L’alternativa in comodato d’uso – Ae 34
Numero 34, dicembre 2002Casa d'epoca con parco vendesi. Ideale per corsi di educazione allo sviluppo sostenibile. Un sogno da oltre 3 milioni di euro: bello e impossibile. A meno che non abbiate un'imprenditrice nella manicaPer dare un tetto all'economia solidale e…
Numero 34, dicembre 2002
Casa d'epoca con parco vendesi. Ideale per corsi di educazione allo sviluppo sostenibile. Un sogno da oltre 3 milioni di euro: bello e impossibile. A meno che non abbiate un'imprenditrice nella manica
Per dare un tetto all'economia solidale e alla sostenibilità servono un sogno, una villa d'epoca, buone dosi di fortuna, un volantino. E una manciata di miliardi.
Il “miracolo” è targato Verona e a sbatterci contro è stato un gruppo di associazioni della città, con in testa -da tempo- un chiodo fisso: trovare spazi nuovi per progetti di educazione alla pace, ambiente, energie rinnovabili, finanza etica, commercio equo… La spina dorsale di chi ha immaginato il progetto: Acli, Agesci, Banca Etica, Bilanci di giustizia, Cestim, Associazione il Germoglio, Ctm Altromercato, Fondazione San Zeno, Legambiente, Masci. La logica, spiegano, è quella lillipuziana: superare le differenze e mettere risorse in rete per raggiungere un obiettivo comune.
La casa, come spesso accade, esiste già: Villa Buri, un ampio edificio d'epoca di proprietà di un ordine religioso, immerso in un grande parco a San Michele Extra, quartiere a est di Verona. Due edifici per oltre 3 mila metri quadrati di superficie -da tempo messi in vendita- che negli anni hanno ospitato le feste e le riunioni di gruppi scout ed associazioni locali.
Settembre 2001, i lillipuziani veronesi si guardano in faccia e decidono: la villa è il posto ideale, compriamola. Facile a dirsi, ma l'immobile costa la bellezza di 3,1 milioni di euro. Le associazioni fondano il “Comitato Villa Buri” con l'idea di lanciare una sottoscrizione pubblica. Intanto il progetto riscuote consensi, la benedizione del vescovo (che diventa membro del Comitato) e il sostegno del Comune. Ma le casse restano vuote.
Poi, quest'anno, la svolta. Durante l'ultima “Festa dei popoli”, a maggio e proprio a Villa Buri, i membri del Comitato distribuiscono un volantino per promuovere l'iniziativa e raccogliere adepti e fondi. Uno di questi viene piazzato in mano a Marina Salamon, imprenditrice veneta, che decide (insieme con il marito Marco Benatti, imprenditore pure lui) di comprare la villa e darla in comodato d'uso gratuito al Comitato.
Dopo l'euforia iniziale, le trattative. Che vanno avanti mesi, si inabissano nel caldo estivo, e riprendono poi, continuando ancora oggi. Con un primo buon risultato: la proprietà attuale (cioè i religiosi) ha “scontato” il prezzo di vendita di oltre 500 mila euro.
La villa passerà di mano a giugno dell'anno prossimo, il Comitato lavora al progetto e sta costituendo un'associazione apposita per la gestione. Il cuore di Villa Buri sarà l'attività didattica e culturale pensata in particolare per le scuole. Una mostra permanente e laboratori pratici introdurranno ai mondi del Comitato: pace, ambiente, economie solidali.
Il tutto progettato dalle diverse associazioni e gestito da un'équipe di una decina di persone.
A questo si aggiungeranno i corsi residenziali, sfruttando i 40 posti letto lasciati in eredità dal vecchio collegio. Nel parco di 13 ettari verrà realizzata una base da campo attrezzata per i gruppi scout e che potrebbe prendere vita già dall'estate prossima, quando l'Agesci locale darà il via ai campi estivi all'interno di Villa Buri: un progetto finanziato dalla Regione che alternerà attività formativa a lavori di manutenzione degli edifici.
E poi, ancora, le idee parlano di un orto botanico, una falegnameria, la riconversione della villa alle energie alternative. Le attività dovrebbero attirare, secondo le previsioni, almeno 40 mila persone ogni anno.
Un bel progetto che, però, se si fermasse qui potrebbe sembrare un guscio vuoto. Spiega Lucio De Conti, che segue la vicenda per Bilanci di giustizia: “Qui dovrà abitarci qualcuno, una comunità o un gruppo di famiglie magari, comunque una realtà con un fine sociale. Villa Buri non dovrà essere solo un fatto culturale ma anche un'esperienza di vita”.
La struttura c'è, adesso si tratta di riempirla. A Verona le possibilità non mancano. La palla passa alle associazioni che in città si occupano di disagio: a loro è stato chiesto di proporre un progetto residenziale sul quale confrontarsi.
