Ambiente / Varie
Petrolio, il futuro è nero
L’Europa potrebbe risparmiare fino a 29 miliardi di dollari all’anno riducendo il fabbisogno di carburante "fossile" nel settore dei trasporti, grazie all’attuazione delle politiche per il contenimento dei cambiamenti climatici, legate all’Accordo di Parigi. Gli scenari delineati nel rapporto “Oil Market Futures”, dell’European Climate Foundation
Tra il 2000 e il 2015, l’adozione di standard più restrittivi sui consumi e sulle emissioni dei mezzi di trasporto ha portato a un risparmio complessivo di circa 5 miliardi di barili di petrolio. È a partire da queste premesse che il report “Oil Market Futures”, diffuso dall’European Climate Foundation alla vigilia della Giornata delle terra, e della firma da parte di oltre 160 Paesi dell’Accordo di Parigi sul clima (frutto della COP21 del dicembre 2015), evidenzia i possibili impatti positivi, anche in termini economici, di una lotta efficace ai cambiamenti climatici: porteranno ad una ulteriore riduzione nel consumo di petrolio, stimata in circa 11 milioni di barili al giorno entro il 2030, e 33 milioni di barili al giorno entro il 2040.
“Oil Market Futures” evidenzia anche che cosa accadrebbe se il mondo, e l’Europa, non mettessero in atto alcuna politica per la riduzione dei cambiamenti climatici e il contenimento dell’aumento medio della temperatura globale entro 1.5°C, ovvero quanto deciso a Parigi dall’United Nation Framework on Climate Change (UNFCC): il consumo di petrolio potrebbe passare dai 91 milioni di barile per giorno nel 2015 a 112 nel 2030 (più 19%) ed incrementarsi di un ulteriore 35% entro il 2050, fino a 151 milioni di barili al giorno. Questo comporterebbe, anche, un aumento nel prezzo del greggio, fino a 130 dollari per barile.
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