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Salerno, è tempo di abbattere il Crescent
Il comitato No Crescent e Italia Nostra si appellano al ministro della Cultura Bray: se manca l’autorizzazione, va applicato il Codice dei beni culturali e del paesaggio. L’abuso non sarebbe sanabile. Dal ministero una richiesta d’informazioni alla Soprintendenza di Salerno. È una delle storie del libro "Salviamo il paesaggio!"
Italia Nostra e il comitato No Crescent hanno ufficialmente avviato da Salerno una campagna nazionale per l’abbattimento del Crescent, "l’ecomostro di Santa Teresa". La campagna è stata aperta con una lettera al ministro dei Beni culturali, Massimo Bray, già recapitata al responsabile del Dicastero. L’appello pubblico ripercorre i passaggi fondamentali della vicenda urbanistica, fino a pervenire alle ultime tappe conclusesi con il sequestro penale del cantiere e con la sentenza definitiva del Consiglio di Stato, che il 24 dicembre 2013 ha certificato l’illegittimità delle autorizzazioni paesaggistiche e quindi l’abusività dell’opera.
Il Crescent è un gigantesco complesso a forma di mezzaluna, lungo circa 300 metri, che chiede il lungomare di Salerno. Per la vicenda Crescent (di cui ci siamo più volte occupati, anche nel libro "Salviamo il paesaggio!") è indagato il vice-ministro delle Infrastrutture, che è anche sindaco della città (anche se una sentenza del Tribunale di Salerno del 24 gennaio 2014 lo ha dichiarato decaduto, per incompabilità).
Secondo l’avvocato Pierluigi Morena, presidente del comitato No Crescent, l’abbattimento sarebbe dovuto, "perché lo impone la legge: il Codice dei beni culturali e del Paesaggio al riguardo è chiaro: l’articolo 146 prevede la ‘riduzione in pristino’ per le opere realizzate in area vincolata prive di autorizzazione paesaggistica, o con autorizzazione illegittima". Il Crescent, insomma, non è sanabile.
E il 22 gennaio, mentre partiva la missiva per Massimo Bray, dal ministero dei Beni culturali la Direzione generale per il paesaggio ha indirizzato una nota al Soprintendente per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le Province di Avellino e Salerno, Miccio, e alla Direzione Regionale di Napoli, chiedendo “aggiornate osservazioni e valutazioni” sulla questione urbanistica di Santa Teresa.
"Quest’ultima iniziativa del massimo organo nazionale in materia di paesaggio prende origine da un esposto del movimento No Crescent; nei giorni scorsi il comitato, Italia Nostra e l’associazione ‘Articolo 9’ avevano trasmesso al Ministero il dossier ‘Mala Gestio del paesaggio, dei beni comuni, del denaro pubblico’ che ripercorre le tappe fondamentali della vicenda -spiega un comunicato del Comitato No Crescent-. Il documento sottolinea in modo articolato come uno dei reati contestati – il delitto di lottizzazione abusiva- ha trovato conferma nella pronuncia dei Giudici amministrativi i quali, con sentenza definitiva, hanno dichiarato l’illegittimità delle autorizzazioni paesaggistiche dell’intero comparto edilizio.
Le associazioni hanno inoltre evidenziato al Ministero come il codice del paesaggio non consente sanatorie postume per opere realizzate in area vincolata con autorizzazione illegittima".
Riportiamo il resto della lettera a Massimo Bray, firmata da Morena e da Raffaella Di Leo, presidente Italia Nostra Salerno. Hanno aderito -tra gli altri- "Salviamo il paesaggio", il Comitato No Grandi navi, l’Organizzazione lucana ambientalista, Opzione Zero, il Comitato contro gli abusi edilizi e ambientali di Vicenza.
