Anche i militari privati sotto corte marziale. Ma non in Italia
Cambiano le regole statunitensi per i contractors, le società militari private impiegate nei teatri bellici.
Da ora in poi anche gli operatori privati di sicurezza militare a stelle e strisce finiranno direttamente sotto corte marziale in caso di reato compiuto su teatro bellico. Finora la legislazione prevedeva il giudizio da parte di una corte civile in patria, con pochi poteri e solo in caso di guerra dichiarata, il che non succede da 65 anni.
In Italia una regolamentazione del settore non è nemmeno in progetto.
di Francesco Vignarca, Rete Disarmo
La modifica di un comma alla legislazione di bilancio del Pentagono ha provocato una vera rivoluzione. Sono cinque semplici parola collocate nel codice marziale degli Stati Uniti (UCMJ): la parola “guerra” viene sostituita con “guerra dichiarata od operazione contingente”. Il comma è stato aggiunto per volere del senatore repubblicano Graham per “dare ai comandanti militari mezzi efficienti di controllo e disciplina sul campo di battaglia”, ed anche per evitare da ora in poi gli episodi di abuso di cui si sono resi protagonisti i dipendenti delle Compagnie Militari Private: dal Kossovo alla Liberia, da Guantanamo ad Abu Ghraib.
Questa nuova regolamentazione è la più rilevante evoluzione legislativa sull’industria militare privata da quando questa è nata ed ha la potenzialità, se ben concretizzata, di dare strumenti efficaci e “sul campo” ai livelli militari per controllare e punire i crimini dei contractors. Molti ancora sono i dubbi e i punti deboli, ma l’importanza del passaggio è testimoniata dall’immediata opposizione delle Compagnie Militari, ben consapevoli di aver finito il loro periodo di libertà assoluta anche se, come nota Stan Soloway (presidente del Professional Service Council): “Se il Congresso emana una legge ma il Governo ed i militari non ne scrivono ed applicano la regolamentazione, il Congresso ha veramente emanato quella legge?”.
Un bel dubbio, ma a fronte di un passo concreto in avanti. Che non esiste ad esempio nella legislazione italiana.