Lo sguardo ambiguo si posa sul pianeta – Ae 42
Numero 42, settembre 2003Grazie ai satelliti oggi possiamo conoscere meglio la salute dell'ambiente e aiutare lo sviluppo sostenibile. Ma anche trovare più facilmente risorse da depredare. E combattere nuove guerreGuardare la Terra dall'alto può essere un buon esercizio: ci aiuta…
Numero 42, settembre 2003
Grazie ai satelliti oggi possiamo conoscere meglio la salute dell'ambiente e aiutare lo sviluppo sostenibile. Ma anche trovare più facilmente risorse da depredare. E combattere nuove guerre
Guardare la Terra dall'alto può essere un buon esercizio: ci aiuta capire che il nostro pianeta è un'oasi preziosa che dobbiamo preservare e curare, ma può essere anche un modo per depredarne più rapidamente le risorse.
Di fatto le ricadute della ricerca spaziale hanno alimentato tutte e due queste tendenze e, come al solito, l'uso degli strumenti che la moderna tecnologia ci mette a disposizione dipende essenzialmente dalle nostre scelte economiche e politiche.
Un esempio eclatante è quello dello sfruttamento delle risorse marine. Le grandi flotte per la pesca d'altura sfruttano sofisticate tecnologie e i satelliti per localizzare i banchi di pesci, e il risultato è una drammatica riduzione delle popolazioni ittiche in tutti gli oceani. Una ricerca canadese mostra che negli ultimi dieci anni le popolazioni di grandi pesci si sono ridotte al 10% e se non si pongono rapidamente dei limiti alla pesca tra qualche anno molte di loro potrebbero sparire del tutto. Per questa ricerca sono stati usati gli stessi satelliti che forniscono indicazioni ai pescherecci e che potrebbero servire per controllare una moratoria.
È solo un esempio tra i tanti che si potrebbero fare: dallo sfruttamento delle foreste, al petrolio, alle riserve minerarie.
Ma non è solo sul versante delle risorse che i satelliti forniscono informazioni.
Le condizioni fisiche del suolo e dei mari, le variazioni climatiche, lo stato dell'atmosfera e del suo inquinamento, l'evoluzione degli insediamenti umani e delle coltivazioni, sono tutti argomenti su cui le osservazioni satellitari possono rivelarsi molto utili. Integrando queste informazioni che ci arrivano dallo spazio con quelle che possiamo raccogliere a terra, grazie a foto aeree, indagini, censimenti e osservazioni sul posto, possiamo comprendere e analizzare meglio molti problemi legati allo sviluppo delle attività umane e alla loro interazione con il territorio, costruendo mappe che ci mostrino l'andamento d'insieme dei fenomeni su vasti territori, o ci aiutino ad analizzarne i dettagli e a studiarne gli sviluppi su tempi più o meno lunghi.
La gestione di tutte questa tecnologia si è concretizzata in questi anni nei Gis (Geographic Information System) i cui prodotti sono carte tematiche che illustrano la distribuzione di risorse, popolazioni, condizioni climatiche, rischi ambientali nonché, come abbiamo avuto modo di verificare abbondantemente durante l'invasione dell'Iraq, l'andamento dei conflitti. Circa l'80% delle bombe cadute sull'Iraq erano guidate da sistemi di posizionamento satellitari, ben più sicuri (per i piloti) delle bombe a guida laser o teleguidate, e le immagini raccolte in tempo reale dai satelliti hanno avuto un ruolo determinante nel decidere lo svolgimento dei combattimenti.
I Gis vengono acquistati da compagnie petrolifere, minerarie, assicurative, agroalimentari ecc., ma anche ministeri, agenzie governative e non, amministrazioni locali. A queste strutture pubbliche un Gis offre la possibilità di analizzare problemi di gestione del territorio (dal verde alla pianificazione edilizia al catasto delle proprietà) o problemi sociali come la salute pubblica, l'istruzione o la criminalità, e questo potrebbe essere il modo migliore di utilizzare le informazioni ottenute dai satelliti. !!pagebreak!!
