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Ambiente

L’Expo mangia la terra

Il 30 aprile una festa ha celebrato, a Milano, l’Esposizione universale dedicata al cibo, a un anno dall’inaugurazione. Il tema della manifestazione è "Nutrire il pianeta" ma le opere “connesse” all’evento cancelleranno oltre 1.000 ettari di terreni agricoli fertili —

Tratto da Altreconomia 159 — Aprile 2014

Il 2015 è l’anno internazionale dei suoli. Lo ha deciso la Fao, dandosi anche obiettivi precisi: l’International Year of Soils dovrà aumentare la consapevolezza degli attori della società civile e dei decision makers sul ruolo fondamentale che i suoli hanno per l’esistenza dell’uomo e per garantire la sicurezza alimentare. Se solo “Nutrire il pianeta, energia per la vita” fosse un programma -e un progetto- culturale, e non solo un claim pubblicitario, la Fao avrebbe giocato un bell’assist all’Expo, l’Esposizione universale che si dovrebbe aprire a Milano il primo maggio 2015.

Agricoltura e suolo, però, sono due termini e due concetti che non s’incontrano mai lungo e il cardo e il decumano artificiali che taglieranno il “pesce galattico”, la piastra Expo, che ha occupato -e urbanizzato- un’area verde a forma di pesce di quasi 100 ettari, nel Nord-ovest di Milano. Eppure dovrebbero camminare a braccetto. È “suolo” la parola scomoda, “quella cui Expo ha scelto di non dare importanza, una dignità” come spiega il professor Paolo Pileri, che al Politecnico di Milano insegna Progettazione urbanistica e Usi del suolo ed effetti ambientali. “Ciò che viene urbanizzato è perso per sempre -aggiunge Pileri-. Quei terreni agricoli non produrranno più cibo. Mai più”. Se ne è discusso, in questi termini, all’ultima Global Soil Week (globalsoilweek.org), promossa a Berlino da un panel di cui fanno parte la Commissione europea e numerose agenzie Onu, ma tra le sette proposte del Comitato scientifico del Comune di Milano per l’Expo (www.comitatoscientifico-expo2015.org) il suolo non trova posto. Ci sono “alimentazione e stili di vita”, “innovazione della filiera agroalimentare” e “cibo e cultura”, ma nulla che spieghi come possa esistere l’agricoltura a prescindere dai campi, da terreni agricoli coltivati. Questo perché altrimenti il Comitato -di cui fanno parte delegati dei rettori delle sette università di Milano- avrebbe dovuto riflettere anche su quel suolo che Expo ha cancellato: i conti, però, sono già stati fatti, e riguardano -in particolare- le tre opere più impattanti che nel dossier di candidatura erano indicate come “connesse ad Expo”. Sono le tre autostrade lombarde, Pedemontana, BreBeMi (Brescia-Bergamo-Milano) e Tangenziale Est esterna di Milano.

In tutto, andranno ad occupare 1.634 ettari. Di questi, solo 258 erano suoli già urbanizzati. Meno di un quarto rispetto ai ben 1.090 ettari di terreni agricoli (ben 220 dei quali verranno “sottratti” alla Provincia di Monza e Brianza, che ha già superato il 55% di superficie antropizzata, record italiano).
A questo calcolo vanno aggiunti anche 202 ettari di suoli naturali o seminaturali.
Si tratta, in larga parte, degli ultimi boschi contigui alla Brianza, come quello della Moronera, tra Lomazzo e Turate, in provincia di Como, che -come documentammo su Ae 147– ha lasciato il posto a un ottovolante autostradale, lo svincolo d’interconnessione tra la Pedemontana e l’A9. Un singolo albero assorbe, ogni anno, tra i 20 e i 45 chilomgrammi di CO2.
“Nel Nord Milano un bosco conta più di un terreno agricolo. Perché coltivare in quelle zone non irrigue è più difficile” spiega Damiamo Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia. Quella descritta da Di Simine è una misurazione qualitativa, che fa riferimento al concetto di Land Capability Classification (LCC), e a una Carta regionale che descrive la Capacità d’uso dei suoli. Le “classi” sono otto, e le prime quattro indicano i suoli adatti all’agricoltura: “A Sud di Milano la qualità è ottima, cioè appartiene alle prime due classi, dov’esiste il Parco agricolo Sud Milano, ma mantiene le stesse caratteristiche anche ad Est, nella zona di Bussero, Gorgonzola, Melzo” spiega Paolo Pileri.

