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Ambiente / Approfondimento

Una “pezza” costosa per Brebemi

Uno dei tabelloni luminosi lungo la Brebemi, che corre per circa 60 chilometri tra l'est milanese e l'ovest bresciano

La società che gestisce l’A35 vorrebbe realizzare un “raccordo” con l’A4 Milano-Venezia, che costerebbe circa 50 milioni di euro e occuperebbe altri 60 ettari di suolo. Legambiente Lombardia lo contrasta al TAR, mentre i conti di Brebemi spa inviterebbero a valutare con maggior rigore gli investimenti

L’incubo della Brebemi non è ancora finito. Dopo aver seminato di cemento e asfalto quasi 900 ettari di suoli agricoli per collegare l’Ovest bresciano con l’Est milanese, senza toccare le due città, la società che gestisce l’opera -Brebemi spa- ha annunciato il 20 gennaio l’avvio dei lavori per realizzare una “interconnessione tra A35 Brebemi e A4”, cioè la Milano-Venezia che corre poco più a Nord.
L’obiettivo è quello di drenare il traffico dalla vecchia autostrada (l’A4) per trasferirlo sulla nuova (l’A35), che nonostante gli annunci roboanti della società (“i numeri sono in costante crescita registrando un incremento del 25,3% rispetto ai volumi di traffico del 2015”) resta una delle cenerentole del panorama autostradale italiano: nei primi 9 mesi del 2016, i transiti registrati sulla Brebemi sono stati pari al 37% rispetto alla media nazionale (dati Aiscat).

Secondo le stime di Legambiente Lombardia, il “raccordo” andrà ad occupare altri 60 ettari di suolo, nel territorio di cinque Comuni (Castegnato, Cazzago San Martino, Ospitaletto, Roncadelle e Travagliato): la nuova lingua d’asfalto dovrebbe misurare circa 6 chilometri, pari a un decimo dell’autostrada in esercizio dal luglio del 2014.

Nei primi 9 mesi del 2016, i transiti registrati sulla Brebemi sono stati pari al 37% della media nazionale (dati Aiscat)

L’associazione ambientalista, però, ritiene che Brebemi spa non sia legittimata ad avviare i lavori, come spiega un dettagliato ricorso presentato a fine dicembre 2016 al TAR della Lombardia, e non ancora discusso: la nuova tratta, infatti, viene presentata come un “raccordo”, alla quale si accompagna la realizzazione di una “piastra”, che dovrebbe ospitare la barriera di entrata e d’uscita con 11 piste, mentre dal punto di vista infrastrutturale e amministrativo dovrebbe essere considerata una nuova autostrada. E questo significa, perciò, che prima di avviare i lavori il progetto del raccordo dovrebbe essere sottoposto a valutazione d’impatto ambientale. Legambiente sottolinea che i “lavori per la realizzazione della A35 sono stati ultimati oltre due anni fa e l’autostrada è attiva dal 23 luglio 2014”, e le varianti si possono approvare solo in corso d’opera. “Non trattandosi di grande opera strategica né di variante alla stessa”, perciò, il progetto del raccordo avrebbe dovuto seguire “l’iter ordinario dettato dal titolo I, parte 2 del codice dell’ambiente (d.lgs 3 aprile 2006 n. 152)”. Legambiente sottolinea come nessun progetto legato alla Brebemi -né il preliminare, né il definitivo, né l’esecutivo- avessero mai menzionato l’esistenza di un collegamento diretto tra l’A4 e la nuova A35.

Dario Balotta, responsabile Infrastrutture di Legambiente Lombardia, annuncia ad Altreconomia che l’associazione sta elaborando in questi giorni (il nostro colloquio è del 24 gennaio 2017, ndr) per il TAR una richiesta di sospensiva. Chiederà, cioè, al tribunale amministrativo di “bloccare” l’avvio dei lavori in attesa di una sentenza nel merito rispetto al ricordo già presentato.
Nel frattempo, Brebemi spa -il primo azionista è col 78% Autostrade Lombarda spa, una società che vede Intesa Sanpaolo, e i gruppi Gavio, Pizzarotti ed Unieco- potrebbe rispondere a una domanda: come verrà finanziato l’investimento previsto per il “raccordo”, stimato in circa 50 milioni di euro?

Saperlo è fondamentale, perché la sostenibilità economica di Brebemi è in equilibro precario: in attesa di leggere il bilancio del 2016, quel che è certo è che tra il 2014 e il 2015 la società ha cumulato perdite pari a oltre 104 milioni di euro, pari al doppio dei ricavi nello stesso periodo, e sta ricevendo un sostegno economico pubblico per complessivi 320 milioni di euro da parte di Regione Lombardia (tre rate da 20 milioni di euro) e dello Stato (13 rate da 20 milioni di euro), che ha garantito anche un allungamento della concessione di 5 anni.
Una lettura dei bilanci di Brebemi evidenzia poi che la “falla” principale nei conti è legata alla voce oneri finanziari, ovvero alla restituzioni degli interessi sul prestito monstre ottenuto per realizzare l’autostrada (è pari a 1,52 miliardi di euro quello ottenuto da Banca europea degli investimenti e Cassa depositi e prestiti, due soggetti para-pubblici dato che le banche private consideravano troppo rischioso finanziare la costruzione dell’A35): in due anni Brebemi spa ha pagato 195 milioni di euro di “oneri”, mentre nello stesso periodo i “ricavi” da pedaggi sono stati pari ad appena 52,5 milioni di euro.

Questi “oneri finanziari” hanno contribuito in maniera determinante all’incremento record del pedaggio autostradale che è stato registrato su Brebemi spa dal 1° gennaio 2017, pari al 7,88%, mentre quello medio su tutta la rete nazionale è -secondo il ministero delle Infrastrutture- dello 0,77%.

In due anni Brebemi spa ha pagato 195 milioni di euro di “oneri”, mentre nello stesso periodo i “ricavi” da pedaggi sono stati pari ad appena 52,5 milioni di euro

Anche se la società ha risposto prorogando l’offerta di uno sconto a tutti gli automobilisti che percorrono la tratta fino al 31 dicembre 2017, e incrementandolo dal 15% al 20% del pedaggio, quanto già ricordato -il finanziamento pubblico, l’allungamento della concessione- rende ancora attuali le domande che ponemmo un paio d’anni fa a Brebemi spa, “chi paga lo sconto?”, quando la misura venne annunciata la prima volta (avrebbe dovuto essere in vigore tra gennaio e maggio 2015). Oggi abbiamo alcuni elementi in più per rispondere: alla fine, paga ogni cittadino italiano, come contribuente.

Ha davvero senso, a queste condizioni, continuare ad investire sulla A35? Ha le idee chiare Intesa Sanpaolo, primo azionista della società: “Brebemi e le altre attività autostradali che ci vedono partecipare saranno oggetto di dismissione entro il 2017” ha dichiarato nel 2015 l’ad Carlo Messina, che sta cercando di passare dalle parole ai fatti, ma si scontra con le difficoltà di trovare acquirenti; nel frattempo, tra il 2014 e il 2015, il valore della partecipazione nei bilanci del gruppo bancario è stata svalutata per circa 70 milioni di euro.

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