La possibilità di presentare in modo sintetico e comprensibile le caratteristiche territoriali di fenomeni complessi può rivelarsi uno strumento utile alla crescita della partecipazione democratica di associazioni e cittadini. Un esempio è l'atlante delle periferie di Roma, realizzato lo scorso anno dall'amministrazione capitolina, utilizzando le riprese del satellite Ikonos (vedi pag. 33). Nelle parole dell'amministrazione “L'atlante serve a farci capire ciò che esiste in termini di infrastrutture e servizi e ciò che c'è da fare. Visualizza diritti, bisogni soddisfatti e non. Si autoqualifica come vera e propria carta dei diritti delle cittadine e dei cittadini delle periferie romane. Vuole essere il punto di partenza di riferimento per ogni intervento futuro dell'amministrazione”.
Un obiettivo ancora più ambizioso è utilizzare queste nuove tecnologie per promuovere uno sviluppo globale sostenibile.
Fin dai tempi dell'Agenda 21 di Rio de Janeiro (1992) il problema dell'accesso alle informazioni sullo stato del pianeta è stato indicato come uno dei più importanti, e da allora sono state avviate diverse iniziative sperimentali per sviluppare basi di dati e reti di comunicazione che offrano strumenti di programmazione, soprattutto ai Paesi poveri che ne sono privi.
Alcuni esempi significativi di applicazione di queste tecniche hanno dimostrato la loro utilità, ad esempio nella scelta delle strategie per contrastare la desertificazione nell'Africa sub-sahariana, o per documentare la deforestazione in Amazzonia e nell'Africa equatoriale. Ma si tratta quasi sempre di studi isolati e che poco hanno influito sulle scelte politiche dei Paesi interessati.
Ovviamente non basta disporre di strumenti di indagine raffinati per orientare nel modo giusto le scelte delle classi dirigenti, ma il problema non è solo questo. Ci sono da risolvere grosse difficoltà legate soprattutto a due ordini di fattori: le risorse economiche e le possibilità di accesso ai dati. Per ora le uniche fonti di finanziamento sono gli aiuti internazionali, insufficienti da una parte, e dall'altra destinati e rientrare nelle tasche dei Paesi donatori, unici in grado di fornire formazione a questi livelli e a gestire le reti di comunicazione.
A queste difficoltà economiche si aggiunge il problema dell'accesso ai dati, detenuti dalle agenzie spaziali dei Paesi ricchi e dalle grandi compagnie private che gestiscono i satelliti. Solo le immagini a bassa risoluzione sono distribuite gratuitamente o a prezzi bassi, mentre per l'alta risoluzione i costi sono notevoli (variano da 20 a 200 dollari al km2, a seconda della risoluzione e del livello di elaborazione delle riprese). In alcuni casi poi le immagini non sono disponibili per ragioni di sicurezza: come dicono i militari, le immagini satellitari sono “merce sensibile”, il cui commercio va in qualche modo regolato.
Infatti il 13 maggio scorso la Casa Bianca ha reso note le direttive dell'amministrazione Bush sul telerilevamento, e l'espressione che ricorre più spesso in questo documento è “national security”. Il suo obiettivo è di indicare come tutti gli operatori che si occupano di attività spaziali, pubblici o privati che siano, devono rispettare le esigenze di sicurezza nazionale, dettate dai ministeri della Difesa e degli Esteri.
In pratica ogni compagnia che intenda intraprendere una attività spaziale deve chiedere una licenza, che viene rilasciata caso per caso, regolando anche le informazioni e la tecnologia che può essere venduta al di fuori degli Stati Uniti. Per una amministrazione che si proclama ultraliberista si tratta di una bella limitazione alla libertà di impresa, che si potrebbe pensare dettata dall'ossessione di Bush per la sicurezza. !!pagebreak!!
Ma non è così: una direttiva simile era già stata emanata nel 1994 da Clinton e ora si tratta solo di adattare le regole alle nuove esigenze del settore, dove l'attività delle compagnie private è in forte crescita.
Imponendo queste regole l'amministrazione si impegna nel contempo a sviluppare tutte le attività in cui i privati non possono impegnarsi, perché poco redditizie, e le tecnologie di punta che ancora non possono essere rese di pubblico dominio. Insomma, niente di nuovo sotto il sole del liberismo: lo Stato si accolla le spese di ricerca più rischiose economicamente e i privati fanno affari sotto l'egida dei militari, avendo come cliente privilegiato lo stesso governo che in cambio impone loro qualche regola.
