Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Esteri

Le stupefacenti stime del consumo di coca

Il business della cocaina è in costante aumento. Secondo Libera però i numeri delle Nazioni Unite sono prudenziali. E nascondono una realtà drammatica Il consumo di cocaina negli ultimi dieci anni è cresciuto in maniera proporzionale al suo successo di…

Tratto da Altreconomia 112 — Gennaio 2010

Il business della cocaina è in costante aumento. Secondo Libera però i numeri delle Nazioni Unite sono prudenziali. E nascondono una realtà drammatica

Il consumo di cocaina negli ultimi dieci anni è cresciuto in maniera proporzionale al suo successo di droga dal facile utilizzo. Niente aghi, niente lacci emostatici, niente stigma sociale. Nonostante il fenomeno abbia catturato l’attenzione dell’opinione pubblica tanto da spingere i governi ad intensificare le politiche di contrasto, a oggi avere soltanto un’idea di quanta cocaina circoli sulla terra risulta un azzardo. Secondo il World Drug Report dell’Unodc (United Nations Office on Drugs and Crime, ufficio delle Nazioni unite che studia il traffico internazionale di droga, www.unodc.org), nel 2008 in tutto il pianeta sono state prodotte circa 845 tonnellate di cocaina pura, di cui ne sono state sequestrate circa il 42%, mentre la restante quantità, tagliata e immessa sul mercato, potrebbe aver alimentato un giro d’affari di diverse decine di miliardi di euro l’anno. Ma il traffico di cocaina potrebbe essere molto più consistente di quello individuato dall’Onu. Nel 2007 l’associazione “Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” (www.libera.it), fondata da don Luigi Ciotti, pubblicò un’inchiesta realizzata da Sandro Donati, ricercatore a cui si devono numerosi studi sul doping in Italia: per la prima volta si mettevano in dubbio i rapporti dell’Unodc. Dopo una meticolosa raccolta di dati ufficiali sui sequestri di cocaina, Donati affermò che quella inquadrata nei report delle Nazioni Unite poteva non essere la realtà. Nel rapporto del 2004, infatti, secondo Libera non erano state censite ben 400 tonnellate di cocaina, oltre alle 937 denunciate. A non far quadrare i conti, secondo Donati, il sistema di rivelazione adottato dall’Unodc basato su foto satellitari delle piantagioni di coca sudamericane. Ad alterare le rilevazioni non solo le formazioni nuvolose presenti sui territori indagati, ma anche la difficoltà di riconoscere le piantagioni dopo la raccolta del fogliame oppure dopo una fumigazione aerea, strategia di contrasto che mira a rendere irrecuperabile il raccolto. Agli inizi del 2009, Libera presenta un secondo studio ancor più dettagliato: la cocaina non rilevata stavolta supera le mille tonnellate. Una cifra che lo stesso Donati definisce ‘prudenziale’. Ancora una volta è il metodo adottato dall’Unodc ad essere al centro delle critiche. Gli ettari di piantagioni di coca colombiana nel 2007, secondo le stime di Libera su fonti locali, sono circa 500mila, contro i 99mila individuati dall’Unodc. Dal canto suo, Antonio Maria Costa, direttore dell’Unodc, ha sempre risposto che la metodologia adottata è la migliore. “Misuriamo le coltivazioni di foglie di coca con satelliti che riescono ad individuare oggetti in uno spazio di 4 metri per 4 -ha spiegato Costa- e la solidità di queste rilevazioni è certa”. Tuttavia Costa ha ammesso l’esistenza di difficoltà, ma queste non riguardano le osservazioni. “La parte difficile -ha affermato Costa- è passare dagli ettari alla droga. Nel 2004 abbiamo rivisto i parametri valutando coltivazioni non più con arbusti distanti tra loro 8 metri, ma 2. Poi la raccolta: non più due volte all’anno, ma fino a 6-8 volte. Infine abbiamo valutato il possibile intervento dell’ingegneria biologica per rendere più ‘performanti’ le foglie di coca”. La revisione dei parametri “ha cambiato le stime -ha specificato Costa-, ma del 10-15%, non oltre”. Per avere stime accurate, spiega Donati, occorre valutare altri parametri, come i cristalizaderos distrutti dalle forze armate, laboratori nei quali si produce il prodotto finale, e il sequestro dei precursori, ovvero le sostanze usate per ottenere la cocaina. Secondo l’Observatorio Nacional de Drogas de Colombia, organo che informa sull’attività di contrasto al traffico, nel 2008 sono stati distrutti 3.348 laboratori del prodotto intermedio e 311 cristalizaderos. Dalle stime fornite, la potenziale produzione “mensile” di 152 laboratori individuati è pari a 599,5 tonnellate al mese. Il calcolo della produzione, in base al tempo di attività dei laboratori, ha portato Donati a stimare un “prudente” totale di duemila tonnellate di cocaina pura. Le osservazioni di Libera sono attualmente al vaglio di università e fondazioni scientifiche europee, ma hanno solleticato il dubbio anche alle istituzioni. Una delle prime voci a levarsi è stata quella di Sebastiano Vitali, della Direzione centrale dei servizi antidroga italiani. In una intervista rilasciata all’agenzia di stampa Redattore Sociale, Vitali ha detto che “sembra sovrastimato il fatto che venga sequestrato il 42% del materiale prodotto. Noi addetti ai lavori diciamo che al massimo si tratta del 15%. Sono fonti autorevoli quelle delle Nazioni Unite, ma noi abbiamo molti dubbi sul dato. Loro parlano con dati statistici, noi parliamo con le investigazioni in mano”. Tra intercettazioni telefoniche ed esami testimoniali il quadro che emerge delinea chiaramente che di cocaina sui traffici internazionali ce n’è in abbondanza. Il dato sui sequestri è rilevante anche sul totale della produzione mondiale di cocaina. Su una produzione mondiale di 845 tonnellate per il Report 2008, sono quasi 355 le tonnellate che corrispondono al 42% di cocaina sequestrata. Le cose cambiano se le 355 tonnellate diventano il 15% del totale della produzione. In questo caso si arriverebbe a superare le duemila tonnellate. Dato che ricalca la denuncia di Libera. Gli ostacoli nella ricerca, intanto, crescono con la sete di verità. Dopo la denuncia di Libera, infatti, sono scomparsi alcuni dei dati forniti dalle autorità sudamericane. “La polizia colombiana sta facendo un gran lavoro di occultamento -ha spiegato Donati-. L’archivio storico è inaccessibile, è sparito tre mesi fa e sono costretto giorno per giorno a registrare i sequestri”. Inoltre, per Donati, è drasticamente scesa la percentuale dei laboratori per i quali le autorità rendono nota la stima. “Il numeri dei cristalizaderos scoperti quest’anno -ha specificato Donati- è circa quello dell’anno scorso. Ma oggi le forze di polizia rendono nota la stima di produzione solo per il 30% dei laboratori”. Per un confronto sui dati del 2009 c’è ancora da attendere, l’unica certezza ormai è che ogni verità condivisa passa per un dubbio lecito e intelligente.

