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Ambiente

Texas Padano

La Pianura Padana è al centro di una vera e propria corsa al gas. È quanto suggeriscono una serie di studi dell’USGS (United States Geological Survey) riportati in diversi piani operativi di alcune compagnie petrolifere molto attive dalla metà del 2012.

Proprio a cavallo del varo della Strategia energetica nazionale – avvenuto ufficialmente a marzo 2013 – che inserisce Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto nelle principali aree del nostro Paese da sondare. L’USGS è un’agenzia scientifica governativa degli Stati Uniti fondata nel 1879, controllata dal Dipartimento degli Interni, che dal 1962 esplora e classifica tutto il mondo, alla ricerca di nuove prospettive di sviluppo fossile.

Secondo gli ultimi dati disponibili, sotto il Bacino del Po ci sarebbero 239 “campi” a gas ed 11 “campi” ad olio greggio da scoprire, potenzialmente estraibili con nuove tecniche di perforazione. Numeri importanti che diventano ancora più interessanti nel confronto con le dimensioni medie di questi “campi”. Infatti, dei 239 potenziali giacimenti a gas ben 60 – che rappresentano gran parte delle risorse raggiungibili – nasconderebbero un potenziale medio pari a circa 203 milioni di metri cubi di gas totali.

Considerando la durata media di un giacimento stimata in 15-20 anni, avremmo una produzione annuale variabile da un minimo di 11 milioni di metri cubi di gas ad un massimo di 14 milioni di metri cubi di gas. Totalmente esentasse per effetto di una “franchigia” stabilita dallo Stato, che solleva le compagnie petrolifere dal pagamento di compensazioni ambientali sui primi 25 milioni di metri cubi di gas estratto in terraferma, ogni anno. Con un risparmio che potrebbe raggiungere anche i 7 milioni di euro all’anno. Lo stesso discorso vale per altri giacimenti 94 dei 239 potenziali. Per queste ragioni, la Pianura Padana è l’area dove conviene investire di più, tra esenzioni, franchigie e rendimento elevato. Ed i progetti presentati lo dimostrano, perché contrariamente a quanto sostengono i principali operatori titolari di nuove richieste di ricerca idrocarburi, il gioco varrebbe la candela: autorizzazioni facili, scarsa opposizione delle amministrazioni locali e nessuna royalty. Sullo sfondo la promessa di posti di lavoro e ritorno economico per i Comuni, che di fatto non c’è.

La grande avanzata. Al 31 gennaio 2014, secondo i dati forniti dalla Direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche del ministero dello Sviluppo economico, in Pianura Padana sono  57 i permessi di ricerca vigenti, 56 le concessioni di coltivazione vigenti e 17 le concessioni di stoccaggio di gas sotterraneo autorizzate. Ma, quello che preoccupa di più è il numero di istanze per l’attribuzione di nuovi permessi di ricerca e nuove concessioni: 30, per l’esattezza.
Di recente, oltre che verso le province di Bologna e Ferrara – in Emilia Romagna – l’attenzione sembra essersi spostata verso la Lombardia, in maniera particolare nell’est milanese e nella provincia di Cremona. A farla da padrone sono Mac Oil spa, controllata dall’americana Petrocorp Inc  e titolare del permesso di ricerca Melzo e dell’istanza di permesso di ricerca San Grato, e la Northsun Italia spa, controllata dall’australiana Po Valley Energy e titolare della concessione di coltivazione “Cascina Castello” e dei permesso di ricerca “Opera” e “Cascina San Pietro”.
La Mac Oil è intenzionata a trivellare 2 pozzi esplorativi e controllare un territorio che va dalla provincia di Lodi a quella di Como. La Northsun Italia, invece, sta per mettere in produzione ed ampliare la concessione di coltivazione “Cascina Castello” con la perforazione di un secondo pozzo, per sfruttare al meglio il “giacimento” Bezzecca ad est di Milano, dove negli anni Cinquanta l’Eni scopri il giacimento “Pandino”. Verranno estratti 40 mila metri cubi di gas al giorno. Ipoteticamente, 14 milioni di metri cubi di gas all’anno, anche questi esentasse. Le due società, insieme, controllano un territorio di 507 chilometri, che comprendono aree protette come il Parco agricolo Sud Milano, il “Parco Alto Martesana”, il Parco del Rio Vallone, una parte del Parco del Molgora, i Parchi regionali Adda Sud e Adda Nord, le Sorgenti della Muzzetta, Il Sito d’Interesse Comunitario “Boschi e Lanca di Comazzo”. Aree di importante valenza paesaggistica e naturalistica, con presenza di risorse idriche strategiche, sulle quali incidono anche altre infrastrutture. Come ricorda un documento sottoscritto dal Coordinamento dei Comitati Ambientalisti della Lombardia, inviato il 20 febbraio all’assessore regionale all’Ambiente, Maria Claudia Terzi. Autostrade, discariche, cave, stoccaggi di gas, depositi di carburante.

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