Villa Buri in questo modo potrebbe diventare la casa della società civile veronese con in più il fatto che verrà gestita proprio dai suoi “inquilini”. Un'idea da copiare, insomma, anche in altre città d'Italia.
Basta trovare un sogno, persone disposte a perderci tempo, il posto per realizzarlo. E un miliardario che ci metta i quattrini.
Se volete saperne di più: info@villaburi.it !!pagebreak!!
Imprenditori e associazioni
La sfida? Andare oltre la diffidenza
A darti il benvenuto sono un vialetto di tre-quattrocento metri e quattro cani. Poi lei, Marina Salamon, manager anche qui tra le mura di casa. Scrive veloce su un foglio le istruzioni per la collaboratrice, bisogna recuperare tre quarti dei figli: due al corso di pittura, l'altro a quello di teatro. Vita divisa tra Treviso, dove sta l'azienda, e la villa sui colli veronesi.
Per Villa Buri -spiega subito- è stato un fifty-fifty: quasi cinque miliardi di lire che lei e il marito Marco Benatti hanno deciso di sborsare per quello che è diventato un “progetto di famiglia”. Imprenditori di prima generazione, come tengono a precisare (“non abbiamo ereditato nessuna azienda”), lei con la ditta di abbigliamento per donna e bambini Altana spa e con la Doxa, lui nel settore della comunicazione digitale, oggi presidente di Onetone spa, ma nel passato recente tra i fondatori di Matrix, la società del portale Internet “Virgilio”.
“Ci siamo detti: di queste associazioni ci si può fidare, compriamo la villa ma lasciamola gestire a loro, noi non ne saremmo in grado”.
Marina Salamon è un fiume in piena, difficile fermarla, quando parla come nella vita. Confessa: “All'inizio secondo me avevamo paura gli uni degli altri. Le associazioni potevano pensare stessimo usando il progetto per farci la villa… Il nostro timore, invece, era che l'idea del Comitato fosse troppo intellettuale, io volevo che ci fosse anche un parte dedicata all'accoglienza”. Il sogno: “Una realtà aperta al territorio che riesca ad attirare chi di solito trascorre il suo tempo allo shopping center”.
La villa passerà nella mani di Salamon e consorte tra poco meno di un anno, pagata a rate e data in comodato d'uso gratuito al Comitato Villa Buri. Per quanto tempo? “Non l'abbiamo ancora deciso, ma direi dai dieci anni in su”. Resta il dubbio che una base di dieci anni per un progetto ampio come quello di Villa Buri sia un po' limitata.
La proprietà dell'immobile resterà ben salda nella mani dei due imprenditori: “Perché non sappiamo se tra 20 anni saremo ricchi come oggi- spiega schietta la padrona di casa-. E oltre alle aziende abbiamo solo questa casa di Verona e un'altra in Toscana…”. Questione di punti di vista, ma chiaro il senso: fare l'imprenditore può essere rischioso, meglio pararsi le spalle.
“Marco e io abbiamo sempre vissuto attribuendoci uno stipendio e devolvendo a realtà non profit una cifra uguale. Ma un conto è staccare un assegno, altro è essere coinvolti nel progetto”. Buone intenzioni: “Così poi non mi vergognerò a batter cassa ad altri imprenditori. Potrò dire 'Io ho fatto questo, e tu?'”.
Quello che salta all'occhio è lo strano caso di associazioni che parlano di alternativa, anche in campo economico, e poi accettano i denari da imprenditori “tradizionali”.
“Un'opportunità da non perdere -secondo Lucio De Conti, Bilanci di giustizia- ma anche una sfida: le cose si cambiano se le si conosce”.!!pagebreak!!
Manager per amore e fabbriche cinesi
“Sono diventata imprenditrice per amore”, dice. Ex-compagna di Luciano Benetton, Marina Salamon nel 1982, a 24 anni, ha fondato Altana Spa, azienda d'abbigliamento che fino al 1991 produceva con i marchi Benetton e 012 Benetton.
Un fatturato di 20,6 milioni di euro e il 70% della produzione spostato all'estero negli ultimi anni (in particolare Est europeo e Cina) dove la manodopera costa molto meno. Altana Spa è controllata da “Alchimia”, holding di famiglia a cui fa capo anche la Doxa, società di sondaggi e ricerche di mercato con 15 milioni di euro di fatturato.
Marina Salamon ha diretto il giornale dei Giovani industriali e fatto parte della giunta veneziana di Massimo Cacciari.
Questione di storia
Dalla nobiltà al popolo. I primi abitatori di Villa Buri furono, dal 1738, il duca di Lorena e la moglie Maria Teresa, regina d'Ungheria e arciduchessa d'Austria.
Dal 1961 la Villa è di proprietà dell'Istituto Fratelli della Sacra Famiglia di Chieri (To), che ne fece un collegio, restaurandola. Villa Buri comprende anche un secondo edificio con rustici, scuderie e stalle.