Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Opinioni

La corruzione e le partecipate

Ministro dell’Economia e Anticorruzione definiscono “linee guida” per le società pubbliche, per favorire trasparenza negli incarichi e negli appalti. Le osservazioni di Avviso Pubblico

Tratto da Altreconomia 171 — Maggio 2015

Sono più di ottomila in Italia le cosiddette società partecipate da parte degli enti pubblici e locali, solo una parte delle quali si occupa di servizi pubblici locali, mentre le altre sono definite “strumentali”. Le partecipate rappresentano una selva incredibile di consigli di amministrazione, consulenze, appalti. Denaro, tanto denaro che circola, insieme alla gestione e alla spartizione del potere (leggasi, ad esempio, le assunzioni del personale o la sistemazione di politici sconfitti alle elezioni). Infine, sprechi e corruzione.
L’ex Commissario governativo alla spending review, Carlo Cottarelli, aveva proposto al governo Renzi una sforbiciata notevole sul numero delle partecipate. Risultato? Cottarelli è tornato a lavorare per il Fondo monetario internazionale a Washington, e le partecipate sono ancora lì, tutte attive.

Se -come pare- non si riesce a chiuderle, almeno le si vincoli al rispetto della normativa anticorruzione e di specifici criteri di integrazione e di trasparenza hanno pensato il ministro dell’Economia, Carlo Padoan, e il Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone. E per questo, il 24 marzo scorso, hanno presentato le “Linee guida per l’attuazione della normativa in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza da parte delle società e degli enti di diritto privato controllati e partecipati dalle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici economici”, dando la possibilità di far giungere all’Anac le osservazioni che si ritenevano più opportune.
A tal fine, l’Associazione Avviso Pubblico -che conta più di 300 enti locali aderenti in tutta Italia- ha riunito il suo gruppo di lavoro denominato “Infiltrazioni nell’economia legale”, composto da amministratori locali, docenti universitari, funzionari pubblici e avvocati. Il gruppo, coordinato da Nicola Leoni, sindaco del Comune di Gazoldo degli Ippoliti, in provincia di Mantova, ha puntualmente inviato le sue osservazioni alla metà di aprile a Cantone.

“Avviso Pubblico da anni considera la lotta alla corruzione come la madre di tutte le battaglie -racconta Nicola Leoni-: è lì che si posiziona la ‘prima linea’ di contrasto alle mafie e alla loro infiltrazione nella nostra società. Con il gruppo di lavoro ci siamo in particolare soffermati sulla necessità di esplicitare chiaramente l’ambito soggettivo di applicazione delle linee guida, ovvero i soggetti che svolgono attività amministrativa, intendendo per quest’ultima quella che utilizza o gestisce, in tutto o in parte, risorse pubbliche. Un’altra osservazione rilevante -continua Leoni- riguarda la necessità di un maggior controllo dell’amministrazione controllante/partecipante verso la società di riferimento, attraverso un più puntuale e definito coordinamento tra i due soggetti, che deve valere anche in tema di trasparenza. È necessario prevedere, ad esempio, l’obbligo in capo alle società di trasmettere all’amministrazione, prima dell’adozione definitiva, del Piano anticorruzione per eventuali osservazioni, e l’obbligo in capo alle società, in caso di procedimento disciplinare per violazione del codice etico e di comportamento, di trasmissione delle informazioni relative al procedimento stesso all’amministrazione controllante/partecipante. Su quest’ultimo punto, in caso di assenza di un ‘Codice di comportamento’, abbiamo suggerito quale modello di riferimento la ‘Carta di Avviso Pubblico’, opportunamente declinata secondo le richieste specificità”.

Secondo il gruppo di esperti di Avviso Pubblico, inoltre, è necessario considerare la corruzione come un abuso di potere pubblico, così come già indicato a suo tempo nel Piano nazionale anticorruzione, migliorare l’azione di prevenzione del rischio in materia di controlli e, infine, prevedere che sia l’amministrazione controllante/partecipante a mettere a disposizione un canale unico e centralizzato per la segnalazione degli illeciti da parte del dipendente del soggetto/società privata.

* Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di “Avviso pubblico, enti locali e regioni per la formazione civile contro le mafie”, www.avvisopubblico.it

© Riproduzione riservata

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2024 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati