I migranti forzati nel mondo sono oltre 100 milioni: sono in fuga da povertà, guerre, violenze, in cerca d’una vita migliore. L’Europa “democratica”, Italia compresa, ha però chiuso occhi e frontiere, delegando ai Paesi terzi il “lavoro sporco”, rinnegando i diritti umani, disseminando le rotte di ostacoli.
Che cos’ha in comune Madina, bambina afghana, con il giovane curdo Abdul o con Awira, donna siriana? Sono tutti “respinti”, persone che la ricca Europa ha relegato ai margini dei propri confini e della storia. Questo libro non si limita a spiegare il significato di parole cupe, come “respingimenti”, “riammissioni”, “confinamenti”, ma ricostruisce con pazienza – dati alla mano e storie nel cuore – i tasselli della “strategia” che i Paesi Ue, Italia in primis, hanno adottato, nel silenzio dei media, per difendere le “sporche frontiere” di mare e di terra. La negazione del diritto di asilo, la vergogna dei campi, la violenza costantemente praticata nei confronti di persone inermi, costrette a vivere sospese e in condizioni inumane, a rischiare la vita nelle traversate, tra le dune, le onde, i boschi, la corrente dei fiumi e il filo spinato. Una decisa denuncia delle ipocrisie dei governi e delle istituzioni europee (inclusa l’Agenzia Frontex), pronti ad accogliere gli ucraini, applicando un odioso “due pesi e due misure”. Una nota di speranza grazie all’impegno delle Ong e dei “solidali”, singoli od organizzati.
Con la prefazione di Gianfranco Schiavone e preziosi testi di Caterina Bove, Anna Brambilla, Riccardo Gatti, Maurizio Veglio, Cristina Molfetta.
L’ipocrisia dell’Europa che spalanca benevolmente le porte agli ucraini ma le chiude agli altri migranti, più scomodi e non bianchi.
“Gli ucraini, giustamente, potranno avere da subito servizi sociali, scuola, entrare nel mondo del lavoro. Nel frattempo poche migliaia di afghani, siriani e iracheni vengono ancora tenuti fuori dalle frontiere polacche. Tra loro ci sono anche donne e bambini, che sono stati colpiti con gli idranti e ai quali non è stata data neanche la possibilità di essere assistiti e nutriti. Mentre scriviamo – peraltro – continuano i finanziamenti italiani alla cosiddetta guardia costiera libica, che riporta i migranti in veri e propri lager. Per chi viene dall’Africa, anche se in fuga da conflitti, fazioni estremiste e dittature non sono mai stati attivati canali legali di ingresso. Certo questi conflitti hanno meno possibilità di colpirci direttamente. Certo, le vittime di questi conflitti non sono bianchi. Ma i bambini non sono tutti uguali?” Cristina Molfetta, Fondazione Migrantes
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