Proprio all’Est milanese fanno riferimento la grande foto in apertura e le due che illustrano queste pagine, scattate tra settembre e dicembre 2013 sui cantieri di BreBeMi e Tangenziale Est esterna di Milano. A partire dall’analisi della LCC e della dieta tipo di un italiano adulto, Paolo Pileri ha calcolato che “ogni ettaro sottratto all’agricoltura, in quest’area, comporta il venir meno della capacità di produrre cibo per soddisfare l’esigenza di sei persone”. A ciò si aggiunge, anche, un danno economico: l’impermeabilizzazione dei suoli -spiega ancora Pileri- “modifica la capacità del territorio di rispondere agli agenti atmosferici: il ‘valore’ del drenaggio dell’acque realizzato da un ettaro di suolo agricolo o naturale -secondo le analisi presentate all’ultima Global Soil Week- equivale a un costo di 6.500 euro all’anno”.
Sommando 1.090 ettari di terreni agricoli e 202 di suoli naturali “coperti” dal cemento delle autostrade, e almeno 80 ettari dell’area che ospiterà Expo tra Milano e Rho (e che erano terreni agricoli in classe III e IV, secondo la Capacità d’uso dei suoli) fanno un costo di gestione delle acque non più assorbite pari a circa 9 milioni di euro all’anno.
Viene da chiedersi se chi ha disegnato i progetti delle grandi infrastrutture sul territorio lombardo abbia utilizzato la Carta della Land Capability Classification o solo quella del “reportorio degli usi del suolo”. Entrambe si trovano sul sito dell’Ersaf (l’Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste, ersaf.lombardia.it). La seconda -DUSAF, destinazione d’uso dei suoli agricoli e forestali- è stata alla base del calcolo quantitativo realizzato da Stefano Salata, ricercatore del Politecnico di Milano e co-autore con Silvia Ronchi -per il Centro di ricerca sui consumi di suolo (www.consumosuolo.org)– dell’approfondimento sull’impatto delle infrastrutture Expo: “Abbiamo calato il disegno delle infrastrutture sul ‘repertorio degli usi del suolo’, che è aggiornato al 2009, immaginando per ogni opera una sezione costante, a partire dalle indicazioni contenute nel Codice delle infrastrutture. Per gli interventi che comportano l’adeguamento di strade già esistenti, com’è il caso delle due provinciali Cassanese e Rivoltana, abbiamo immaginato di aggiungere all’esistente una corsia in più, misurando la differenza”.

I finanziamenti pubblici concessi nel corso del 2013 e del 2014 dalla Banca europea degli investimenti (BEI, vedi servizio a p. 39), per un totale di 1,4 miliardi di euro, hanno di fatto ipotecato il futuro dell’Est milanese: sono arrivate le risorse finanziarie necessaria a completare la Tangenziale Est esterna di Milano e la “direttissima” Brescia-Bergamo-Milano (secondo il cronogramma ufficiale, che consultammo a luglio 2012 quando a mille giorni da Expo dedicammo la copertina di Ae 141 all’“Exboh”, avrebbe dovuto essere aperta da dicembre 2013…). È ancora dubbio, invece, il completamento della Pedemontana Lombarda, che da sola vale quasi 550 ettari di suoli agricoli, naturali o verdi, in cinque province (Milano, Monza e Brianza, Como, Varese e Bergamo): “È pronto il progetto esecutivo della tratta ‘B1’, quella che dovrebbe collegare Lomazzo, lo svincolo costruito sul bosco della Moronera, alla Ss 35, la Milano-Meda -spiega Damiano Di Simine-. Per risparmiare, però, hanno tolto tutte le opere complementari, compreso il collegamento con la Novedratese. Ciò significa che tutto il traffico verrebbe veicolato sulla Milano-Meda, che non può sopportarlo”. A inizio marzo in consiglio regionale è stata presentata -dal M5S- una mozione che chiede lo stop alla Pedemontana, limitandola alla tratta “A” -quella fino a Lomazzo- ormai praticamente completata. Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, ha invece chiesto al ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi di “defiscalizzare” l’opera, scontando quasi mezzo miliardo di euro di tasse. Un altro contributo pubblico a chi distrugge suolo per sempre. —

Meno quattrocento
Dal primo aprile 2014 ci separano meno di quattrocento giorni da Expo. L’Esposizione universale (expo2015.org) è in programma dal 1° maggio al 31 ottobre 2015. I Paesi iscritti a partecipare sono 144. Per rendere possibile la manifestazione, si renderanno necessari “giorni e notti di lavoro”, come ha ricordato Giuseppe Sala -Commissario unico delegato del Governo per Expo Milano 2015 e amministratore delegato di Expo 2015 spa- partecipando a inizio marzo a una tavola rotonda promossa dalla Fondazione del Corriere della Sera. Fa riferimento ai lavori per completare la piastra espositiva, ovvero l’allestimento dell’area che ospiterà i padiglioni dell’Expo.  Secondo la newsletter Appalti Expo di Confindustria del 28 dicembre 2013, lo stato d’avanzamento dei lavori di “rimozione delle interferenze”, propedeutici alla realizzazione della piastra espositiva, in quel momento era al 58%, mentre secondo  il cronoprogramma di aprile 2010 avrebbero dovuto essere terminati a luglio 2012 (e secondo il cronoprogramma di luglio 2012, entro novembre 2013). La situazione è “drammatica”, invece, per alcune delle opere “connesse” ad Expo: le due nuove linee metropolitane di Milano, M4 e M5, non saranno pronte in tempo per la manifestazione. Verrà così a mancare il collegamento su ferro tra l’aeroporto di Linate e il sito espositivo. Per quanto riguarda le autostrade, verrà inaugurata in tempo per Expo la Brescia-Bergamo-Milano. Della Pedemontana lombarda saranno completati -al più- i lotti A e B. Nulla da fare nemmeno per la Tangenziale Est esterna di Milano.

Buongiorno Milano!
Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia, spiega che dopo il 31 ottobre 2015 il sito Expo dovrà essere “rempito di contenuti”, “per non lasciarlo abbandonato”. L’idea di Regione Lombardia, che con il Comune di Milano, Fondazione Fiera, Comune di Rho e Provincia di Milano è socio di Arexpo spa (arexpo.it), la società proprietaria del sito espositivo, è di realizzare su una parte dell’area un nuovo stadio. E l’Ac Milan ha manifestato la volontà di realizzare l’intervento. Nel corso del confronto “Milano com’è e come sarà”, promosso dalla Fondazione Corriere della Sera, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia non ha risposto a Maroni. Eppure, i milanesi avevano votato nel 2011 “la conservazione integrale del parco agroalimentare che sarà realizzato sul sito Expo 2015”.

(Foto di Diego Mayon)

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