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Le ferite aperte dell’Amazzonia – Ae 89

In Brasile sulle orme di Chico Mendes, il sindacalista ucciso per difendere una foresta che oggi, forse, non riconoscerebbe All’Amazzonia stiamo rosicchiando il cuore. Sotto la spinta degli allevamenti e delle coltivazioni intensive, la frontiera della deforestazione continua ad avanzare…

Tratto da Altreconomia 89 — Dicembre 2007

In Brasile sulle orme di Chico Mendes, il sindacalista ucciso per difendere una foresta che oggi, forse, non riconoscerebbe


All’Amazzonia stiamo rosicchiando il cuore. Sotto la spinta degli allevamenti e delle coltivazioni intensive, la frontiera della deforestazione continua ad avanzare implacabile.

Il disboscamento ha violato anche il “santuario” dov’è custodita la memoria di Chico Mendes, il sindacalista dei raccoglitori della gomma brasiliana assassinato nel 1988, martire della difesa del popolo e della ricchezza della foresta. Qui, nella riserva che porta il suo nome gli alberi vengono abbattuti per venderne la legna pregiata, o dati alle fiamme per lasciar spazio al pascolo delle vacche. Anche tra i “custodi” dell’Amazzonia, si cancella la natura per far spazio al “benessere”. In Brasile, le “riserve estrattive” (Resex) istituite dal governo sono più di 50. In queste aree protette, la preservazione dell’ecosistema è affidata alle popolazioni tradizionali e a un modello economico basato sulla raccolta dei prodotti naturali. Una conquista che si deve al movimento dei seringueiros, i raccoglitori della gomma naturale che, sotto la guida di Chico, negli anni 80 si sono battuti per affermare un modello di sviluppo che garantisse la sopravvivenza loro e della foresta. Nell’Acre, lo Stato teatro della loro resistenza, le Resex sono ben 5. Tra queste, la riserva estrattiva Chico Mendes (Resex CM), la più grande del Brasile con più d’un milione di ettari che si estendono nei municipi di Xapuri, Brasiléia e Assis Brasil. Viaggiare al suo interno non è impresa facile. Non esistono trasporti pubblici e l’unico modo di percorrere le poche strade sterrate che graffiano la foresta è elemosinare un passaggio a chi s’incontra lungo il cammino. Sulle orme di Chico, ho approfittato spesso della generosità dei lavoratori rurali che trasportavano i loro prodotti in città o tornavano nella foresta con quanto acquistato al mercato. Per raggiungere

la riserva ho viaggiato anche con i tecnici del programma federale “Luz para todos”, impegnati a portare l’elettricità nella foresta: presto arriveranno frigoriferi e televisori, simboli di un “progresso”, il nostro, che si diffonde anche in Amazzonia.

La situazione della Resex CM è paradossale. Gran parte di quei seringueiros che negli anni 80 avevano difeso dall’avanzata dei pascoli l’area di foresta dove poi è stata istituita la riserva, si sono trasformati ora in piccoli fazendeiros, gli allevatori di vacche contro cui s’erano battuti. Nella famiglia di Moises Pereira da Silva, un vecchio compagno di Chico Mendes che mi ha ospitato per qualche giorno, i figli più piccoli hanno scarsa dimestichezza con l’incisione dell’albero della gomma, mentre sanno già tenere a bada la piccola mandria familiare. Una rivoluzione diffusa all’interno della riserva. I sussidi erogati dallo Stato per migliorare il tenore di vita delle comunità di seringueiros si sono incarnati quasi sempre nelle vacche, che oggi rappresentano il capitale familiare: se c’è bisogno di denaro per comprare medicine o altro, si vende una vacca; se invece il raccolto delle castanhas (le noci brasiliane) o degli altri prodotti è andato bene, si aggiunge un animale alla piccola mandria. In diversi seringais (le aree che compongono la riserva) si è dato il via allo “sfruttamento sostenibile” del legno pregiato. Il Conselho naçional dos seringueiros (Cns), l’organo creato da Chico nel 1985 per dare alle rivendicazioni della sua gente un respiro nazionale e internazionale, negli anni 90 s’era unito a Greenpeace in una grande campagna internazionale per boicottare la vendita di mobili fabbricati con legna estratta in Amazzonia.Dal 2000, gli stessi mobili vengono immessi sul mercato internazionale proprio dalle foreste di Chico Mendes e un bollino verde certifica che l’estrazione del legno utilizzato

