Ambiente
Stop all’eolico sui crinali alessandrini
La scorsa settimana la Presidenza del Consiglio ha bloccato la realizzazione di 108 torri eoliche alte fino a 150 metri previste sui crinali del primo tratto appenninico dell’alessandrino, nel cosiddetto territorio delle quattro province (Alessandria, Genova, Pavia e Piacenza). Resta invece aperta la pratica relativa a ventotto torri proposte da Enel Green Power.
La scorsa settimana la Presidenza del Consiglio ha bloccato la realizzazione di centootto torri eoliche alte fino a 150m previste sui crinali del primo tratto appenninico dell’alessandrino, nel cosiddetto territorio delle quattro province (Alessandria, Genova, Pavia e Piacenza). I due progetti, uno da 66 aerogeneratori della società Concilium ed uno da 42 di Equipe Group, presentati a partire dalla fine del 2010 alla Provincia di Alessandria (contraria), sono stati rigettati da Palazzo Chigi alla luce dei pareri negativi espressi dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici. Gli insediamenti eolici industriali (chiamati “parchi” dai proponenti) non sono riusciti a superare il vincolo paesaggistico di inedificabilità imposto dalla Regione Piemonte sui versanti appenninici.
Decisione, quella del Governo, che riprende le motivazioni del “Comitato Quattro province”. Soddisfatto Giuseppe Raggi, portavoce del movimento d’opposizione che per mesi ha promosso raccolte di firme, mobilitazioni e serate informative contro la “foresta” eolica in divenire. Equipe Group, una delle società interessante dal “no” della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha già annunciato di voler ricorrere al Tar.
Resta invece aperta la pratica relativa a ventotto torri proposte da Enel Green Power, diciassette delle quali in Piemonte (al di sotto del vincolo paesaggistico che è costato il niet alle due società citate), ed undici in provincia di Pavia – in Lombardia, regione sprovvista della stessa tutela dei versanti.
Della “foresta” eolica sull’Appennino e le ricadute degli impianti macro-eolici ne parliamo nel numero di maggio di Altreconomia, n. 138.