Ambiente
Contro il gas e il petrolio “non convenzionali”
I movimenti sociali firmano a Rio de Janeiro un patto "Per un futuro senza fracking". La fratturazione idraulica è causa di danni ambientali e violazioni dei diritti umani e alla salute, dal Canada all’Europa, dove alcuni Paese hanno già messo al bando la tecnica. Sul numero di luglio/agosto di Altreconomia, in uscita, un approfondimento sul fracking in Emilia-Romagna, nelle zone colpite dal terremoto
"Per un futuro senza fracking”. È questo il titolo del documento approvato a Rio de Janeiro, nel corso del Summit dei Popoli, il contro-vertice dei movimenti sociali svoltosi in contemporanea con il Rio+20, conferenza mondiale sullo sviluppo sostenibile. La dichiarazione d’intesa, avvenuta il 22 giugno 2012 -e sostenuta da numerosi attivisti ed associazioni di diversi Paesi- si pone l’obiettivo di opporsi categoricamente “all’estrazione di shale gas (gas non convenzionale, ndr), olio di scisto ed ogni uso di fratturazione idraulica”, così come l’inquinante sfruttamento delle sabbie bituminose. Il fracking è una tecnica utilizzata per la perforazione di pozzi di idrocarburi mediante fratturazione idraulica di rocce a grande profondità, e viene realizzata con l’iniezione di acqua a forte pressione miscelata con sostanze chimiche. Da tempo essa è sotto accusa per innumerevoli casi di inquinamento chimico e tossico provocati in Canada, in Inghilterra e negli Stati Uniti, per violazione dei diritti umani, incidenza sulla salute delle comunità, spreco di acqua potabile e a causa della propagazione di pericolosi inquinanti atmosferici, causa del peggioramento delle emissioni di gas serra. In molti Stati americani -mentre la Casa Bianca vara un’agenzia di controllo e regolamentazione di sviluppo di giacimenti di gas non convenzionale- è forte il sospetto, corredato da studi, che la tecnica del fracking possa avere un influsso determinante sull’attività micro-sismica. Tanto che il Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia University ha stabilito, osservando una sequenza ravvicinata di terremoti in Ohio, che questi -molto probabilmente- sono stati causati dallo scivolamento, lungo una faglia, di due pareti rocciose adiacenti, provocato dalla reiniezione dei fluidi ad alta pressione. E la conferma di questo arriva, addirittura, da una compagnia petrolifera operante nel Regio Unito. A darne notizia, nel novembre del 2011, è il magazine Business Insider. La società in questione è la Resources Cuadrilla, impegnata nell’estrazione di shale gas nel Nord-Ovest dell’Inghilterra, area interessata nella primavera del 2011 da una serie di scosse sismiche. Un comunicato della Resources Cuadrilla svela che “la fratturazione idraulica ha innescato una serie di piccoli eventi sismici”, dovuti “[…] alla pressione esercitata dall’iniezione di acqua come parte delle operazioni”. Per questo motivo la paura del fracking è tanta. Lo sanno bene anche in Europa, dove nazioni come Francia e Germania hanno dichiarato fuorilegge la fratturazione idraulica o stanno discutendo sul suo divieto. In Italia, invece, è tutto in divenire. Lontano da qualsiasi tipo di analisi e divieto: solo sospetti di una possibile correlazione con il recente terremoto in Emilia Romagna. Tanto che alcune società italiane, come Eni e Sorgenia, si sono buttate nel business shale gas in Polonia. La controllata dal gruppo Cir di De Benedetti, addirittura, sarebbe intenzionata a finanziare nuove attività esplorative nel mare del Nord, in Colombia e in Portogallo. Ma da Rio de Janeiro arriva un messaggio chiaro: “Costruire una giornata di mobilitazione internazionale, nonché sostenere tutte le giornate d’azione nazionali contro fracking”. Proponendo ai governi dei principali Paesi del mondo, di “investire nello sviluppo di fonti pulite e rinnovabili” per la produzione di energie alternative, abbandonando quelle fossili.