sia “ecologicamente corretta e socialmente giusta”: vengono abbattuti mogani e cedri centenari, che ci s’illude di rimpiazzare in una decade appena. Il regolamento vigente nelle riserve estrattive prevede limiti ben definiti per lo sfruttamento della legna e per le aree che è possibile dedicare alla coltivazione o al pascolo. Ma il monitoraggio e la fiscalizzazione non sono rigorosi e così in molti sforano i limiti consentiti. “Ormai -dice “Boca”, coordinatore della sezione acreana del Cns- per molti seringueiros la foresta non ha più valore. Quei pochi che investono nell’extractivismo o in colture alternative come l’açai, il caffè o la pupugna, ne sono fortemente penalizzati: per questi prodotti ancora non esiste un mercato sicuro, mentre l’allevamento continua a offrire garanzie di guadagno”. In Acre, come nel resto della foresta, l’attività estrattiva è in crisi. La produzione di gomma, prodotto simbolo dell’epoca d’oro dell’Amazzonia, ha cominciato a collassare già negli anni 90 e oggi, nonostante i tentativi per rilanciarla, è ferma a sole 2mila tonnellate. L’altra produzione tradizionale, le castanhas, dopo aver galleggiato nell’ultimo decennio sulla media di 5 mila tonnellate all’anno, è da poco tornata ai livelli del 1970 (circa 12 mila tonnellate). Piante medicinali, oli naturali, miele e frutta non possono contare su un mercato strutturato e rimangono dunque ancora marginali. L’estrazione del legno e l’allevamento di bovini registrano invece incrementi record: le vacche, che nel 1970 erano 90 mila, hanno superato i 2 milioni di capi; mentre i 53 mila metri cubici di legna che venivano estratti nel 1970, nel 2005 erano diventati oltre 1,1 milioni. “Oggi -spiega Dioniso Barbosa de Aquino, leader storico del sindacato- il governo aiuta a costruire le case, migliorare i ramal (le strade della riserva, ndr), avere accesso ad acqua ed elettricità. Non sta invece lavorando sul mercato dei prodotti naturali della foresta, sulla loro valorizzazione.

Una politica fortemente assistenzialista che non favorisce l’indipendenza dei seringueiros, né tantomeno la tutela della foresta”. Qualche tentativo per rilanciare la gomma naturale esiste. Nei pressi di Xapuri è in fase finale di realizzazione una fabbrica di preservativi: dovrebbe essere in grado di produrne 100 milioni di unità per anno, utilizzando 500 tonnellate di lattice e coinvolgendo circa 700 famiglie di raccoglitori. Un’altra speranza è quella offerta dal “cuoio vegetale”, un tessuto di cotone bagnato nel lattice fino a diventare gommoso: nel Municipio di Boca do Acre sono già 50 le famiglie che sopravvivono grazie a questa produzione. Ma la situazione continua a essere imbarazzante: i lavoratori rurali che si erano battuti per difendere la foresta da tempo sono venuti meno al loro ruolo di custodi. Per tornare dalla Resex CM a Xapuri, si attraversa un’immensa distesa di pascoli. Con me, artigliati alle sponde d’un pick-up ricolmo di mastodontiche banane verdi, c’è anche Joao, un vecchio seringueiro nato e cresciuto nella riserva. Mi racconta che solo vent’anni fa questa era foresta vergine: “Quanto è accaduto è una storia lunga e complessa e io, che non so leggere né scrivere, non saprei neanche da dove cominciare a raccontarla. Abbiamo lottato duramente per arrestare gli allevatori che volevano disboscare anche l’area dove oggi c’è la riserva. Ma ormai molti di noi disboscano più di quanto consente la legge. Alcuni possiedono anche 1000 vacche! Nella riserva esistono aree disabitate, dove la foresta continua a offrire tutto ciò che serve per vivere. Sono poche però le persone disposte ad affrontare i sacrifici necessari a quel tipo di vita. Siamo tutti alla ricerca delle comodità offerte dal progresso. Chico Mendes era diverso. Grazie alla sua curiosità, aveva scoperto cos’è davvero la ricchezza”.

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