Ambiente / Varie
La natura non si compensa
In programma il 3 e 4 giugno a Londra una conferenza sul biodiversity offsetting, ovvero sul meccanismo -sponsorizzato dalla Commissione europea- che prevede di ricreare altrove l’ambiente sottratto dalla distruzione che avviene in un determinato posto. Secondo l’associazione Re:Common, "sarebbe l’ennesimo regalo alla lobby delle grandi opere e del cemento e a quella finanziaria, desiderosa di speculare su nuovi titoli prodotti dando un prezzo alla natura"
Il 3 e 4 giugno a Londra è in programma una Conferenza internazionale sul tema del biodiversity offsetting, ovvero -secondo l’associazione Re:Common, che pubblica un approfondimento sul tema- sulla “licenza di distruggere”.
L’idea alla base del meccanismo, infatti, è quella di “compensare”, cioè di ricreare altrove l’ambiente sottratto dalla distruzione che avviene in un determinato posto. Secondo Re:Common, “molto meglio sarebbe invece evitare subito i danni inferti alla biodiversità. Le alternative al biodiversity offsetting ci sono e devono partire dal non voler dare per forza un valore di mercato alle risorse naturali, partendo quindi da un approccio completamente inverso, sostengono le realtà della società civile”.
Nello studio di Re:Common sono evidenziati vari casi – in Europa la centrale nucleare di Hinckley Point (Regno Unito), il progetto di aeroporto di Notre Dame de Landes (Francia) e le miniere di Rosia Montana (Romania), più altri fuori dal Vecchio Continente – che spiegano che cosa è, come funziona e quali pericoli pone il controverso meccanismo di compensazione per la biodiversità di qui si discute allo zoo di Londra.
Proprio in merito all’evento londinese, varie organizzazioni della società civile globale nelle settimane scorse avevano scritto alla direzione del giardino zoologico -sito a Regent’s Park- per chiedere di non sponsorizzare e non ospitare l’evento, poiché il meccanismo di cui si dovrebbe discutere in quei giorni nella capitale inglese avrebbe ben poco a che fare con la protezione dell’ambiente e delle specie animali, ma sarebbe invece l’ennesimo strumento prodotto dal mercato per finanziarizzare le risorse naturali.
Think tank e organizzazioni internazionali sono infatti dell’idea che il biodiversity offsetting non funzioni, in quanto è inefficace in quella che dovrebbe essere la sua principale missione: la tutela degli ecosistemi. Si connota più come una forma sofisticata ed evoluta di greenwashing.
"Il governo inglese e la Commissione europea sono i grandi sponsor del biodiversity offsetting” ha affermato Antonio Tricarico di Re:Common, presente a Londra. “Questo progetto va fermato subito, perché sarebbe l’ennesimo regalo alla lobby delle grandi opere e del cemento e a quella finanziaria, desiderosa di speculare su nuovi titoli prodotti dando un prezzo alla natura. Il disastroso fallimento dei mercati del carbonio nell’arrestare la crisi climatica ci dimostra come l’approccio di mercato non risolva la crisi ecologica, ma ne sia alla sua radice, aggravandola" ha continuato Tricarico. “Sarebbe scellerato cambiare la legislazione ambientale europea in tal senso. La soluzione sta invece nel far rispettare la legge e proteggere ancor di più la biodiversità, senza accordare alcuna deroga o licenza di distruggere a chi ha contribuito per primo alla crisi ecologica del pianeta” ha concluso Tricarico.