Interni
Quell’errore di Ostellino
Con un buon tempismo giornalistico di cui immodestamente andiamo piuttosto fieri, nel numero di gennaio abbiamo pubblicato un’inchiesta sulla sanità privata in Italia. La trovate qui. In quelle pagine abbiamo raccontato delle sette sorelle della sanità privata: gruppi economici che…
Con un buon tempismo giornalistico di cui immodestamente andiamo piuttosto fieri, nel numero di gennaio abbiamo pubblicato un’inchiesta sulla sanità privata in Italia. La trovate qui.
In quelle pagine abbiamo raccontato delle sette sorelle della sanità privata: gruppi economici che si spartiscono una torta da 28 miliardi di euro che gravano per la maggior parte sulle spalle del servizio sanitario nazionale. In quelle pagine, abbiamo raccontato anche dei rischi e delle vicende giudiziarie legate a un sistema poco controllato ma molto appetibile. Soprattutto, nel descrivere gli interessi delle famiglie che controllano la sanità privata in Italia, abbiamo ravvisato il rischio legato al controllo di quotidiani e testate.
Le recenti vicende degli Angelucci (che controllano i quotidiani Libero e Il Riformista, e tentarono l’acquisto de L’Unità) rafforzano questo timore. Le indagini infatti hanno sottolineato l’utilizzo "lobbystico" da parte della società verso le proprie pubblicazioni.
Oggi, venerdì 6 febbraio, Piero Ostellino commenta la vicenda sulla prima pagina del Corriere della Sera, di cui è stato direttore dal 1984 al 1987, in un editoriale intitolato "Quell’errore dei magistrati". Riporta Ostellino: "Il giudice per le indagini preliminari che ha ordinato gli arresti domiciliari per Giampaolo Angelucci […] scrive: ‘I vertici del gruppo dimostrano di essere consapevoli di poter superare qualunque ostacolo… potendo orientare l’informazione ai loro fini’. […] Non penso -scrive Ostellino- che fra i compiti di un giornale ci sia quello di fare il lobbysta per gli interessi extra editoriali del proprio editore. Se l’editore lo chiedesse, sarebbe un pessimo editore e farebbero bene i suoi giornalisti a mandarlo al diavolo; se i giornalisti si piegassero, sarebbero pessimi giornalisti; entrambi farebbero un danno alla credibilità del giornale".
Il gip, continua Ostellino, finisce per "dire troppo sull’editoria italiana. [ovvero] Che la proprietà di media, da parte di un editore che abbia anche altri interessi imprenditoriali, è un’aggravante nel caso sia accusato di aver commesso qualche reato nell’esercizio della sua attività extra editoriale. Siamo alla teoria in chiave giudiziaria del primato dell’editore ‘puro’ […]. Nella mia lunga vita professionale -conclude Ostellino- ho avuto editori puri e impuri: nessuno ha mai cercato di trasformare noi di via Solferino […] in lobbisti. Insomma, i lettori cui non piacessero i giornali che facciamo non lo attribuiscano all’influenza dei poteri ‘forti’ o ‘deboli’ che siano. Se la prendano con noi giornalisti […]. E certa magistratura lasci perdere i ‘teoremi di sociologia dell’informazione’".
Francamente, ci stupisce questa ingenuità.
Anche i più ottimisti sanno benissimo quanto e come gli editori facciano pressioni sui giornalisti e dettino i contenuti delle testate. Nessuno sosterrebbe il contrario. Per farsi un’idea delle commistioni tra economia e informazione basta leggere l’inchiesta cui dedichiamo la copertina di questo numero (l’editoriale è qui). Sostenere che le redazioni dei giornali, dei periodici, delle radio e delle tv siano indipendenti dal volere della proprietà che le controlla è fuori dalla realtà. Ostellino dovrebbe ricordare i clamorosi recenti tentativi di scalata a Rcs, e chi li portava avanti, e le reazioni preoccupate della redazione del Corriere di fronte a quanto accadeva.
Anche senza leggere Altreconomia, di cui probabilmente non conosce nemmeno l’esistenza, a Piero Ostellino basterebbe però dare un’occhiata al quotidiano sul quale firma l’editoriale. Si renderebbe conto (pag. 20 e 21, e qui) di come la famiglia Angelucci utilizzava le proprie testate per i suoi fini: le intercettazioni riportate parlano chiaro.
Tra l’altro, di questi giorni è la notizia di 30 avvisi di garanzia inviati dalla Procura di Milano per truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale per l’ospedale Galeazzi di Milano. “Tra i destinatari dei provvedimenti c’è anche Giuseppe Rotelli, proprietario del gruppo ospedaliero San Donato, uno dei personaggi di maggiore spicco nell’ambito della sanità privata lombarda. Secondo l’accusa, sarebbero stati gonfiati i valori delle prestazioni e conseguentemente dei rimborsi dalla Regione Lombardia truffando il Servizio sanitario nazionale. Il Pm Sandro Raimondi chiede anche al Gip l’emissione di una serie di misure interdittive dagli incarichi societari per manager e amministratori del Galeazzi. E’ stato anche disposto il sequestro preventivo di circa 2 milioni di euro”.
Il virgolettato è preso dal sito corriere.it. Perché sulle pagina nazionali del Corriere della Sera questa notizia è relegata in un trafiletto a pagina 22. Se ne parla in maniera più diffusa nelle pagine distribuite nella sola provincia di Milano. Rotelli, già messo sotto inchiesta due volte nel corso del 2008 per aver chiesto rimborsi "gonfiati" al Sistema sanitario nazionale, è (attraverso la Pandette Finanziaria srl) uno dei principali azionisti (4% del capitale ordinario) di Rcs, che pubblica il Corriere della Sera.
Ma forse questo Ostellino non lo sa.