Pregiatissimo Ministro Massimo Bray,
ci appelliamo pubblicamente e urgentemente a Lei perché si risolva, in tempi certi, la vicenda del Crescent, l’ecomostro abusivo -in parte già edificato- concepito per dare vita ad una incredibile speculazione edilizia, su area del demanio marittimo, nel luogo più rappresentativo della città di Salerno.
Il mastodonte di cemento ha fatto scempio del tratto più autentico del paesaggio urbano riconosciuto, l’edificio – saracinesca ha fatto scempio anche della legalità.
La Magistratura ha dovuto constatare le irrimediabili violazioni nelle procedure per la costruzione del complesso residenziale: il Consiglio di Stato, con sentenza definitiva del 23 dicembre 2013, ha annullato le autorizzazioni paesaggistiche dell’intero comparto edilizio, la Magistratura penale ha aperto vari filoni di indagine nei confronti di decine di indagati, tra essi amministratori comunali, dirigenti comunali, dirigenti della Soprintendenza, costruttori.
Le contestazioni riguardano pluralità di reati, delitti contro la pubblica amministrazione, delitti contro la pubblica fede, delitti contro il patrimonio e reati ambientali, quali “lottizzazione abusiva” ed “opera eseguita in assenza di autorizzazione”.
Fatti gravissimi, compiuti in concorso da decine di soggetti, che hanno portato il Gip del Tribunale di Salerno a firmare lo scorso 18 novembre il decreto di sequestro preventivo del Crescent.
Dalle indagini penali è emerso addirittura che i foto-inserimenti inviati dal Comune alla Soprintendenza non avevano in realtà la natura propria dei “renders”. Al tempo stesso si è dovuto appurare che l’ente di tutela che, soli quattro giorni prima della scadenza del termine, comunicava al Comune di voler sottoporre il progetto del PUA “Fronte del Mare” al Comitato Tecnico Scientifico per i Beni Architettonici e Paesaggistici presso il Ministero per un parere consultivo, in realtà non ha mai inviato quel progetto al Comitato Tecnico di Roma.
Chiare violazioni di legge, già accertate coi detti provvedimenti, che non possono in alcun modo essere sanate alla luce delle norme contenute nel Codice dei Beni culturali e del Paesaggio.
Il Crescent, Signor Ministro, è oggi il simbolo dell’aggressione al paesaggio e al territorio, la stessa Direzione regionale della Soprintendenza, del resto, con una nota del 21 settembre 2009 aveva espresso forti perplessità sull’intervento urbanistico sollecitando il Comune a rivedere il rapporto della città con il mare e a perseguire diverse scelte progettuali.
Il Crescent, Signor Ministro, è il simbolo dell’illegalità, come lo fu in un recente passato il vicino Fuenti.
E’ per questo che ci appelliamo pubblicamente a Lei perché si disponga, con urgenza, l’abbattimento dell’ecomostro abusivo. Solo così si ripristinerà la legalità salvando il centro storico cittadino e il suo prezioso paesaggio.
Soltanto così potremo sperare di non indignarci come il letterato barese Armando Perotti il quale negli anni ’20, lottando contro l’edificazione di un complesso che creava ostacolo all’estensione a perdita d’occhio del lungomare del capoluogo pugliese, così denunciava: “Compierono la criminosa follia di chiudere con un edificio, di cui non discuto la forma e gli scopi, lo sbocco del corso sul mare. In un altro Paese quella infamia sarebbe stata cancellata a furia di popolo: da noi ci si abitua a tutto, anche ad essere accecati, a essere soffocati”.
In verità, in relazione al caso Crescent ampi settori della società civile hanno dimostrato di non “abituarsi” alla speculazione edilizia, hanno saputo indignarsi all’interesse particolare che distrugge i beni comuni.
Signor Ministro, è ora giunto il tempo di una risposta dell’Istituzione che Lei rappresenta, nel rispetto di valori costituzionali (articolo 9 Carta Fondamentale), nel nome della legalità.
(Aggiornato alle 16.56 del 24 gennaio 2014)