Cresce il mercato italiano
Stabilire l’entità del traffico di cocaina in un territorio circoscritto come quello italiano presenta, per certi versi, le stesse difficoltà che si incontrano nel tentativo di formulare una stima mondiale. La reale quantità di cocaina presente sul mercato sfugge, mentre si cerca di avere una dimensione del traffico confrontando negli anni i dati dei sequestri. Nel 2008 le forze dell’ordine italiane hanno sequestrato circa 4 tonnellate di cocaina, ma se vengono prese in considerazione anche le intercettazioni di traffici in terra straniera diretti verso il nostro Paese le cose cambiano:  le tonnellate salgono a circa 15. Ad affermarlo è Sebastiano Vitali, della Direzione dei servizi antidroga del ministero dell’Interno italiano (Dcsa). “Sommando quelle sequestrate in Italia con quelle all’estero dirette sul nostro territorio arriveremmo intorno alle 15 tonnellate di cocaina e saremmo tra i primi Paesi in Europa, dopo la Spagna, che è la più esposta, l’Irlanda e il Portogallo perché i grandi trafficanti cercano rotte alternative. L’anno scorso abbiamo sequestrato due carichi nell’arco di 24 ore, uno di una tonnellata e mezzo e un altro di due tonnellate e mezzo al largo della Spagna e del Portogallo”.
Sul territorio italiano crescono anche le attività di contrasto: “Il trend di operazioni è sempre in ascesa -ha spiegato Sebastiano Vitali, della Direzione centrale dei servizi antidroga-. Dalle dichiarazione rese durante gli esami testimoniali e dalle intercettazioni telefoniche sappiamo che c’è una grossa disponibilità”. Nel 2007 le operazioni delle forze dell’ordine sono state 7.101, mentre nel 2008 sono state 7.373. In crescita i sequestri, con oltre il 4%, e la domanda non fa segnare battute d’arresto, soprattutto per quel che riguarda cocaina e hashish. “C’è un aumento perché c’è più attività -ha commentato Vitali-. Lo diciamo anche nel nostro documento ufficiale. La domanda e l’offerta di droga permangono elevate malgrado il traffico illecito sia stato efficacemente contrastato dalle forze di Polizia”.

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2024 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati