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Ambiente

Rischio fotovoltaico per la riserva di Vauda

L’area protetta piemontese non è salva: la società che vuole coprire 70 ettari di terreni agricoli con 498mila pannelli ha fatto ricorso contro la delibera della Provincia di Torino che bocciava il progetto, che verrebbe realizzato su terreni del Demanio militare. Slow Food scrive ai ministri Mauro, Orlando e De Girolamo di fermare definitivamente l’intervento, che fa parte di un piano di "valorizzazione" degli asset della Difesa, come spiega l’inchiesta di Ae 151

La Riserva naturale della Vauda non è salva: Belectric non ha rinunciato al progetto di istallare sull’area protetta del Canavese, in provincia di Torino e di proprietà del Demanio militare, 498mila pannelli fotovoltaici, per un totale di 44mila kW.

Lo ha annunciato nei giorni scorsi il presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta, con un comunicato stampa in cui annuncia che "la società Belectric Italia ha presentato ricorso al Tar Piemonte contro la delibera della Provincia di Torino che il 30 luglio scorso ha respinto il progetto per realizzare un mega impianto fotovoltaico consumando 70 ettari di suolo libero".
L’intervento all’interno della Vauda rientra in un piano di valorizzazione dei beni del demanio militare che, come spiega un’inchiesta di Duccio Facchini pubblicata sul numero 151 di Altreconomia (luglio/agosto 2013), riguarda ben 600 ettari di terreni agricoli che Difesa Servizi spa, una società del ministero, vorrebbe trasformare in parchi fotovoltaici.  



Slow Food
-che già nel luglio scorso aveva indirizzato ai ministri Andrea Orlando, Mario Mauro e Nunzia De Girolamo una lettera per scongiurare il progetto, firmata tra gli altri da Carlo Petrini, Roberto Burdese, Luca Mercalli, Don Luigi Ciotti, Salvatore Settis- ha ribadito la propria contrarietà al parco fotovoltaico all’interno della Riserva naturale della Vauda, inviando ai tre una nuova "lettera aperta", firmata dal presidente Roberto Burdese:

Onorevoli Ministri Mario Mauro, Nunzia De Girolamo e Andrea Orlando,

vi scrivo per segnalare, ancora una volta, il tentativo maldestro di mettere le mani su un’importante porzione del territorio piemontese: la Riserva Naturale de la Vauda.

Nel mese di luglio scorso, Slow Food aveva deciso di sostenere la lotta per la tutela di questo immenso bene comune naturale, con un appello rivolto a tutti voi, Ministri competenti, e agli amministratori locali interessati. L’appello fu firmato, oltre che da me, da Carlo Petrini, Salvatore Settis, Luca Mercalli, Stefano Rodotà, Don Luigi Ciotti e Padre Alex Zanotelli.

Il progetto di coprire decine e decine di ettari di terreni liberi con una distesa di pannelli fotovoltaici non ci ha trovati d’accordo allora e non ci trova d’accordo, a maggior ragione, oggi. Siamo e resteremo contrari a questa iniziativa distruttiva non solo perché crediamo che fermare il consumo di suolo agricolo fertile e il degrado paesaggistico sia necessario e urgente in questo Paese, ma anche perché la Riserva Naturale La Vauda è inserita nel progetto europeo Natura 2000 (il principale strumento della politica ambientale dell’Unione Europea per la conservazione delle biodiversità) e proteggere questo territorio significa tutelare la biodiversità.

In questi giorni ci è giunta notizia del ricorso che la Ciriè Centrale PV Sas (per conto della Belectric Italia Srl) avrebbe rivolto contro la Provincia di Torino che il 30 luglio scorso con una delibera di Giunta aveva espresso parere negativo al progetto.

C’è da dire che non solo la Provincia di Torino si è espressa in maniera contraria a questa irragionevole iniziativa, ma si sono opposti anche altri Comuni interessati (per esempio San Francesco al Campo e San Carlo Canavese) e numerosi comitati di cittadini e associazioni.

Per tutti questi motivi, chiediamo con forza proprio a voi Ministri competenti di fermare definitivamente questa follia che provocherebbe la distruzione di un immenso habitat naturale proprio alle porte di Torino (se davvero si vogliono recuperare alcuni siti militari, del resto, si possono utilizzare per i pannelli fotovoltaici i tetti e il cementificato già esistente).

Forse è arrivato il momento di mettere da parte tutti quei progetti, come quello che riguarda la Riserva Naturale de La Vauda, in cui gli interessi privati prevalgono in modo così netto sull’interesse della collettività, dell’ambiente e del futuro di tutti noi.

Cordialmente,

Roberto Burdese, Presidente Slow Food Italia
 

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