La conferma che si tratta di un meccanismo ben sperimentato si ha scorrendo l'elenco delle compagnie americane che hanno ricevuto una licenza per attività spaziali. Le prime due licenze furono rilasciate nel 1993 alla EarthWatch (ora Digital Globe) e alla Space Imaging, le due società leader del settore che gestiscono i satelliti di telerilevamento con la miglior risoluzione oggi disponibile sul mercato: Quickbird e Ikonos.
I principali investitori in Digital Globe sono Itt, Morgan Stanley e Ball Aerospace (che nel 2002 ha fatto il 96% del suo fatturato con il governo Usa), cui si aggiungono Hitachi e la italiana Telespazio. I soci principali in Space Imaging sono invece Lockheed Martin Space Systems, Raytheon Systems Company, Mitsubishi e Hyundai.
Ovviamente non sono solo le compagnie private a investire nel lancio di satelliti per telerilevamento. Il ruolo principale spetta ancora alle grandi agenzie nazionali o multinazionali, come la Nasa in America o l'Esa in Europa. Il fatto è che lanciare uno di questi aggeggi costa qualche decina di milioni di dollari e poi bisogna pensare alle stazioni di comunicazione a terra e a tutto il personale necessario per l'elaborazione dei dati. Gli investimenti necessari sono tali che solo l'intervento degli Stati, diretto o indiretto (attraverso ricche commesse), può rendere l'impresa sostenibile.
Tutti cercano di vendere anche a utenti privati le informazioni e le immagini raccolte, ma per ora non sembra credibile che questo basti a rientrare dalle spese.!!pagebreak!!
Chi telerileva: in Europa l'Esa, in Italia Telespazio (gruppo Finmeccanica)
Le attività spaziali europee sono gestite dall'Esa (European Space Agency). La direzione dell'agenzia è a Parigi, ma il centro operativo da cui si controllano la maggior parte delle missioni spaziali è a Darmstadt , in Germania, e altri centri di ricerca sono sparsi in vari Paesi europei (in Italia si trova l'Esrin, a Frascati, dove si concentrano le ricerche sull'osservazione della Terra).
L'Esa vende i suoi prodotti attraverso Eurimage, una società controllata da Telespazio e da Astrium, a sua volta controllata da Eads (European Aeronautic Defence and Space Company), la maggior compagnia aerospaziale europea, nata dalla fusione della tedesca DaimlerChrysler Aerospace, della francese Aerospaziale Matra e dalla spagnola Casa.
Le attività spaziale del nostro Paese sono gestite dall'Agenzia spaziale italiana (Asi), costituitasi nel 1988. Oltre alla partecipazione all'Esa l'agenzia italiana sviluppa proprie attività di ricerca spaziale in collaborazione con la Nasa e altri enti.
Telespazio, del gruppo Finmeccanica, è la società italiana leader nel settore, che copre tutte le attività relative al telerilevamento, dall'acquisizione ed elaborazione dei dati satellitari, allo sviluppo di software e prodotti fino alla loro commercializzazione. In Italia operano un'altra decina di società più piccole che si occupano di telerilevamento e di Gis, acquistando le immagini dalle grandi agenzie europee e americane.
In Francia la ricerca spaziale è affidata al Cnes (Centre Nationale d'Études Spatiales) che è il maggior azionista (41%) della società francese SpotImage che gestisce i satelliti Spot. Il secondo azionista di SpotImage è ancora Eads (40%).
Questione di risoluzione
La massima risoluzione oggi raggiungibile nelle immagini riprese da satellite è riservata ai satelliti spia di uso militare, che sono in grado di distinguere particolari al suolo di circa 20 cm. Quanto basta per distinguere chiaramente le caratteristiche di un veicolo o la presenza di un uomo, ma non per riconoscerlo. I satelliti civili non arrivano a tanto e consentono solitamente risoluzioni dell'ordine di qualche decina di metri. Solo le immagini di risoluzione ancora inferiore (fino a 100 m) sono disponibili gratuitamente o a basso costo. I due satelliti commerciali che offrono la migliore risoluzione sono Ikonos (con una risoluzione di circa un metro) e Quickbird, che arriva a 60 cm.!!pagebreak!!
