La società civile alla farnesina, per dire no al progetto Gibe III
Un presidio che coinvolgerà un centinaio di persone si terrà dalle 15.30, per tutto il pomeriggio, davanti alla sede del ministero degli Affari Esteri italiano per contestare il possibile finanziamento di 250 milioni di euro della Cooperazione italiana al controverso…
Un presidio che coinvolgerà un centinaio di persone si terrà dalle 15.30, per tutto il pomeriggio, davanti alla sede del ministero degli Affari Esteri italiano per contestare il possibile finanziamento di 250 milioni di euro della Cooperazione italiana al controverso progetto Gibe III in Etiopia.
La protesta è promossa da una coalizione internazionale che raccoglie Ong dall’Europa e dall’Africa e dai singoli cittadini firmatari della Campagna Stop Gibe 3. L’iniziativa è diretta a fermare la costruzione di una mastodontica diga che rischia di provocare ingenti danni ambientali e di minare la stessa sopravvivenza della popolazione della valle del fiume Omo, al confine tra Etiopia e Kenya.
Sempre oggi pomeriggio una delegazione della CRBM e di Ong africane sarà ricevuta per un incontro all’interno della Farnesina dalla Direttrice della Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo (DGCS), Dott.ssa Elisabetta Belloni. Nell’occasione saranno illustrati i punti di forte criticità che il progetto presenta e le possibili ricadute negative sulla popolazione locale. Saranno inoltre consegnate le migliaia di firme che sono state raccolte in tutto il mondo contro il progetto attraverso la petizione Stop Gibe III.
La campagna, infatti, in un breve lasso di tempo, è riuscita a ricevere l’adesione di centinaia di organizzazioni non governative in tutto il mondo e di migliaia di singoli. Nelle settimane scorse, inoltre, è stata indirizzata al governo italiano e al ministro Frattini una lettera ufficiale sottoscritta dalle maggiori Ong italiane per richiedere lo stop al finanziamento del progetto.
Sono molti i punti oggetto della contestazione, a partire dalla mancanza di trasparenza nei processi di assegnazione degli appalti, alla scarso beneficio che si avrà con la costruzione degli impianti, per finire con le ripercussioni che una struttura di questa portata avrà sul territorio e sulle popolazioni che vivono nella valle dell’Omo.
“In un momento in cui il governo italiano azzera i fondi per la cooperazione e vara una manovra di pesanti tagli alla spesa pubblica, il possibile finanziamento di 250 milioni di euro per un’opera così controversa come Gibe III appare del tutto incomprensibile” ha dichiarato Caterina Amicucci della CRBM. "Ci auguriamo che alla fine prevalga la ragione, e il nostro ministero degli Esteri decida di non sostenere quest’opera dai nefasti impatti socio-ambientali" ha concluso la Amicucci.