Ambiente
Metanodotto di Sulmona, decisione rinviata
Il ministero dello Sviluppo economico ha rinviato la Conferenza dei Servizi decisoria sulla centrale di compressione del gas di Sulmona, e relativo metanodotto Snam, convocata per il 7 agosto.
La decisione – che fa slittare tutto al 30 settembre – nasce dalla necessità di dare delle risposte alle numerose perplessità tecniche relative ad un’opera collocata in un’area ad alto rischio sismico.
A sottolinearlo è Giovanni Lolli, vicepresidente della Regione Abruzzo ed assessore esterno alla Ricostruzione, con delega allo Sviluppo economico.
A ribadirlo con forza, invece, sono i Comitati cittadini per l’ambiente di Sulmona che da anni si battono per fermare quello che continuano a definire “un vero e proprio colpo di mano” ai danni del territorio abruzzese ed auspicano che “adesso venga finalmente istituito il tavolo richiesto dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, come occasione di confronto vero tra tutti i soggetti coinvolti e che da esso emerga realmente da parte della Snam la volontà e la disponibilità a valutare sotto tutti i profili le possibili alternative, sia rispetto al tracciato del metanodotto che alla localizzazione della centrale”.
E proprio questa sembrerebbe essere la strada che enti locali e cittadini vorrebbero intraprendere. La Regione Abruzzo, dopo aver approvato lo scorso 3 dicembre 2013 in Consiglio regionale una risoluzione unanime contro il progetto della Snam, potrebbe spingere per l’istituzione del tavolo tecnico nazionale che – in virtù delle sollecitazioni arrivate nell’ottobre del 2011 dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati – dovrebbe lavorare all’individuazione di un percorso alternativo del Rete Adriatica. Abbandonare l’attuale attraversamento lungo la dorsale appenninica e delocalizzare la centrale di compressione. Una modifica che la Snam, almeno per il momento, non sembrerebbe prendere in considerazione.
La centrale di Sulmona fa parte dell’implementazione del gasdotto Rete Adriatica, lungo la direttrice Sud-Nord. Una infrastruttura per il trasporto del gas lunga 687 chilometri, strutturata in 5 tronconi. Un progetto strategico per il nostro Paese – rispondente agli indirizzi della Strategia energetica nazionale – ma, soprattutto, per l’Europa. Nel 2009, infatti, la Banca europea investimenti (Bei) accordò al Gruppo Snam un finanziamento di 300 milioni di euro per la copertura del 50% dei costi per la realizzazione del primo tratto del gasdotto. Ad ottobre 2013, invece, sono 365 i milioni che sempre la Bei ha accordato al Gruppo per lo sviluppo del piano di “distribuzione e trasporto di gas naturale attraverso la rete nazionale”. Il progetto “Rete Adriatica”, inoltre, fa parte dei 31 Progetti d’interesse comune (Pic) in lizza per ottenere una prima tranche da 750 milioni di euro del programma per lo sviluppo ed il completamento delle grandi reti infrastrutturali energetiche europee. Mediamente la Snam investe circa 1,3 miliardi all’anno. Fino al 2017 sono previsti investimenti complessivi pari a circa 6 miliardi di euro.
Ora la partita, come sta avvenendo da diversi anni, si giocherà sui territori, che hanno la priorità. “Punti fermi – sottolineano ancora i Comitati cittadini per l’ambiente – dovranno essere la valenza nazionale del tavolo tecnico e quindi la partecipazione non solo dell’Abruzzo, ma anche delle altre Regioni coinvolte (in particolare Umbria e Marche) e l’esclusione della fascia appenninica a causa dell’elevato rischio sismico e della grande qualità ambientale del territorio”. La Snam dovrà necessariamente tener conto di questi aspetti nell’aggiornamento del progetto, in merito al quale – qualche giorno fa – abbiamo sentito l’ufficio stampa dell’azienda. “Il primo tratto da Massafra a Biccari – ci dicono – è stato realizzato ed è in esercizio.
Il tracciato, che dista circa 40 chilometri dalla fascia costiera non ha incontrato particolari ostacoli geomorfologici. A nord di Biccari, invece, le difficoltà geologiche del territorio fino a San Salvo e l’elevato grado di urbanizzazione ha di fatto portato il tracciato a proseguire verso Campochiaro scegliendo un percorso più interno. Il passaggio presso Campochiaro di un tratto del gasdotto Transmed esistente, ha suggerito, anche per contenere il consumo di territorio, di utilizzarne il corridoio fino a Sulmona. Per quanto riguarda la parte centro settentrionale della “Rete Adriatica” lo studio di fattibilità ha preso in esame, come si fa normalmente in fase di progettazione, alcune alternative di tracciato fino a Minerbio, in provincia di Bologna.
Due delle alternative esaminate sono sul versante adriatico, ad est del tracciato di progetto; l’altra, più interna, si colloca ad ovest dello stesso, in prossimità della superstrada E45.
Le due direttrici alternative a est del tracciato di progetto sono risultate non percorribili per le criticità di natura ambientale, urbanistica e geologica riscontrate. La direttrice a ovest del tracciato di progetto risulta del tutto impercorribile in quanto il corridoio della superstrada E45, cui essa si affianca, è molto antropizzato e non consente alcuna soluzione di passaggio compatibile con le caratteristiche dell’opera in progetto”. Enti locali, associazioni e Commissione ambiente della Camera dei Deputati ritengono insostenibile l’attuale percorso. La Snam pensa lo stesso delle due direttrici alternative, a est ed ovest, del tracciato di progetto.