Ambiente
La natura è finita, game over
È arrivato l’Earth Overshoot Day, il giorno in cui il Pianeta ha consumato tutte le sue risorse per il 2013. Segnatevi questa data, perché dal 20 agosto viviamo a “debito”, o -meglio- in una “situazione di sovrasfruttamento”, secondo I dati del Global Footprint Network, un centro di ricerca internazionale sulla sostenibilità. Nel 2012 l’evento cadde il 22 agosto: abbiamo “perso” altri due giorni. In dieci anni, un mese (nel 2003 era stato il 22 settembre)
L’Earth Overshoot Day (il giorno del superamento in italiano) è approssimativamente la data in cui il consumo di risorse naturali da parte dell’umanità inizia a superare la produzione che la Terra è in grado di mettere a disposizione in totale per quell’anno.
Il Global Footprint Network analizzala domanda dell’umanità di risorse ecologiche del pianeta (come ad esempio la produzione di cibo, le materie prime, l’assorbimento di anidride carbonica) -in altre parole l’Impronta ecologica dell’umanità (Ecological Footprint)- rispetto alla capacità naturale di ricostituire quelle risorse e assorbire I rifiuti.
I dati del Global Footprint Network mostrano proprio quello: in poco più di otto mesi, noi abbiamo usato una quantità di prodotti naturali pari a quella che il pianeta rigenera in un anno. Il resto dell’anno coincide con il “superamento”. Manterremo quindi il nostro deficit ecologico esaurendo le scorte di pesci, alberi e altre risorse, e accumulando rifiuti, come l’anidride carbonica in atmosfera e negli oceani. Al crescere del nostro livello di consumo -o di "spesa"- l’interesse che stiamo pagando su questo sempre più grande debito ecologico – foreste che si riducono, la perdita di biodiversità, il collasso della pesca, scarsità di cibo, la produttività dei terreni degradati e l’accumulo di anidride carbonica nella nostra atmosfera e negli oceani – non solo grava sull’ambiente ma mina anche le nostre economie. Il cambiamento climatico -che è provocato dall’emissione di gas serra ad un tasso più veloce di quanto possano essere assorbiti da foreste e oceani- è il più diffuso impatto dovuto al sovrasfruttamento ecologico.
Nel 1961, l’umanità usava solo circa due terzi delle risorse ecologiche messe a disposizione dalla Terra. Allora, la maggior parte dei paesi aveva riserve ecologiche. Eppure, sia la domanda globale che la popolazione stanno aumentando. Nei primi anni ’70, l’aumento delle emissioni di carbonio e la domanda umana di risorse cominciarono a superare ciò che il pianeta poteva metterci a disposizione in maniera rinnovabile. Siamo andati in overshoot ecologico. "Affrontare tali vincoli ha un impatto diretto sulle persone. Popolazioni a basso reddito hanno difficoltà a competere con il resto del mondo per le risorse" spiega Mathis Wackernagel, presidente del Global Footprint Network e co-creatore dell’indicatore ambientale “Impronta ecologica” (Ecological Footprint). I dati del Global Footprint Network (2012 National Footprint Accounts) mostrano che l’umanità ora sta usando le risorse ecologiche e i servizi naturali ad un tasso pari alla produttività di un pianeta e mezzo. Siamo sulla strada di aver bisogno di due pianeti prima della metà del secolo.
L’Impronta ecologica totale della Cina è la più grande del mondo, soprattutto a causa della sua grande popolazione. Ma l’Impronta ecologica cinese pro capite è di gran lunga più piccola di quella dei Paesi europei o del Nord America, anche se negli ultimi 7 anni ha superato quello che è mediamente disponibile per ogni persona a livello globale. In effetti, se tutti gli umani dovessero vivere con lo stile di vita del “cinese medio”, ci vorrebbero “1,2 Terre” a sostegno della popolazione mondiale. Le richieste pro capite degli altri Paesi sugli ecosistemi del pianeta sono ancora più alte: se ognuno dovesse vivere come lo statunitense medio di oggi, ci vorrebbero quattro pianeti per sostenere la popolazione mondiale. In Qatar, il tipico residente richiede le risorse di sei anni e mezzo Terre.
Mentre la recessione globale che ha avuto inizio nell’ottobre del 2008 ha rallentato la domanda di risorse dell’umanità, il consumo in assoluto continua ad aumentare. Per evitare difficoltà economiche, il tema dei limiti delle risorse deve essere messo al centro del processo decisionale. L’andamento attuale della produzione di risorse non è già in grado di soddisfare le esigenze di una popolazione -in crescita- di 7 miliardi di persone. Di queste circa due miliardi non hanno accesso alle risorse necessarie per soddisfare i loro bisogni di base. Oggi, più dell’ 80% della popolazione mondiale vive in nazioni che utilizzano più di quanto i loro ecosistemi possono produrre in modo rinnovabile. Questi Paesi "debitori ecologici" o prosciugano le loro risorse ecologiche o le prendono altrove. Le nazioni ecologicamente debitrici utilizzano più di quello che hanno all’interno dei propri confini. I residenti della Svizzera consumano le risorse ecologiche di quattro Svizzere. Ci vorrebbero quattro Italie per sostenere l’Italia. I greci utilizzano risorse ecologiche pari a 3,1 volte il prodotto della loro nazione.
Non tutte le nazioni chiedono di più di quanto i loro ecosistemi siano in grado di fornire, ma anche le riserve di tali “creditori ecologici" come la Svezia si stanno riducendo nel corso del tempo. Non possiamo più sostenere un crescente divario economico tra ciò che la natura è in grado di fornire e quanto le nostre infrastrutture, economie e stili di vita richiedono. "La vita quotidiana in molti paesi del Mediterraneo ci sta mostrando che cosa significa vivere al di là dei limiti finanziari -ha detto Alessandro Galli, direttore generale del Global Footprint Network Mediterraneo/MENA-. Deficit ecologici e finanziari sono due facce della stessa medaglia. Nel lungo periodo, le nazioni non possono tentare di risolvere un deficit senza affrontare l’altro”.
Guardando al contesto italiano, Lista civica italiana si chiede “Come si fa a parlare di uscita dalla crisi e di rilancio dell’economia senza porsi allo stesso tempo il problema di come restare nei limiti del pianeta?”. Secondo Lista civica, “l’attuale crisi deve essere vissuta come una grande opportunità per riorientare il modo di fare economia cogliendo ogni occasione per diminuire gli sprechi e creare posti di lavoro sostenibili. Si pensi alla generazione di energia dal sole, all’isolamento termico degli edifici, alle filiere corte per la produzione di cibo biologico, alla progettazione che preveda un facile riuso alla fine del ciclo di vita e una altrettanto facile riparabilità, al ritorno al vuoto a rendere con centrali dislocate sul territorio per il recupero e redistribuzione dei vuoti, alla differenziazione spinta con il programma ‘Rifiuti Zero’, all’abbandono dell’auto in proprietà passando al car sharing (auto in condivisione)”.