Si discute di Banca Etica
Centoventi persone riunite in una grande sala senza riscaldamento un mercoledì sera di gennaio: niente male per la serata sui destini di Banca Etica organizzata a Firenze dalla Circoscrizione soci con il Fondo etico-sociale delle Piagge e gli animatori di Finansol, il blog che negli ultimi mesi ha avviato un forte dibattito all’interno di Banca Etica, suscitando – anche – qualche tensione all’interno della banca.
Alla fine, anche se infreddoliti, i più sembravano soddisfatti: evidentemente c’era parecchia voglia di discutere della banca, del suo futuro e forse anche di capire meglio il contenuto e il tenore delle critiche avanzate da Finansol.
di Lorenzo Gudagnucci
LA PARTECIPAZIONE. E’ il nodo critico comparso in quasi tutti gli interventi. I gruppi territoriali funzionano poco e Firenze non fa eccezione: alle riunioni periodiche intervengono pochissime persone e stentano a decollare anche iniziative importanti come il corso di formazione per nuovi valutatori (volontari che intervengono nel processo di esame delle richieste di finanziamento) andato deserto qualche tempo fa. Attualmente, ha informato Gianni Comoretto, responsabile del Git fiorentino, in Toscana sono attivi solo tre valutatori (due a Firenze). Alessandro Messina, al quale si deve l’avvio del dibattito interno alla banca, sbocciato dopo il suo voto contrario al bilancio nell’ultima assemblea nazionale a Bari, ha indicato alcune carenze che pesano sulla partecipazione: scarsa valorizzazione delle competenze dei soci, spesso molto alte; insufficienza degli strumenti comunicativi (ad esempio Bancanote); mancato dibattito su scelte strategiche importanti, come il varo di un fondo pensione. Alcuni degli intervenuti (fra questi Cristiano Lucchi) hanno insistito sull’importanza della partecipazione per arrivare a scelte condivise, specie quando si parte da posizioni e punti di vista molto distanti fra loro.
LE QUESTIONI STRATEGICHE. La creazione di un fondo pensione, più volte annunciata ma ancora non dettagliata; la coerenza con la missione iniziale di sostenere l’economia solidale; la sfida di sopravvivere in un mercato già difficile e che presto vedrà la nascita di nuove “banche etiche”, create da alcuni grandi istituti: sono i temi più impellenti emersi durante gli interventi. Ugo Biggeri, membro del consiglio di amministrazione, ha ricordato le difficoltà dovute ai vincoli imposti dalle leggi e dagli organismi di vigilanza; non ha negato le insufficienze di comunicazione che ci sono state in passato (ad esempio sui fondi pensione); si è augurato che la partecipazione dei soci continui. Ha anche ribadito che la creazione del fondo pensione – come in passato dei fondi d’investimento – è coerente col progetto Banca Etica e con lo stesso manifesto della finanza etica: l’obiettivo è proporre strumenti finanziari “alternativi” rivolti a tutti i risparmiatori, inclusi quelli che si rivolgono ai fondi.
I TONI. Per come è nata – dopo il “caso Messina” a Bari e la nascita del blog – era importante capire con quali toni e con che spirito si sarebbe sviluppato il dibattito. I toni sono stati certamente distesi, ma i punti critici sono comunque emersi con chiarezza, a cominciare dalla necessità di aprire una discussione aperta sulle scelte più importanti che impegnano Banca Etica. Qualcuno ha chiesto di ripetere un’assemblea analoga con la presentazione dei candidati per il rinnovo del consiglio di amministrazione, in modo da poterne conoscere curriculum e orientamenti. Sia Messina che Biggeri, i principali protagonisti della serata, hanno detto più volte di non sentirsi distanti (non erano seduti vicini e quindi hanno voluto precisare che la cosa era solo casuale), ma Biggeri ha aggiunto di avere trovato “sopra le righe” alcuni interventi comparsi nel blog. La voce isolata di un socio ha utilizzato la parola “scalata”.
In sintesi, la sensazione è che si sia trattato di una serata importante, che ha portato alla luce bisogni e tensioni rimasti a lungo sotto traccia. Forse è per questo che più di cento persone hanno affrontato il freddo, con grande sorpresa degli stessi organizzatori.