Ue contro Usa nella battaglia del Gps
A ciascuno la sua posizione
Un buon esempio di controllo militare delle tecnologie spaziali sono i satelliti usati per determinare la posizione precisa di un punto sulla superficie terrestre: il cosiddetto sistema Gps (Global Position System). Questo sistema è ormai uno strumento indispensabile per la navigazione aerea e marittima, è usato abitualmente per qualunque attività che richieda dei rilievi topografici e si sta sempre più diffondendo in molte altre applicazioni commerciali, come i sistemi di assistenza alla guida per autoveicoli.
Il Gps è una rete di satelliti e di stazioni a terra che permettono di determinare le coordinate di un punto sulla superficie terreste con una precisione inferiore ai 10 metri. Attualmente è costituito da 20 satelliti lanciati dal ministro della Difesa Usa, e controllati dal Pentagono.
Fino al 1999 il segnale di questi satelliti era “degradato” artificialmente, in modo che gli utilizzatori civili potessero usare una risoluzione dell'ordine di 100 metri, mentre la risoluzione maggiore era riservata per usi militari. Oggi il Gps americano è accessibile a tutti con una risoluzione di circa 5 metri.
Per non dipendere da questo unico sistema di posizionamento, che il Pentagono è sempre in grado di degradare per motivi militari, l'Europa ha deciso di sviluppare un proprio sistema denominato Galileo, che dovrebbe essere operativo entro il 2008. Il progetto prevede che Galileo possa contare su 30 satelliti, e abbia una risoluzione migliore del Gps attuale (circa un metro) per coprire in modo più efficiente le zone urbane.
Il sistema sarà gestito da una apposita agenzia civile a sarà accessibile a tutti senza restrizioni. I costi totali per i primi 30 anni di operatività sono stimati in circa 9.800 milioni di euro, di cui 3.200 per impiantare il sistema e il resto per la gestione (circa 220 milioni all'anno).
Nei primi mesi di quest'anno sembrava che finalmente si potesse passare alla fase di realizzazione, dopo lo stanziamento della prima tranche di 500 milioni decisa dall'Esa (l'Agenzia spaziale europea) e l'accordo tra Italia e Germania che finalmente erano riuscite a dividersi le sedi operative del progetto (e le annesse poltrone).
Ma la Spagna ha reclamato, perché la sua quota di commesse è scesa dal 10% richiesto al 9%. Sembra incredibile che basti un 1% di commesse in meno per fermare il più ambizioso progetto spaziale europeo, ed è lecito sospettare che l'opposizione spagnola sia motivata anche dalla volontà di fare un favore agli americani. Questi infatti non hanno mai nascosto la loro irritazione per il progetto Galileo, che rischia di rendere disponibile a tutti un sistema di posizionamento migliore del loro e sul quale non hanno nessun controllo.
Anche gli Usa stanno progettando di migliorare il loro Gps; per ora il Pentagono ha fermato gli stanziamenti, ma con un rinnovato impegno il nuovo sistema potrebbe essere operativo nel 2010 e quindi ogni ulteriore ritardo potrebbe costare caro all'Europa. !!pagebreak!!
Per approfondire
– Immagini del satellite QuickBird si trovano al sito http://www.ball.com/aerospace/qb_im_intro.html
– Quelle di Ikonos e altri satelliti, distribuite da Space Imaging: http://www.Space Imaging.com/gallery/default.htm
– L'agenzia europea di distribuzione delle immagini è http://www.eurimage.com
– Il sito del programma Periferie del Comune di Roma: http://www.comune.roma.it/periferie
– Internet abbonda di siti sul Gis. Un punto di partenza per esplorarli può essere: http://www.gislinx.com/whatisgis.shtml
– Per sapere qualcosa sull'uso dei Gis per lo sviluppo sostenibile si può visitare il sito: http://www.opengis.org/gisd/index.htm oppure www.povertymap.net, un'iniziativa promossa dalla Fao e da altre agenzie Onu e fondazioni. Un dossier su telerilevamento e sviluppo sostenibile si trova al sito http://www.cnes.fr/actualites/dossier_bourget/2index.htm
– Per sapere tutto sul Gps c'è il sito dedicato: www.gpsworld.com