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Ambiente / Opinioni

Se la transizione energetica non è sostenibile fallirà. Accorgiamoci dell’ennesima speculazione

© Markus Spiske - Unsplash

La costruzione di campi eolici e fotovoltaici senza distruggere la natura è possibile. Chi invece vuole consumare ancora suolo o è un imprenditore senza troppi scrupoli o è persona in buona fede che però ragiona come nel Novecento, affidandosi ciecamente alla tecnologia. Un modo per non dividersi c’è. L’intervento di Alessandro Delpiano, direttore della Pianificazione territoriale della Città metropolitana di Bologna

Gli articoli del professor Nicola Armaroli sono normalmente fonte di conoscenza, e li leggo con interesse e rispetto. Così ho fatto per il suo recente articolo pubblicato su Altreconomia, relativo a dove installare impianti per la produzione di energia pulita (campi eolici e fotovoltaici). Ma questa volta ho notato che al professore mancano alcune conoscenze territoriali.

Armaroli afferma che, siccome stiamo morendo di cambiamenti climatici, non possiamo andare per il sottile, dobbiamo installare pannelli e pale eoliche il più possibile e il prima possibile. Personalmente condivido pienamente questa affermazione. Ma poi quando Armaroli dice che questa installazione può/deve avvenire consumando ancora suolo dedicato alla produzione agricola, alla biodiversità e alle aree naturali, allora risulta che al professore mancano alcune informazioni essenziali per la lotta ai cambiamenti climatici.

La più parte degli scienziati sostengono che la rottura dell’equilibrio climatico è avvenuta quando i cicli naturali non sono più stati in grado di compensare le emissioni prodotte dai processi artificiali. In termini più semplici, la “apocalisse”, come la chiama Armaroli, è partita da quando la vegetazione esistente non è più sufficiente per assorbire la CO2 prodotta dall’uomo.

Che cosa fare allora? La comunità scientifica ha unanimemente convenuto su una ricetta semplice quanto epocale, costituita da quattro postulati: non diminuire il grado attuale di assorbimento della CO2, e quindi tutelare la vegetazione esistente, aumentare il grado di assorbimento impiantando nuova vegetazione (a riguardo lo scorso febbraio il Consiglio europeo ha approvato la legge sul ripristino ambientale), produrre “energia pulita”, con sistemi a minor emissione di CO2, come eolico e solare, attuare politiche di risparmio energetico.

Ebbene, c’è chi afferma, come il professor Armaroli, che il terzo punto debba essere prioritario rispetto agli altri, in quanto ritiene che la costruzione dei campi fotovoltaici ed eolici possa avvenire anche e soprattutto distruggendo boschi, campi agricoli, frutteti, uliveti, etc. Coloro che hanno questa opinione appartengono a due categorie di persone: o sono imprenditori con pochi scrupoli che approfittano dell’emergenza climatica per fare affari: ce ne sono sempre stati nella storia, li abbiamo avuti per i terremoti figuriamoci se non ci sono per i cambiamenti climatici. Oppure sono persone in buona fede che non condividono che la vegetazione, la natura, la biodiversità siano i primari strumenti di contrasto ai cambiamenti climatici. Questi ultimi si affidano a una ricetta novecentesca, ormai superata, basata esclusivamente sulla tecnologia.

La costruzione di campi eolici e fotovoltaici senza distruggere la natura è possibile, ma riduce i profitti delle imprese. È infatti più economico installare pannelli fotovoltaici al posto di un bosco che di un’area industriale dismessa; pertanto le imprese per guadagnarci di più chiedono di eliminare suolo, natura e biodiversità. Stupisce però che vi siano autorevoli scienziati che non solo non hanno a cuore il decalogo di cui sopra, ma non riescono a riconoscere la ennesima speculazione economica a danno dell’ambiente e degli stessi cambiamenti climatici.

Ho una domanda di fondo da porre al mondo ambientalista: perché dividersi? Perché in campi in cui si possono trovare soluzioni condivise invece di promuoverle si preferisce assumere posizioni avverse? Nel caso dei campi fotovoltaici ed eolici è possibile avere soluzioni che soddisfano tutte le esigenze. Visto che il professor Armaroli è di Bologna, se volesse potrei accompagnarlo per una dimostrazione concreta di quanto sia possibile realizzare campi fotovoltaici ed eolici senza abbattere la natura, facendogli visitare aree dismesse e già urbanizzate.

Professore, se è interessato mi contatti e poi se vuole scriviamo insieme un articolo in cui dimostriamo che il mondo ambientalista sa collaborare e lavorare per un reale obiettivo comune.

Alessandro Delpiano, ingegnere urbanista, è direttore della Pianificazione territoriale della Città metropolitana di Bologna

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