendoci al Consiglio di Stato”.

Le aree dove sorgeranno le nuove strutture sono di proprietà di due privati: l’azienda di macchine agricole Bcs e la Essedue Srl, società immobiliare con sede a Bergamo. Ciascuna ha presentato un proprio progetto. La Bcs prevede la costruzione di tre medie strutture di vendita e una multisala per 12.500 metri quadrati di superfici costruite: le superfici di vendita occupano uno spazio pari a 6.400 metri quadrati, mentre sono 4.800 metri quadrati quelli per la multisala.

Il progetto della Essedue Srl porterebbe invece alla ulteriore costruzione di 20mila metri quadrati di superfici costruite commerciali (di cui circa 14mila di superfici di vendita) e 18mila metri quadrati con funzione residenziale. Il suo socio di maggioranza è Tigros Spa, società italiana della Grande distribuzione organizzata che ha all’attivo 70 supermercati nelle province di Varese, Novara, Verbano Cusio Ossola, Como, Vercelli, Pavia e Milano. Tigros è entrata nella società nel 2021. Mariaveronica Orrigoni, parte della famiglia fondatrice della catena di supermercati, è stata nominata presidente del Consiglio di amministrazione della Essedue il 27 ottobre 2021 con data di iscrizione l’11 novembre 2021. Carlo Zucchinali è consigliere. La restante parte del capitale della Essedue è detenuta dalla Simmberg Srl che è a sua volta in mano alla Servizi integrati finanziari e fiscali srl.

A opporsi alle realizzazione dei due progetti non sono solo i piccoli negozianti che denunciano gli effetti che nuove grandi strutture commerciali avrebbero sulle loro attività mettendone a rischio la sopravvivenza. Sono anche i comitati territoriali che conducono lotte contro il consumo di suolo e per la tutela del paesaggio, già fortemente compromesso dai resti dello sviluppo industriale di cui l’area è stata protagonista negli anni del boom economico. Distese occupate da capannoni abbandonati si intervallano a scheletri industriali mai bonificati e a strutture prive di qualunque funzione sociale. I nuovi edifici sorgerebbero tra il Naviglio Grande e il convento quattrocentesco dell’Annunciata, mangiando altri terreni. “Riteniamo fondamentale difendere gli interessi delle botteghe e insieme preservare il territorio”, aggiunge Agnelli. “Abbiamo provato a farlo e pensiamo che già questo sia stato significativo di per sé”.

La storia che coinvolge Abbiategrasso risale alla prima decade degli anni Duemila. Uno dei suoi punti nodali riguarda il Piano di governo del territorio (Pgt), cioè lo strumento con cui l’amministrazione comunale pianifica lo sviluppo urbanistico. Nel 2015 la Giunta di centrosinistra aveva approvato una variante del Pgt, approvato nel 2010, che avrebbe dovuto ridimensionare la possibilità di costruire nell’area in questione. Questa è stata revocata dalla giunta successiva di centrodestra, guidata dal sindaco Cesare Nai, che nel 2017 ha ripristinato la prima versione del piano. Ciò è stato reso possibile perché il Pgt non era stato pubblicato sul Bollettino ufficiale per la sua effettiva entrata in vigore.

“Ci siamo rivolti al Tar perché abbiamo ravvisato violazioni nei due piani. A nostro parere uno dei punti centrali è l’assenza di linee guida da parte dell’amministrazione comunale, linee guida che invece che devono essere preliminari a qualsiasi costruzione in questo vasto ambito del Pgt di Abbiategrasso”, spiega l’avvocato Anna Laura Ferrario che ha seguito il ricorso. “Il Pgt dice anche che è necessaria una prevalenza delle destinazioni residenziali rispetto alle altre funzioni e a nostro parere questo rapporto non è rispettato. Non riteniamo condivisibile la considerazione di una multisala come funzione residenziale, tesi invece sostenuta dal Comune”, prosegue. “Inoltre sono mancate analisi sugli impatti che le nuove strutture causerebbero dall’ambiente fino alla viabilità della zona. I piani non sono stati sottoposti a Valutazione ambientale strategica (Vas) e a Valutazione di impatto ambientale (Via), che pure a nostro avviso sono richieste per insediamenti commerciali che hanno una consistenza dimensionale di grandi strutture di vendita. Il Tar non ha condiviso le nostre tesi, ritenendo invece che vi fossero linee di indirizzo dell’amministrazione”.

“È a rischio una delle poche zone di pregio dell’area. Terreni che ricordano la storia di Abbiategrasso e del suo territorio”, commenta Domenico Finiguerra, già consigliere del gruppo di opposizione “Cambiamo Abbiategrasso”, oggi sindaco della vicina Cassinetta di Lugagnano, e tra i fondatori del Forum salviamo il paesaggio. “In questo modo si modifica la vocazione storica della città. Tutto dipende dalle scelte adottate, se prevalgono quelle in difesa dell’ambiente o quelle economiche. Sembra che ci stiamo proiettando sui modelli delle grandi luci e dei centri commerciali”.

Proprio la scelta di un’amministrazione, sostenuta dai suoi cittadini, ha portato a un esito diverso nel Comune di Borgarello in provincia di Pavia. Qui a ridosso del Naviglio Pavese e della Certosa, aree di interesse paesaggistico e naturale, sarebbe sorto un mega centro commerciale. A fermarne la costruzione –dopo una battaglia legale durate 20 anni e arrivata fino alla Corte costituzionale– è stato il sindaco Nicola Lamberti, sostenuto anche da Italia Nostra e dal Forum salviamo il paesaggio. Il primo cittadino nel 2016 ha approvato un nuovo Pgt classificando i terreni, estesi 400mila metri quadrati, come agricoli per preservarli. Non solo. È anche riuscito a vincere di fronte al Tar dove il privato lo aveva trascinato contestandogli di avere modificato il Pgt e chiedendo 31 milioni di euro di risarcimento. Una cifra che avrebbe mandato il Comune in bancarotta.

“È stato un percorso lungo e non sono mancate le difficoltà. Era sentito dai cittadini e questo ci ha dato forza anche nei momenti più complicati. È stata una battaglia dell’intera comunità”, dice Lamberti. “Un’amministrazione può sempre fare la differenza. Si è abituati a pensare che sia faticoso farlo, che sia difficile invertire la rotta. Ci si abbandona all’idea di non potere cambiare le cose. Non è mai così. E noi non abbiamo lottato solo contro un centro commerciale. Lo abbiamo fatto in difesa di un territorio”.

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