Ambiente
Le banche che finanziano il nucleare
Banche private, ma anche agenzie di credito all’export, ovvero enti statali con a disposizione budget di diversi miliardi di euro. Costruire centrali nucleari, come risaputo, comporta dei costi molto elevati, ai quali si somma il conto per la dismissione degli…
Banche private, ma anche agenzie di credito all’export, ovvero enti statali con a disposizione budget di diversi miliardi di euro. Costruire centrali nucleari, come risaputo, comporta dei costi molto elevati, ai quali si somma il conto per la dismissione degli impianti e lo stoccaggio delle scorie, motivo per cui c’è bisogno del coinvolgimento di soggetti dal forte peso economico e politico. Diversi studi dimostrano che, senza l’intervento del pubblico, investimenti dispendiosi e a lungo termine come le centrali non sono alla portate delle sole entità private. Non a caso di recente il governo francese ha chiesto alla Banca mondiale di entrare nel business dell’atomo, finora mai sostenuto finanziariamente dai banchieri di Washington. Come accennato, molto più attive sono invece le agenzie di credito all’export, ovvero “gli assicuratori di Stato” quali l’italiana SACE, che poco più di dieci anni fa ha sottoscritto una garanzia per 150 milioni di dollari per le operazioni che l’Ansaldo ha condotto nell’ambito del completamento dei lavori di costruzione della centrale di Cernavoda, in Romania. Un impianto che sorge in un’area altamente sismica, in cui dal 1979 si sono verificati tre forti terremoti.
La costruzione dei reattori uno e due dell’ormai tristemente famosa centrale di Fukushima ha ricevuto un sostegno finanziario dall’Exim Bank degli Usa, molto attiva anche in altre parti del mondo.
Ma negli ultimi mesi, come denuncia la coalizione di Ong internazionali Nuclear Banks, No Thanks” a essere molto richiesti sono anche gli interventi degli istituti di credito privati. Ma non pochi sarebbero i progetti previsti per zone ad alto rischio. La centrale di Jaitapur, sulla costa occidentale dell’India, dovrebbe sorgere sulla confluenza di tre faglie tettoniche, e l’eventualità di terremoti oltre il settimo grado della scala Richter possano colpire la regione appare tutt’altro che remota. Le comunità locali si oppongono in maniera molto decisa al progetto, sebbene le forze di polizia reprimano con mano pesante ogni forma di protesta – durante delle recenti manifestazioni sono stati eseguiti centinaia di arresti. Una situazione simile si può riscontrare per Angra III, in Brasile, dove l’analisi dei rischi è quasi del tutto assente.
Per Jaitapur sono state approcciate BNP Paribas, Citigroup, Crédit Agricole, Deutsche Bank, HSBC, JP MorganChase, Natixis, Santander, Société Générale e Standard Chartered, per Angra III BBVA, BNP Paribas, Crédit Agricole, Crédit Mutuel, Santander e Société Générale.
Nella “classifica” stilata da Nuclear Banks, No Thanks”, il podio è occupato da BNP, Citigroup e Barclays, ma, rispettivamente con 2,3 miliardi e 981 milioni di prestiti concessi, al 21esimo e 27esimo posto risultato anche le italiane Unicredit e Intesa San Paolo.
Per ulteriori informazioni: http://www.nuclearbanks.org/