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I giorni del G8 2001 di Genova vent’anni dopo restano una ferita aperta. Questo breve e pregnante scritto dell’ex magistrato Roberto Settembre, estensore della sentenza d’appello sui fatti di Bolzaneto, spiega come quella sospensione della democrazia non fu un fulmine a ciel sereno e perché è ancora attuale domandarsene la ragione. I fatti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (2020) dimostrano che quelle ragioni sono ancora attuali, nonostante i processi, nonostante le pronunce della Corte europea dei diritti dell’uomo contro l’Italia, nonostante i trattati internazionali e le Carte dei diritti, nonostante la legge sulla tortura del 2017.
L’autore non cauterizza queste ferite ma le lascia sanguinare, osservando che la “giustizia”, per essere tale, deve concludere il suo percorso e giungere al giudizio, cosa che non è successa per la maggior parte dei crimini commessi al G8 2001 di Genova, in primis per l’uccisione di Carlo Giuliani.
In poche vigorose pagine Settembre affronta il tema aperto del monopolio della violenza delle “forze dell’ordine” e del “tradimento della Costituzione” da parte di chi ha infierito su persone inermi cantando canzoni fasciste o affermando “Li abbattiamo come bestiame”. Un pamphlet stringato quanto necessario che invita ad avere cura della cultura democratica.
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