Altre Economie
Regione Veneto: interrogazione sull’acqua di Coca-Cola
Dopo l’inchiesta di Altreconomia sulla filiale italiana della multinazionale delle bibite (guarda il video), un consigliere regionale interroga la Giunta sui canoni irrisori corrisposti dalla società per la risorsa prelevata all’interno dello stabilimento di Nogara, nel veronese
Dopo l’inchiesta di Altreconomia, che a giugno 2013 ha messo in luce i canoni corrisposti da Coca-Cola HBC Italia alla Regione Veneto, 13.406 euro per circa 1,3 miliardi di litri, Pietrangelo Pettenò, consigliere regionale, ha presentato una interrogazione alla Giunta, chiedendo di convocare la commissione Attività produttive per affrontare il "nodo" delle concessioni. Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa diffuso dalla Federazione della Sinistra Veneta.
Perché una multinazionale come la Coca-Cola, che in Italia ha il suo principale stabilimento a Nogara (in provincia di Verona), non paga alla Regione Veneto la tassa di imbottigliamento per i milioni di metri cubi d’acqua che ogni giorno attinge dalle falde? Ad accendere i riflettori sul caso Coca-Cola che, a differenza di altre multinazionali presenti in Regione, non risulta pagare la tassa regionale di un euro a metro cubo (1,5 euro se imbottigliata in contenitori di plastica o lattina) per i quasi 1,4 miliardi di litri d’acqua prelevati e imbottigliati ogni anno, è il consigliere regionale Pietrangelo Pettenò, rappresentante della Federazione della Sinistra Veneta.
Prendendo spunto da una dettagliata inchiesta di Luca Martinelli, pubblicata sul numero di giugno 2013 della rivista “AltrEconomia”, Pettenò interroga la Giunta veneta per verificare se davvero il gigante mondiale delle bibite in bottiglia prelevi l’acqua dalle falde venete senza pagare l’obolo regionale imposto per legge (LR 40/1989 e successive modifiche) a tutti i produttori di acque minerali e bibite, e si limiti quindi a pagare per i 4 pozzi che attingono l’acqua ‘pubblica’ dal Basso Veronese un mero canone di concessione di 14 mila euro l’anno.
“Se a consumare un analogo quantitativo d’acqua (1,3 miliardi di litri l’anno) fosse un comune cittadino della provincia di Verona – calcola Pettenò – dovrebbe pagare una bolletta di 600 mila euro, cioè almeno 43 volte di più della Coca Cola HBC Italia”.
A riprova dello ‘strano sconto’ di cui sembra beneficiare la Coca Cola HBC Italia, Pettenò cita la delibera di Giunta che a fine anno ripartisce i proventi della tassa regionale sull’imbottigliato tra i comuni sede degli impianti di emungimento e i loro contermini: “Controllando l’elenco dei destinatari dei fondi 2012 (in totale ammontano a 1 milione e 240 mila euro) – spiega Pettenò – si leggono i comuni di Scorzè, San Giorgio in Bosco, Recoaro Terme, Pasina, Torrebelvicino e Valli del Pasubio, tutti sedi di stabilimenti che producono e commercializzano acque in bottiglia e bibite varie, ma non compare Nogara, dove ha sede il più grande stabilimento italiano della Coca Cola.
A titolo di comparazione il comune veneziano di Scorzè, dove ha sede la San Benedetto, ha ricevuto quasi mezzo milione di euro per i litri d’acqua (1,4 milioni nel 2011) che sono stati attinti dal suo sottosuolo e imbottigliati”.
Il consigliere regionale vuole vederci chiaro e ha chiesto che la commissione Attività Produttive del Consiglio veneto convochi il Genio civile di Verona e il Comune di Nogara per capire come mai la Coca-Cola Italia non paga il contributo regionale per l’utilizzo della risorsa idrica.
Chiede poi alla Giunta e agli uffici regionali di calcolare esattamente il canone dovuto per l’imbottigliato, recuperando le annate pregresse.
Infine, invita la Giunta a rivedere le agevolazioni tariffarie previste nel 2012 sull’imbottigliato e ad adeguare gli “irrisori” canoni di concessione per l’uso dell’acqua pubblica.
“Ritengo scandaloso – conclude Pettenò – che una multinazionale possa sfruttare praticamente gratis le risorse della nostra regione, conseguendo profitti miliardari e non portando alcun beneficio al Veneto, anzi peggiorando e precarizzando le condizioni di lavoro, come vanno denunciando le rappresentanze sindacali dei lavoratori della logistica che lavorano nello stabilimento di Nogara”.