Ambiente
L’oasi e i rifiuti
In Sicilia la contrarietà del Comune di Noto non basta a fermare l’apertura di una discarica ai margini della Riserva naturale orientata di Cavagrande del Cassibile. All’inizio del 2014 è arrivato il parere negativo dell’assessorato regionale ai Beni culturali, ma resta pendente un ricorso amministrativo che potrebbe far ripartire l’iter autorizzativo —
Tra le rocce dei monti Iblei il corso del fiume Cassibile forma un canyon dalle pareti ripide, profondo fino a 250 metri. Lunga una decina di chilometri, è una delle aree protette più grandi e importanti della Sicilia: la Riserva naturale orientata di Cavagrande del Cassibile (www.cavagrandedelcassibile.it) occupa circa 2.760 ettari, e si estende tra i comuni di Noto (Sr), Avola (Sr) e Siracusa.
In contrada Stallaini (Noto), a circa 300-400 metri dal canyon, è stata autorizzata a fine 2012 l’installazione di una discarica per lo smaltimento di amianto e di rifiuti provenienti da aree industriali, terreni bonificati, lavorazioni delle cave ed edili, che verrebbe realizzata dalla ditta agrigentina So Ambiente srl.
L’intervento rischia di modificare l’ecosistema di un’area ricca di vegetazione, un regno della biodiversità: oltre all’alterazione dei tratti fisici della zona, a seguito dei lavori di ampliamento della strada e alle conseguenze legate all’aumento di traffico di mezzi pesanti, la natura calcarea della roccia (ad alta porosità) faciliterebbe le infiltrazioni nella falda.
La presenza di una discarica, inoltre, potrebbe danneggiare il turismo: il sito, divenuto riserva nel 1990, riceve annualmente la visita di migliaia di turisti, guidati alla scoperta dei sentieri ricchi di vegetazione che si snodano al suo interno e dei famosi laghetti che, in estate, diventano luogo di refrigerio per chi desidera fare un bagno in una cornice paradisiaca.
La storia dell’intervento di So Ambiente srl è lunga. Il progetto di discarica “risale a diversi anni fa, ma ha conosciuto un’accelerazione nel 2010, con l’apertura della Conferenza dei servizi -spiega Corrado Bianca, assessore all’Urbanistica del Comune di Noto-. Tuttavia, solo a gennaio 2013, con la notifica del decreto di rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) alla società ci siamo resi conto di ciò che stava avvenendo. Siamo responsabili, non abbiamo vigilato abbastanza”. Per capire questa vicenda bisogna partire dalla Conferenza dei servizi del 25 novembre 2010. Tre anni fa, in quella sede, il Comune di Noto espresse la necessità di approfondimenti, dato che l’area interessata dal progetto era vicina ai siti d’interesse comunitario “Cava Contessa” (400 metri a Sud) e “Cavagrande del Cassibile, Cava Cinque Porte, Cava e Bosco Bauli” (400 metri a Nord). Meno di un mese dopo, il 16 dicembre 2010, l’Ufficio tecnico comunale dava parere negativo in materia di valutazione di impatto ambientale (Via), dichiarandosi contrario alla realizzazione della discarica.
Nacque allora il conflitto con la Regione Sicilia, perché il parere trasmesso dal Comune sarebbe arrivato in ritardo: nell’ambito di una Conferenza dei servizi, dopo 15 giorni scatta il principio del silenzio-assenso, anche se questo principio non dovrebbe riguardare le procedura Aia e quelle di Via e Vas, la valutazione ambientale strategica, che prevedono che i pareri siano esplicitamente acquisiti, anche se tardivi, come ha sottolineato in una interrogazione il deputato regionale del Movimento 5 Stelle Stefano Zito, facendo riferimento stabilito in sede giurisdizionale il Consiglio di Stato: “Abbiamo presentato una mozione per chiedere la revoca dell’autorizzazione. Vigiliamo affinché sia calendarizzata”. Nel frattempo, a partire dalle ultime settimane del 2010, sono stati acquisiti i pareri favorevoli di Arpa, Genio civile di Siracusa, Sovrintendenza ai beni culturali, Azienda sanitaria provinciale di Siracusa, anche se alcuni ponevano prescrizioni per il rilascio dell’Autorizzazione.
