Ambiente
L’Europa al bivio sugli agrocarburanti
Gli attivisti di Action Aid a Bruxelles per far pressione sui Parlamentari europei che la prossima settimana votano alcune modifiche alla Direttiva sui "biofuel". Quelle apportate non sarebbero però sufficienti a garantire il diritto al cibo nei Paesi del Sud del mondo, perché i prodotti agricoli diventano combustibili. Per partecipare alla protesta potete firmare la petizione su Change.org
"We won’t Accept Hunger", "non vogliamo più la fame": con questo slogan, una nutrita delegazione di ActionAid, composta da più di quaranta persone tra attivisti e persone di staff, è a Bruxelles, per fare pressione sui Parlamentari europei che la prossima settima -a Strasburgo- si esprimeranno sulla questione biocarburanti.
We won’t Accept Hunger è anche un progetto che l’organizzazione sta portando avanti -in partenariato con Glopolis e Ekvilip- per promuovere una politica europea coerente con il diritti al cibo.
È nell’ambito di questa azione che in questi giorni decisivi per il futuro della politica sui biocarburanti gli attivisti di Action Aid stanno bussando alla porta di parlamentari greci, inglesi, italiani, francesi, olandesi, sloveni, cui chiedono che l’Unione europea smetta di sostenere la produzione di biocarburanti che causano la fame nei Paesi poveri (http://www.actionaid.it/we-wont-accept-hunger-cartoon).
A quattro anni dall’approvazione della Direttiva sulle energie rinnovabili (Renewable Energy Directive – RED), che stabilisce che entro il 2020 il 10% dell’energia consumata nei trasporti debba essere rinnovabile, di cui la stragrande maggioranza saranno biocarburanti ricavati da colture alimentari, l’Unione europea ha infatti proposto una modifica della Direttiva, che mira a migliorare la sostenibilità ambientale e sociale dei suoi biofuel.
Tuttavia, l’efficacia delle misure correttive messe in campo da parte della Commissione, tra cui quelle di limitare l’utilizzo di biocarburanti ricavati dal cibo al 5%, rispetto all’obiettivo del 10%, sono osteggiate dai Governi europei e molto discusse -e in parte annacquate- dal dibattito in corso dentro il Parlamento.
Senza limitare fino ad azzerare (progressivamente) l’utilizzo di biocarburanti cosiddetti di prima generazione, ovvero realizzati a partire da coltivazioni agroalimentari come la colza, l’olio di palma, la soia etc., non sarà infatti possibile promuovere una politica sui biocarburanti veramente sostenibile, sia dal punto di vista sociale -dato l’enorme impatto che i biofuel hanno sul rialzo del prezzi alimentari e sull’accaparramento di terra nei Paesi poveri- che ambientale -in quanto questi biocarburanti non garantiscono un risparmio adeguato di emissioni-.
La prossima settimana il Parlamento europeo si esprimerà sulla proposta uscita dalla Commissione lo scorso ottobre. Sul tavolo diverse proposte (leggi qui il position paper di Action Aid), alcune che migliorano quanto avanzato dalla Commissione, altre che invece vanno nella direzione sbagliata limitando ulteriormente le correzioni necessarie.
Proposte che evidenziano due approcci differenti: il primo chiede di limitare l’uso di biocarburanti di prima generazione e di conteggiare le emissioni indirette (ILUC) –ovvero il parere uscito dalla Commissione ambiente del Parlamento europeo, che guarda alla effettiva sostenibilità dei biocarburanti e cerca di promuoverla pur se con alcuni limiti-; il secondo, che sostanzialmente peggiora la proposta della Commissione -ovvero il parere della Commissione industria del Parlamento europeo-, mira invece a tutelare gli interessi economici delle forti lobby dei biocarburanti.
Ai parlamentari Action Aid chiede da che parte vogliono stare, se da quella dei diritti e dell’ambiente o da quelle delle imprese e dei loro profitti. Lo chiede insieme a oltre 10mila persone che fino ad oggi hanno firmato la petizione lanciata assieme ad Oxfam Italia su Change.org, indirizzata ai Parlamentari europei ed ai ministri dell’Ambiente, Andrea Orlando, e dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato.
* Right to Food Policy Officer, ActionAid Italy