Ambiente
L’Enel e la geotermia in Amiata
Di geotermia se ne sente parlare spesso. E’ quasi sempre definita energia ‘pulita e rinnovabile’. E’ un fiore all’occhiello dell’Enel che […]
Di geotermia se ne sente parlare spesso. E’ quasi sempre definita energia ‘pulita e rinnovabile’. E’ un fiore all’occhiello dell’Enel che la reclamizza sulle pagine dei grandi quotidiani nazionali (ora assieme alla futura energia da nucleare).
Per fare i conti in tasca a questa multinazionale dell’energia è bene sapere che ogni Kw prodotto da fonti rinnovabili apporta tre entrate: a) il valore di mercato del Kw ( in Italia assai più alto della media europea), b) il contributo Cee dai certificati verdi, c) la possibilità per Enel di aumentare pariteticamente i Kw prodotti da combustibile fossile( carbone, petrolio).
Da tutto ciò se ne ricava come sia di primario interesse per l’Enel poter disporre, costi quel che costi, del massimo di energia da fonti rinnovabili possibili. La produzione geotermoelettrica è localizzata pressochè totalmente in Toscana. Una centrale realizzata nell’alto Lazio a Latera, sotto l’Amiata, è stata subito chiusa perchè si stavano inquinando le falde acquifere e, pare, si stesse abbassando il livello del lago di Bolsena.
Il principio che sottostà alla produzione di energia geotermoelettrica è in sé semplice: si perfora (fino a 3000/4000 metri) per trovare il magma incandescente, su questo magma deve percolare acqua, da contigue falde, che si trasforma in vapore, il vapore ad altra pressione risale nei condotti predisposti, fa girare delle turbine ed ecco i sospirati Kw. Questa è comunemente definita geotermia ad alta entalpia. Con quella definita a bassa entalpia, molto meno profonda, alla portata anche di privati ( una perforazione di un centinaio di metri per trovare la fonte di calore) si estrae aria calda per serre, riscaldamento domestico etc). In sostanza, previa disponibilità di ingentissime quantità d’acqua, le centrali geotermolettriche si potrebbero realizzare ovunque, sopratutto, viste le percentuali di dispersione nei trasferimenti, in prossimità dei grandi centri urbani. Ma qui gli ostacoli sono i costi delle perforazioni a grandi profondità e le ingenti disponibilità di acqua necessarie. Vi è poi il problema dei fumi, assieme al vapore (col quale se ne vanno 2/3 dell’acqua utilizzata), si mescolano gas incondensabili in cocktails spesso micidiali, sottaciuti in quanto in Italia non esiste una normativa ad hoc sulle emissioni geotermiche. I comuni geotermici toscani sono classificati fra i più poveri e desolati della regione (dato IRPET).
Attorno alle grandi centrali geotermoelettriche esiste il cosiddetto deserto lichenico. I licheni sono notoriamente degli ottimi biosensori. Dunque la produzione geotermoelettrica non è così verde come ce lo danno a intendere, oltretutto la produzione di C02 è pari o quasi a una centrale tradizionale. Ma almeno, sostiene l’Enel, riconosceteci che si tratta purtuttavia di un’energia rinnovabile, come quella che deriva dal sole, dall’eolico e i fumi centenari di Larderello sembrerebbero dar ragione a questa seconda istanza. Ma a Larderello i pozzi di estrazione oggi si stanno susseguendo uno dopo l’altro, durano uno o due anni, il magma sotto si è estremamente raffreddato e per quanto riguarda l’acqua il bacino di raccolta sotterraneo, piove oltretutto meno, non basta e pare si siano notati gravi ammanchi nel contiguo bacino del Cecina.
Negli anni del boom e della fame di energia e in quelli successivi dell’austerity, l’Enel è passata a trivellare e a installare i suoi pozzi di estrazione sul Monte Amiata, il sacro monte dai ricchissimi corsi d’acqua idropotabile ( Mons ad Meata). Per cause ancora tutte da chiarire le riserve d’acqua della Montagna sono diminuite di oltre il 50% contro un 20%, 30% di diminuzione di piovosità. Le cause di questo crollo dei bacini idrici dell’Amiata sono attualmente oggetto di studi commissionati dalla Regione toscana. Studi precedenti affidati a un’equipe di esperti dell’Università di Siena, molti dei quali periti dell’Ene in altre sedil, hanno dato risposte tutt’altro che convincenti per cui si sta cercando di ripartire da zero. La posta in gioco è davvero alta, il destino di un ecosistema unico, il destino di riserve d’acqua oltretutto sempre più penalizzate da percentuali di arsenico oltre il limiti stabiliti dall’OMS e in crescita esponenziale.
Agli amministratori da anni i Comitati chiedono, e il disastro annunciato della TAV nel Mugello ( perdita di tutte le sorgenti attigue all’attraversamento del tunnel) lo imporrebbe, un maggior rispetto del principio di precauzione. Basti pensare che la centrale da 20 Mw denominata Bagnore 3 non è mai stata sottoposta alla Valutazione di Impatto Ambientale e quindi anche alla Valutazione di Incidenza Ecologica ( trovandosi detto impianto in prossimità di un SIC – ZPS Monte Labro Alta Valle dell’Albegna) e le istanze in tal senso dei Comitati sono state ancora una volta disattese. Al termine della scadenza della deroga triennale per l’arsenico presente nelle acque idropotabili i Comitati avevano chiesto che non venisse automaticamente rinnovata la deroga , ma che si ottemperasse al disposto normativo, ovvero che si ricercassero le cause , si prendessero le misure per contrastare la presenza del veleno e si avvertisse la popolazione.
Le richieste a tutte le autorità coinvolte sono cadute nel vuoto con l’unica risposta di un rinnovo triennale della deroga ( ovvero l’acqua incriminata ‘diventava’ potabile per legge). E recentissima la notizia di un bando per un Comitato internazionale di esperti incaricato di gestire i futuri sviluppi della geotermia sull’Amiata. Infatti posto che con lo sfruttamento intensivo i giacimenti di Larderello sono pressochè esauriti, l’ultima frontiera per questa energia pochissimo pulità e tutt’altro che rinnovabile sarà l’Amiata. L’Enel per la centrale che raddoppierà ( ora e poi triplicherà entro un decennio) la produzione su questo territorio ha presentato le sue integrazioni alla Valutazione di Impatto Ambientale che forse non presenterebbe nemmeno nei paesi del Centro America. Si tratta di integrazioni assolutamente incuranti della recente normativa in materia di ambiente, generiche ed elusive. Esse in definitiva non offrono un corretto e valido strumento di valutazione degli impatti di tali impianti sul territorio.
Fronte a tutto ciò ecco il commento degli amministratori: ‘…l’Enel, forte di un know how e di mezzi adeguati, sta lavorando con risultati che la Regione reputa soddisfacenti ( Annarita Bramerini, Assessore all’ambiente della Regione Toscana e pronta a farsi rieleggere)….’l’unicità toscana della geotermia, ricchezza di valore incommensurabile, un’eccellenza a livello mondiale che Enel e Regione devono valorizzare al massimo…’.