L’adozione del Piano paesaggistico della Provincia di Siracusa -a febbraio 2012- evidenzia che l’area è vincolata e sottoposta al livello di tutela 2-3, che prevede il divieto di costruire discariche e impone di evitare opere incompatibili con la tutela dei valori ambientali o che comportino varianti urbanistiche. Un mese dopo, il Comune di Noto sancisce all’unanimità il proprio no alla discarica. Ma non basta: il 21 dicembre 2012, l’assessorato Ambiente e territorio della Regione Sicilia rilascia l’Aia, e il decreto viene notificato al Comune di Noto l’8 gennaio 2013.
Secondo la Regione la contrarietà dell’ente comunale, sottolineata in una nota del luglio del 2012, si sarebbe limitata alle considerazioni di un professionista esterno, comprensive di prescrizioni, ma non esprimeva la volontà del Comune. Tale “mancanza” veniva acquisita come parere favorevole, sempre in virtù del principio del silenzio-assenso. Così, nel protocollo con cui si notifica il decreto, si afferma che il progetto come approvato costituisce automaticamente variante del Piano regolatore del Comune.
Una scelta che porta i rappresentanti del municipio netino a preparare un ricorso al Tar, per contestare quella che appare come una forzatura delle procedure autorizzative (la decisione era attesa per il 23 novembre, quando Ae 155 era già in stampa). Nemmeno il tempo di perfezionare il ricorso che entra in gioco un’altra variabile: a febbraio 2013, l’Assessorato regionale all’Energia, a seguito di un’informativa della Procura di Agrigento, revoca tutte le autorizzazioni rilasciate alla So Ambiente srl (anche quelle a realizzare due discariche in territorio agrigentino, oltre a Cavagrande). L’informativa avrebbe riguardato il rischio di infiltrazioni mafiose a causa di legami di alcuni soci con soggetti ritenuti “controindicati”, in quanto arrestati nel corso di alcune operazioni di Polizia. L’elemento avrebbe lasciato presagire, secondo la Procura, la possibilità di un condizionamento nella gestione dell’impresa da parte della malavita.
Mentre a Noto si sperava in uno stop definitivo, i legali rappresentanti della So Ambiente, in virtù della scarcerazione dei soggetti ritenuti controindicati dalla Prefettura, presentavano un immediato ricorso al Tar, respinto. È stato il Consiglio di giustizia amministrativa (Cga, l’equivalente siciliano del Consiglio di Stato) che ha accolto il ricorso, a luglio 2013, consentendo a So Ambiente di ottenere nuovamente le autorizzazioni per le tre discariche.
L’organo di giustizia amministrativa, infatti, in virtù della scarcerazione dei soggetti segnalati dalla Prefettura di Agrigento, ha ordinato la sospensione dell’esecuzione dei provvedimenti di revoca e dell’informativa prefettizia. Riguardo, invece, alla questione della legittimità delle autorizzazioni per la realizzazione della discarica in un’area vincolata come quella di Cavagrande, il Cga ha rimandato la questione al Tar, che avrebbe dovuto pronunciarsi entro la fine del 2013, salvo rimandare la sentenza poiché So Ambiente avrebbe presentato nuovi elementi.
Il Comune di Noto però non si è arreso: “Abbiamo nuovamente espresso -afferma l’assessore Corrado Bianca- tutta la nostra contrarietà alla discarica, inviando un documento al presidente della Regione e agli assessorati Ambiente e territorio, Energia e Beni Culturali, diffidandoli dal rilasciare ulteriori atti autorizzativi. Il Piano paesaggistico provinciale è stato ignorato, la variante al Prg è stata apportata in sede di Conferenza dei servizi, sulla base di un silenzio-assenso discutibile, senza passare dal Consiglio comunale. Noi lotteremo per evitare che venga distrutta un’area importante come quella di Cavagrande”.
A livello regionale, sono state presentate interrogazioni da consiglieri del Pd e del Movimento 5 Stelle. Ad agosto 2013 è stata presentata anche un’interrogazione in Senato da otto senatori del Pd, su iniziativa della senatrice siciliana Venera Padua. La parola al ministro dell’Ambiente, che a oggi non ha ancora risposto. —
(Aggiornato al 3 febbraio 2014)