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Comunione d’intenti

Cooperazione e solidarietà sono i valori di EquiVerso, che dal Brasile importa borse cucite a mano da giovani inseriti in progetti di formazione

Tratto da Altreconomia 132 — Novembre 2011

Le trame costituiscono la struttura di un tessuto, diverse ogni volta per il modo in cui i fili sono intrecciati fra loro. Anche le borse della cooperativa EquiVerso nascono così. Solo che, tessute in Brasile e vendute in Italia, danno vita a una “trama” che non serve solo a trasportare oggetti, ma racconta storie. In questo caso, le storie sono almeno due: la prima è quella di EquiVerso, la seconda si svolge oltre l’Atlantico, ed è quella del progetto “Dalla strada”. La cooperativa italiana, nata nell’agosto del 2010 (vedi box), commercia borse prodotte in Brasile, frutto di un progetto di cooperazione internazionale della ong Azione mondo unito (Amu). Partner del progetto “Dalla strada” è il missionario italiano Padre Renato Chiera, che a San Paolo e Recife accoglie ragazzi vittime della violenza, della droga o senza una famiglia. Ai giovani offre anche corsi di formazione sulla lavorazione artigianale di tessuti di recupero per la produzione, appunto, di borse. Una tela a base di cotone, in tre varianti diverse, una delle quali comprende anche i ritagli di jeans, dà origine a manufatti con finiture di due tipi: in cuoio recuperato da scarti della produzione di altre aziende, e in pelle di pesce proveniente da allevamenti per l’alimentazione, lavorata con procedimenti ecocompatibili. Tutte le borse sono poi foderate e rifinite con il taschino portacellulare e il gancio portachiavi.
Il legame tra le due esperienze è Francesco Tortorella, responsabile dei progetti di sviluppo di Amu. Francesco è tra i fondatori di EquiVerso, che è un nuovo soggetto attivo nel commercio equo e solidale frutto di una “scommessa” fra quattro amici: oltre a Francesco ci sono Marco Bracco, Alessandro Giannini, Stefano Ristori. Abitano tra Roma, Grosseto e Torino, e sono rispettivamente un insegnante, un ingegnere, un biologo. Vengono tutti da esperienze come volontari in bottega, nella cooperazione e nell’educazione allo sviluppo. “Abitiamo in diverse città, ma questo è un punto di forza, perché possiamo mettere in comune i contatti e le reti che ognuno di noi ha costruito in contesti diversi, radicandoci nel territorio in modo più profondo -racconta Francesco-. Lavoriamo molto a distanza, mentre  in alcuni momento, come le fiere di settore, ci troviamo fisicamente almeno in tre”.
“Crediamo negli stessi valori, ed è stato naturale ‘incontrarci’ per capire come tradurre tutto questo in un’azione economica -continua Stefano-. Abbiamo scommesso sulla capacità di intrecciare commercio equo e solidale ed ‘Economia di comunione’, che pone alla base l’idea di fraternità come soluzione alternativa a logiche discriminatorie e insoddisfacenti per chi ha accesso al sistema economico solo come consumatore. Per non parlare di chi dal sistema è escluso suo malgrado”. E sono proprio alcuni di questi “esclusi” che i quattro conoscono grazie ad Amu: sono quasi 90 quelli coinvolti nel progetto di Padre Renato, provenienti da case di accoglienza, dalle favelas e dagli assentamentos di diverse aree del Brasile. La produzione parte dai nuclei artigianali di Recife e di San Paolo, e coinvolge anche alcune famiglie di una comunità “quilombola”, discendenti degli ex-schiavi africani.
“Quello che ci ha spinti a rischiare per importare in Italia queste borse è stato intravedere nel progetto ‘Dalla strada’ dei tratti fortemente innovativi: primo fra tutti l’incontro concreto fra economia e comunione. I ragazzi vengono retribuiti equamente, sono coinvolti nella gestione dell’azienda e godono di tutti i diritti sindacali. Nell’ambito del progetto, inoltre, compiono un percorso di inclusione attraverso una formazione alla salute, la sicurezza sul lavoro, al rispetto dell’ambiente, i diritti umani, l’etica del lavoro. Imparano a donarsi, a perdonare e a condividere, anzitutto la propria vita. Quando il dono diventa reciproco si fa l’esperienza della comunione” spiega Francesco di EquiVerso.
L’obiettivo ultimo è quello di rimettere in gioco risorse che sono di tutti per il bene di tutti, recuperando alla dignità un essere umano, ma offrendo garanzie economiche e di qualità del prodotto, che danno una consapevolezza diversa ai nostri acquisti.
La carta vincente del progetto, infatti, “è quella di riconoscere l’altro come imprenscindibile da noi, e capire che dietro a un prodotto ci sono delle persone, c’è una storia fatta di dignità, di impegno, di conquiste e fallimenti e a volte di sfruttamento -continua Francesco-. L’alternativa non è mai comoda, ma per noi è importante comunicare un messaggio che aiuti a far acquisire consapevolezza. Ci vorranno degli anni, ma era importante cominciare. E il tempo per farlo è adesso”. —

Carta d’identità
La cooperativa EquiVerso è nata nell’agosto 2010. I soci sono sei (oltre a Alessandro, Francesco, Marco e Stefano ci sono Giovanny Rivadeneira e Nunzio Locorriere), e il capitale sociale 15.700 euro. Le borse, nelle due collezioni “Casual” ed “Elegance”, sono acquistabili sul sito www.equiverso.it, ma si possono trovare in alcuni punti vendita del commercio equo (l’elenco è sul sito). Il valore aggiunto delle borse di EquiVerso è dato dall’origine, dai materiali scelti e dal metodo produttivo, che promuovono l’incontro fra persone di culture diverse. Nel primo anno la coop ha fatturato 3.200 euro. Il 2011 è in crescita, con una previsione di circa 12mila euro. Da quand’è nata, EquiVerso ha iniziato un percorso per aderire ad Agices (l’Assemblea generale italiana del commercio equo e solidale), che si perfezionerà trascorsi due anni.

Economia&comunione
L’Economia di comunione (www.edc-online.org) è un progetto promosso in Brasile nel 1991 da Chiara Lubich (1920-2008), fondatrice del Movimento dei Focolari. Sorvolando le favelas di San Paolo, la Lubich si accorse che a fronte della miseria che affliggeva milioni di persone era necessario creare attività produttive per generare ricchezza, da mettere a disposizione dei più bisognosi. Oggi sono centinaia le imprese che -in tutti e i continenti- aderiscono liberamente al progetto, donando parte degli utili per aiutare i poveri e per formare persone e imprenditori alla cosiddetta “cultura del dare”, che rivela una concezione economica basata sulla fraternità. “La ferita dell’altro-Economia e relazioni umane” è un libro dell’economista Luigino Bruni (Il Margine, Trento, 2007) utile per conoscere più a fondo l’Economia di comunione.

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