Altre Economie
Più che i prodotti, i progetti
La cooperativa Fair inaugura uno spazio “socio-commerciale” dove le economie solidali possono mostrarsi e incontrarsi
L’illumimanzione a led rende merito ai vestiti, ai saponi e agli alimentari. I mobili realizzati con gli eco pallet rendono accogliente ed elegante questo che non possiamo chiamare semplicemente negozio. “È uno spazio ‘socio-commerciale’’” ci spiega Deborah Lucchetti, della cooperativa Fair di Genova (www.faircoop.it). Sin dalla nascita Fair si occupa di economie solidali e filiere sostenibili. “Per questo motivo, circa un anno e mezzo fa, abbiamo avuto l’idea di aprire questo luogo. Abbiamo a lungo lavorato sui temi della distribuzione. Per questo volevamo sperimentare, immaginare spazi distributivi di piccola scala, per connettere prodotti e servizi dell’altreconomia. Ma ci serviva un posto giusto”.
È così che quelli di Fair sono arrivati a Genova Sestri Ponente. “Invece di scegliere la location in funzione del potenziale ‘commerciale’, abbiamo scelto di individuare un luogo dove i prodotti dell’economia solidale fossero utili. Sestri Ponente è un quartiere operaio: qui le persone dicono ‘andiamo a Genova’ quando vanno in centro città. Volevamo proporre anche qui certi stili di consumo. Abbiamo quindi affittato uno spazio all’interno della ex manufattura dei tabacchi: un luogo storico, teatro di mille battaglie operaie, soprattutto femminili. Ecco perché ci chiamiamo Manifattura Etica (MEt). Nello stesso complesso, una sorta di agorà, ci sono altre realtà, persone che ci abitano e perfino l’Asl. Qui accanto, poi, c’è Fincantieri. La gente ha capito e risposto: all’inaugurazione, a fine settembre, c’erano oltre 300 persone e la banda di Sestri”. Per intraprendere la sfida, Fair ha allargato la sua base sociale a parenti e amici, per raccogliere il denaro sufficiente a coprire metà dell’investimento. “Abbiamo scelto di curare molto l’aspetto espositivo, affinché non sembrasse un supermercato, utilizzando solo illuminazione efficiente, arredi bio, vernici naturali. Questo perché il contenitore fosse coerente col contenuto: prodotti del commercio equo, di filiera corta, ligure il più possibile. Vestiti, scarpe, accessori, prodotti per l’igiene, vino e alimentari. Volevamo prodotti belli, con una bella storia, fosse di una cooperativa sociale o di un produttore locale. Abbiamo scelto di dare spazio a progetti che non ne trovano nella grande distribuzione, a piccoli artigiani della zona, privilegiando il biologico, non necessariamente certificato”. Ci sono anche i libri di Ae. Sin da subito, poi, MEt ha iniziato a organizzare eventi e presentazioni (per restare informati date un occhio al sito www.manifatturaetica.it). Infine, i due lavoratori sono assunti con un contratto a tempo indeterminato. “Non poteva che essere così”. —