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Palestina-Israele: “La guerra dei giornalisti”. Il nuovo podcast da sostenere dal basso

I giornalisti uccisi dal 7 ottobre 2023 hanno superato il numero di quelli morti in un anno in tutti i conflitti nel mondo: la copertura mediatica ha giocato un ruolo decisivo nella guerra. Il nuovo podcast di Altreconomia a cura di Anna Maria Selini. La campagna di crowdfunding per sostenerne la produzione. Il primo dei sei episodi uscirà il 7 ottobre

Tratto da Altreconomia 273 — Settembre 2024

Ci eravamo lasciati chiedendoci: che cosa ne sarà di Gaza e della sua gente? Era l’ottobre del 2023, dopo che Hamas e altri gruppi armati palestinesi avevano attaccato il Sud di Israele, provocando la morte di quasi 1.200 persone e il rapimento di altre 240. E ce lo chiedevamo nell’ultima puntata di “Oslo 30. L’illusione della pace”, il primo podcast prodotto da Altreconomia, dedicato a quelli che sono stati un vero e proprio spartiacque nella storia tra israeliani e palestinesi: gli Accordi di Oslo.

Anche per rispondere a quell’interrogativo, abbiamo deciso di realizzare un nuovo podcast intitolato “La guerra dei giornalisti. A Gaza, in Israele e Palestina”, nuovamente a firma di chi scrive e sempre in collaborazione con il sound designer Luca Bozzoli.

Sarà disponibile online a partire proprio dall’anniversario di quello che è diventato il nuovo spartiacque nella relazione tra i due popoli, il 7 ottobre. In totale saranno sei puntate da circa trenta minuti l’una, disponibili gratuitamente sulle maggiori piattaforme (Spotify, Apple podcasts, Amazon music, Google podcasts e Spreaker) e sul sito di Altreconomia, dove si potrà trovare materiale extra.

Per sostenerne la produzione in maniera diffusa e raggiungere più persone possibile abbiamo lanciato una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal basso.

La narrazione parte inevitabilmente dal 7 ottobre e fin da subito si concentra su un aspetto fondamentale di ogni guerra: la copertura mediatica. Questa è la storia di quello che è successo in Israele, nella Striscia di Gaza, ma anche in Cisgiordania, attraverso la lente di chi si trova o dovrebbe trovarsi in prima linea, ovvero giornaliste e giornalisti. Dovrebbe, perché uno degli elementi che ha contraddistinto l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza è stato proprio il divieto di ingresso per i giornalisti stranieri.

A raccontare e mostrare al mondo quello che succedeva dentro Gaza sono stati praticamente solo i reporter palestinesi, nonostante le redazioni bombardate, il taglio delle comunicazioni, la censura sui social media e gli attacchi mirati. Il numero dei giornalisti che hanno perso la vita a Gaza dal 7 ottobre 2023 ha superato quello dei reporter uccisi in un anno in tutti i conflitti nel mondo. Un bilancio ancora provvisorio, come quello delle vittime in tutta la Striscia: secondo la rivista Lancet al termine del conflitto, tra dirette e secondarie, le vittime saranno 186mila.

Dopo la pubblicazione nel settembre 2023 di “Oslo 30. L’illusione della pace”, il primo podcast di Altreconomia curato da Anna Maria Selini, dal 7 ottobre di quest’anno sarà disponibile “La guerra dei giornalisti. A Gaza, in Israele e Palestina”. Intervengono Nahum Barnea, Ugo Tramballi, Haggai Matar, Anton Abu Akleh, Shuruq As’ad, Nasser Abu Baker, Yehuda Shaul, Duccio Facchini, Andrea De Domenico

A guidarci nel racconto saranno proprio i giornalisti e le giornaliste: da uno dei più famosi inviati di guerra israeliani, Nahum Barnea, ai corrispondenti di Al Jazeera da dentro e fuori Gaza. Da Ugo Tramballi, storico inviato de Il Sole 24 Ore e profondo conoscitore dell’area, ad Haggai Matar, direttore del magazine +972, un collettivo di reporter israeliani e palestinesi, che ha realizzato tra i migliori scoop dal 7 ottobre a oggi. Ma la guerra dei giornalisti non è soltanto a Gaza e non nasce il 7 ottobre: la linea rossa, secondo molti, è stata oltrepassata l’11 maggio del 2022 a Jenin, in Cisgiordania, con l’omicidio della reporter palestinese-statunitense Shireen Abu Akleh, colpita da un cecchino nonostante indossasse il casco e il giubbotto antiproiettile con la scritta PRESS. A raccontarlo sul campo sono il fratello, Anton Abu Akleh, l’amica e collega Shuruq As’ad e il presidente del sindacato dei giornalisti palestinesi, Nasser Abu Baker. Una linea rossa diventata di sangue, che collega la Cisgiordania a Gaza, passando per Gerusalemme e Israele.

“La guerra dei giornalisti” è un progetto che nasce dal basso. Per sostenerne la produzione abbiamo lanciato un finanziamento diffuso al quale si può liberamente partecipare tramite la piattaforma. È semplicissimo: diffondi la pagina tra i tuoi contatti

Dal 7 ottobre gli attacchi contro i reporter e chi cerca di documentare la realtà sono aumentati: giornaliste e cameraman palestinesi quasi linciati dai coloni, che ormai spadroneggiano nella città vecchia di Gerusalemme, ma anche reporter israeliani attaccati nella notte, per aver contrastato la narrativa ufficiale. E a sfidare la propaganda, in primis israeliana, sono anche voci come quella di Yehuda Shaul, già fondatore dell’associazione Breaking the silence, o Duccio Facchini, direttore di Altreconomia e autore dell’inchiesta che ha smentito il nostro governo, dimostrando come la vendita di armi a Israele non si sia mai arrestata.

“Quando voi giornalisti rientrerete non troverete più Gaza come la conoscevate. Perché Gaza non c’è più” – Andrea De Domenico

Dopo aver attraversato una Gerusalemme deserta e tesa, i checkpoint riattivati e una Cisgiordania sempre più pericolosa, a “portarci” dentro Gaza è Andrea De Domenico, ex direttore dell’Ocha, l’Ufficio di coordinamento per le agenzie delle Nazioni Unite. “Quando rientrerete -dice, pensando ai giornalisti-, non troverete più Gaza come la conoscevate. Perché Gaza non c’è più”. Nell’attesa di farlo, e proprio per poter rientrare, ancora una volta, il passaparola è fondamentale: “La guerra dei giornalisti”.

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