Varie
Tra la via Aemilia e il West
Storie di mafie, convivenze e malaffare in Emilia-Romagna, in un dossier -liberamente scaricabile a questo link– curato da AdEst, Gruppo dello Zuccherificio e Gruppo antimafia Pio La Torre. Una cassetta degli attrezzi utile a tutti coloro che vorranno comprendere le ragioni che hanno portato all’inchiesta Aemilia, che a fine dicembre ha visto il rinvio a giudizio di 147 persone
Il 21 dicembre del 2015 Vincenzo Iaquinta, ex calciatore della Juventus, campione del mondo con la maglia d’Italia nel 2006, è stato rinviato a giudizio nell’ambito dell’inchiesta “Aemilia”, sul fenomeno mafioso in Emilia-Romagna. Con lui, altre 146 persone. Iaquinta è originario di Cutro, in provincia di Crotone, come molti degli imputati, che sarebbero legati secondo l’accusa alla famiglia Grande Aracri. Che è la protagonista indiscussa di “Tra la via Aemilia e il West”, un piccolo manuale che raccoglie storie di mafie, convivenze e malaffare in Emilia-Romagna.
Si tratta di un aggiornamento del rapporto “Emilia-Romagna cose nostre-cronaca di biennio di mafie in E.R.”, pubblicato nel novembre del 2014, e come il primo è frutto del lavoro di ricerca volontario portato avanti da AdEst (Bologna), Gruppo dello Zuccherificio (Ravenna) e Gruppo antimafia Pio La Torre (Rimini).
L’obiettivo: aggiungere “un ulteriore pezzo alla cassetta per gli attrezzi che -spiegano gli autori- cerchiamo da sempre di mettere a disposizione di chi, nel territorio, ha la volontà di accostarsi alla comprensione del fenomeno mafioso”, dopo che -continuano- “gli ultimi 12 mesi infatti hanno trasformato in cronaca quanto da noi descritto da oltre un lustro”.
La presenza della criminalità organizzata in Emilia è realtà da almeno 30 anni, e oggi il fenomeno ha assunto dimensioni rilevanti: “[Prendete] 239 [membri] per una cosca, moltiplicatelo per le altre 50 ramificazioni criminali presenti in regione (tra ’ndrangheta, cosa nostra, camorra e sacra corona unita) ed elevatelo alle 7 mafie straniere presenti (nordafricana, nigeriana, cinese, sudamericana, rumena, ucraina e albanese), ed eccovi l’equazione esatta che porta a dire al procuratore antimafia Roberto Pennisi: ‘l’Emilia Romagna è terra di mafia’” scrive Gaetano Alessi, giornalista, animatore di AdESt, che per Altreconomia ha firmato l’articolo “Mafie in Emilia: non è una paranoia”.