Ambiente / Opinioni
La falsa alternativa tra pace e climatizzatore
Estremizzazione e colpevolizzazione dei cittadini sono un “classico” della retorica dell’inattivismo climatico. Per non dover cambiare modello. La rubrica di Stefano Caserini
Spiace dirlo ma la guerra in Ucraina e la crisi energetica stanno mostrando la pericolosa inadeguatezza degli esponenti più blasonati della politica italiana. Prendiamo Mario Draghi, diventato presidente del Consiglio a furor di establishment, come vero e proprio salvatore della patria in grado di dar vita al governo “dei migliori”. Il 6 aprile ha rilasciato una dichiarazione eloquente nel corso della conferenza stampa di presentazione del Documento di economia e finanza (che ho voluto rivedere in versione integrale, per essere sicuro di non travisarla, la trovate su governo.it). Un giornalista ha chiesto quale fosse la posizione italiana sul tema dell’embargo verso la Russia di gas e petrolio, ponendo poi una domanda precisa: “Il governo ha un piano per gestire il razionamento dei consumi energetici, di cui si potrebbe avere qualche dettaglio? Ad esempio quali consumi dovrebbero avere la priorità?”.
La registrazione mostra come Draghi non abbia fatto quasi finire il giornalista per rispondere: “No, è molto presto, non c’è niente di questo, se dovessero cessare le forniture fino a tardo ottobre siamo coperti con le nostre riserve, le conseguenze non le vedremo fino all’autunno.”
Quindi, dopo aver detto “noi andiamo con quello che dice l’Unione europea, se ci propongono l’embargo sul gas noi saremmo ben contenti di seguire”, in modo calmo ma deciso ha affermato: “Ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace. Ecco questo è quello che vogliamo. Di fronte a queste due cose cosa preferiamo? La pace oppure stare tranquilli col condizionatore acceso tutta l’estate? Io la metterei in questi termini. E lei cosa si risponde su questo? Preferisce la pace o il condizionatore d’aria acceso? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre”.
Il primo dato sensazionale è che il capo del governo abbia affermato che l’Italia non ha neppure iniziato a studiare un piano per il razionamento dei consumi energetici, a un mese e mezzo dallo scoppio di una guerra che coinvolge il suo primo fornitore di gas. La seconda è l’alternativa fra “la pace” e “stare tranquilli col condizionatore acceso tutta l’estate”. Non si tratta di una frase accidentale: Draghi ne fa il dilemma dirimente della nostra situazione. Da una parte la tranquillità della pace, dall’altra quella del condizionatore accesso. La pace o il benessere. Il disordine della guerra e della crisi energetica non ci permette altre scelte.
38,2% è la quota di gas consumato in Italia nel 2021 che è stata importata dalla Russia
Come in altri casi, anche questa nuova edizione del “There is no alternative”, tanto caro ai liberisti, è una mistificazione. E non solo perché, come ha ammesso lo stesso Draghi, il problema è il prossimo inverno, non l’estate quando comunque il fotovoltaico fornisce molta energia. Ma perché chi ha capito che cos’è il riscaldamento globale sa che le ondate di calore sono cose serie e chi vive in case poco isolate, se non si difende dal caldo finisce in ospedale o al cimitero. Per chiedere di fare qualche sacrificio bisogna essere credibili, elaborare una strategia sulla riduzione dei consumi, e in particolare gli sprechi, con campagne di comunicazione mirate, con sistemi di incentivi e disincentivi, con il buon esempio della pubblica amministrazione.
Colpevolizzare le persone ed estremizzare è un classico della retorica dell’inattivismo, di chi non vuole davvero dei cambiamenti. Ed è un modo per tacere su chi ci ha portato in questa situazione: il ritardo sulle rinnovabili e la grande dipendenza dal gas russo deriva da scelte energetiche di una classe dirigente ben precisa, in questi ultimi 20 anni.
Stefano Caserini è docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “Sex and the Climate” (peoplepub, 2022)
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